A Taurisano, in provincia di Lecce, il 13 luglio 1964 la famiglia di Giuseppe Solidoro e Maria Franza viene allietata dalla nascita di Antonia Mirella, terza di cinque figli – di cui due sorelle più anziane (Anna Rita, nata il 27/07/1958, madre di quattro figlie; Maria Lucia, nata il 6/10/1959, madre di tre figli) e due fratelli più giovani (Antonio, nato il 27/6/1971, padre di un figlio; Cosimo, nato il 6/12/1973, padre di un figlio), tutti e quattro viventi.
Trattandosi di una famiglia di modeste condizioni, non tardano ad arrivare i primi problemi economici per i quali il padre, che saltuariamente lavora nei campi, decide di emigrare in Svizzera per essere impiegato nel settore edile sino al 1980, anno del suo rientro definitivo a Taurisano. Anche la madre è costretta ad abbandonare il suo mestiere di contadina per restare accanto alla figlia che inizia a manifestare i primi sintomi di una grave malattia di cui si parlerà più avanti.
Nel giugno 1972 partecipa con gioia, come tutti i bambini, alla Messa di Prima Comunione, presso la parrocchia Trasfigurazione, nella solennità del Corpus Domini.
Fino alla scoperta della malattia, Mirella conduce una vita normale, frequenta le amicizie dei bambini della sua età; studia ottenendo risultati soddisfacenti. È una ragazza semplice che si accontenta di quel poco che i genitori possono assicurarle, sempre rispettosa verso tutti.
Passano gli anni ed arriva il 21 maggio 1978, giorno in cui Mirella riceve il sacramento della Cresima, per le mani del Vescovo mons. Michele Mincuzzi, accompagnata dalla madrina Cosimina Damiani, tuttora vivente.
Le condizioni precarie costringono sempre più spesso la famiglia Solidoro a chiedere aiuti economici, soprattutto per le spese farmaceutiche di Mirella che a soli 9 anni d’età comincia ad avviarsi verso il suo lento martirio di giovane ammalata
In seguito, Mirella è trasferita all’ospedale Vito Fazzi di Lecce, nella divisione di Neurochirurgia, dove si sottopone ad un intervento, il 28 settembre 1979. In quell’oc-casione, le viene praticata una craniotomia fronto-temporale con esplorazione della zona endocranica e biopsia di una grossa neoformazione situata nella regione ottico-chiasmatica. All’esame istologico risulta trattarsi di un tumore congenito: “Disgerminoma ipotalamico”.
Le sue sofferenze sembrano non avere fine e, poiché le sue condizioni di salute si aggravano sempre di più, nel 1998 è costretta a ricoverarsi a San Giovanni Rotondo, presso l’ Ospedale “Casa Sollievo della Sofferenza”.
Ma anche lì i Sanitari non possono fare altro che confermare le diagnosi precedenti.
Tornata a casa, anche se i dolori sono ormai diffusi su tutto il corpo, continua nella vita di intensa preghiera e di apostolato verso tutti, ma il parlare comincia a costarle molta fatica e dolore. Nell’estate del 1999 compare una febbre continua e forte, per cui viene sottoposta ancora a visite mediche, accertamenti e cure.
Nonostante tutto risulti inutile, Mirella persevera con dolcezza nel suo amore verso Gesù. Viene ricoverata nuovamente presso ospedale di Tricase il 27 settembre 1999. Sta molto male; cosciente, risponde a stento.
Quattro giorni dopo entra in un coma irreversibile e, dopo un rapido aggravarsi delle condizioni generali di salute, Mirella conclude serenamente la sua vita terrena. È il 4 ottobre 1999. Ricordando il suo struggente desiderio di essere Marcellina, la madre Paola concede che venga vestita con l’abito bianco delle suore ospedaliere.
Guarda l’intervista: http://youtu.be/IuUipp80pcE