11 aprile
Gemma Galgani nasce il 12 marzo del 1878 a Borgonuovo di Camigliano in provincia di Lucca e il giorno successivo riceve il Battesimo. A sette anni ricevette la Cresima per mano dell’arcivescovo di Lucca nella chiesa di San Michele in Foro. A otto anni dovette subire la sofferenza della morte della madre Aurelia. Presto perse anche il fratello Gino e il padre Enrico. Le misere condizioni di vita la costrinsero a trasferirsi nella casa della zia ma, poiché si ammalò gravemente, ritornò nella casa paterna. Nonostante la vita povera che conducevano, i fratelli più grandi si laurearono e aiutarono la famiglia.

Durante la malattia, Gemma leggeva la biografia del passionista Gabriele dell’Addolorata che l’apparse e la confortò. L’8 dicembre, festa dell’Immacolata, fece voto di verginità. Nella notte successiva il venerabile Gabriele le apparse di nuovo, la chiamò “sorella mia” e le fece baciare il segno dei passionisti che le posò sul petto. La malattia si aggravò fino alla paralisi delle gambe. Inoltre, ebbe un’otite purulenta. Veniva confortata dalle visioni del suo angelo custode e del venerabile Gabriele con il cui aiuto riusciva a vincere le tentazioni del demonio.
I medici la diedero per spacciata ma, Gemma, dopo aver terminato nel primo venerdì del mese, una novena alla beata, ora santa, Margherita Maria Alacoque ebbe una guarigione miracolosa. Continuarono le visioni e in un Giovedì Santo, dopo aver compiuto l’Ora Santa, le apparve Gesù ferito e insanguinato. L’8 giugno, dopo essersi accostata all’Eucarestia, Gesù le appare ma dalle sue ferite non esce più sangue, ma fiamme che toccavano le mani, i piedi ed il cuore di Gemma. Lei si sente come morire ma, nel suo dolore, Maria la sorresse e le baciò la fronte. Gemma si ritrovò a terra col sangue che usciva dalle mani, dai piedi e dal cuore, con forti dolori ma che le davano una pace perfetta. Questi durarono fino alle ore 15 del venerdì, festa solenne del Sacro Cuore di Gesù. Gemma divenne collaboratrice nell’opera di salvezza di Gesù ed ogni settimana Gesù la univa a tutte le Sue sofferenze fisiche e spirituali. In casa era incompresa e veniva derisa dagli stessi familiari, ma Gemma taceva.
Nei mesi estivi conobbe i Passionisti e da uno di essi veniva portata in casa Giannini. Con la signora Cecilia, che già conosceva, s’instaurò un vero rapporto d’amicizia. La signora sarà per lei una seconda madre e nella sua casa si stabilirà definitivamente. Nel maggio del 1902 Gemma si ammalò nuovamente, poi si riprese per riammalarsi in ottobre. Per ordine dei medici venne trasferita in un appartamento affittato dalla zia e Gemma visse, così, l’esperienza dell’abbandono di Gesù in croce e del silenzio di Dio. Venne continuamente tentata dal demonio ma lei non si lasciò vincere: fu sempre paziente e mai perse la fede.
Morì il sabato santo dell’11 aprile del 1903 mentre le campane suonavano, alle 13.45 come si usava all’epoca, la Risurrezione del Signore. Papa Pio XI la dichiarò beata il 14 maggio del 1933 e il 2 maggio del 1940 venne canonizzata da papa Pio XII additandola, anche, a modello della Chiesa universale.