28 aprile
Gianna nasce a Magenta, nel milanese, il 4 ottobre del 1922 nella casa di campagna dei nonni paterni, da genitori cristiani, Terziari Francescani. Entrambi si recavano tutte le mattine a messa, il padre prima di andare a lavoro e la madre con i figli dopo che il marito partiva. L’11 ottobre ricevette il Battesimo nella Basilica di San Martino. Era la decima di tredici figli, cinque dei quali morirono in tenera età e tre si consacrarono a Dio. La fede genitoriale accompagnò la crescita di Gianna che considerava la vita come un dono meraviglioso di Dio ed aveva una fiducia illimitata nella Divina Provvidenza.
Ricevette la Prima Comunione a cinque anni e mezzo e da quel giorno non mancò una messa perché l’Ostia Consacrata divenne “il suo cibo indispensabile di ogni giorno”. Il 9 giugno 1930 ricevette la S. Cresima nel Duomo di Bergamo. Dopo vari trasferimenti e dopo la morte della sorella Amali a soli 26 anni, la famiglia si trasferì a Genova Quinto al Mare. Il suo direttore spirituale, monsignor Mario Righetti, la volle collaboratrice nell’Azione Cattolica come delegata delle Piccolissime e le inculcò l’amore per la liturgia. Di salute cagionevole, per un anno smise di studiare. I bombardamenti provocati dalla guerra provarono i genitori che a quattro mesi di distanza l’uno dall’altro morirono. La madre aveva 55 anni e il padre 60. Dopo la morte dei genitori, nell’ottobre del 1942, ritornò con i fratelli a Magenta, nella casa dove era nata. Nel novembre dello stesso anno si iscrisse alla facoltà di Medicina e Chirurgia.

Si laureò il 30 novembre del 1949. Si specializzò in Pediatria a Milano il 7 luglio 1952, e predilesse, tra i suoi assistiti, poveri, mamme, bambini e vecchi. L’8 dicembre del 1954, in occasione della celebrazione della Prima Messa di padre Lino Garavaglia da Mesero, Gianna ebbe il suo primo incontro con l’ingegner Pietro Molla, dirigente della S.A.F.F.A., la famosa fabbrica di fiammiferi di Magenta, appartenente egli pure all’Azione Cattolica e laico impegnato nella sua parrocchia di Mesero. Gianna e Pietro erano stati entrambi invitati da padre Lino Garavaglia. Si conobbero e si fidanzarono ufficialmente l’11 aprile del 1955, un lunedì di Pasqua, con la Santa Messa celebrata da Don Giuseppe, fratello di Gianna, nella Cappella delle Madri Canossiane a Magenta e si unirono in matrimonio il 24 settembre 1955, nella Basilica di San Martino a Magenta. Presto ebbero dei figli e Gianna seppe armonizzare, con semplicità ed equilibrio, i suoi doveri di madre, di moglie e di medico. Nel settembre del 1961 con l’arrivo della quarta gravidanza si scoprì un fibroma all’utero.
Per non morire doveva rinunciare alla maternità. Alcuni giorni prima del parto, Gianna disse al marito: «Se dovete decidere fra me e il bimbo, nessuna esitazione: scegliete, e lo esigo, il bimbo. Salvate lui». Il mattino del 21 aprile del 1962, Sabato Santo, nacque Gianna Emanuela, per via cesarea, e per Gianna iniziò il calvario della sua passione. Già dopo qualche ora dal parto le condizioni generali di Gianna si aggravarono: febbre, sempre più elevata, e sofferenze addominali atroci per il subentrare di una peritonite settica. All’alba del 28 aprile, Sabato in Albis, per suo desiderio venne riportata nella sua casa di Ponte Nuovo, dove morì alle ore 8 del mattino. Aveva solo 39 anni.
Venne sepolta nella cappella di famiglia del Cimitero di Mesero e subito si diffuse la fama di santità per la sua vita e per il gesto di amore grande che l’aveva coronata. Papa Giovanni Paolo II la proclamò beata il 24 aprile del 1944 e santa il 16 maggio del 2004. Gianna Emanuela, la quarta figlia nata dal sacrificio materno disse: “Sento in me la forza e il coraggio di vivere, sento che la vita mi sorride”. E vuole rendere onore alla mamma, “dedicando la mia vita alla cura e all’assistenza agli anziani”.