8° incontro: S. Pio, modello di castità
Nelle nostre nuove Costituzioni, cioè dei frati minori cappuccini, approvate nell’84° Capitolo generale (agosto-settembre 2012), al n. 169, parlando della castità, troviamo scritto: “Tra i consigli evangelici, la castità per Cristo e per il suo regno è un insigne dono di Dio da apprezzare grandemente. Esso costituisce un riflesso dell’amore infinito, che lega le tre Persone divine…e trae la sua unica ragione dall’amore preferenziale per Dio e, in lui, per ogni persona. Esso ci dona, in modo singolare, una piú ampia libertà di cuore, per cui aderiamo a Dio con amore indiviso e possiamo farci tutto a tutti”.
a) Tutti sono tenuti a osservare la castità, a seconda del proprio stato di vita: la verginità nello stato celibe, la fedeltà coniugale nel matrimonio e la continenza nello stato vedovile, perché l’uomo, con la grazia battesimale, non solo è stato liberato dalla schiavitú di satana, ma è diventato anche “tempio dello Spirito santo”, come ci ricorda s. Paolo: “Non sapete che il vostro corpo è santuario dello Spirito santo, che è in voi, donatovi da Dio e non appartenete a voi stessi? Siete stati comprati a caro prezzo! Glorificate dunque Dio nel vostro corpo” (1 Cor 6, 19-20). b) Tutto l’uomo, anima e corpo, è stato rigenerato, redento e santificato dal sangue di Cristo, perciò deve conservarsi puro, degno di colui che ha detto: “Siate santi, perché io sono santo” (Lv 11, 45).
c) Il battesimo non ha liberato l’uomo da questa lotta, ma gli ha dato le armi per vincerla: la grazia con tutte le virtú infuse. Anzi ancora di piú: Dio stesso abita in noi, per illuminarci, proteggerci, sostenerci col suo Spirito, perciò s. Paolo può scrivere: “Camminate secondo lo spirito e non soddisfate i desideri della carne” (Gal 5, 16). Anche il CEV II, consiglia ai consacrati, per non farsi attrarre dai desideri della carne di vivere “nella verginità o nel celibato” (LG 42c), per poter accendere nel loro cuore “sempre piú di carità verso Dio e gli uomini” (PC 12a), perciò trasformano il consiglio del Cristo, in voto, come che risposta libera al dono gratuito di Dio.
NB. Non è la verginità in se stessa che ha valore, ma la sua conseguenza, cioè la capacità di donare pienamente la propria vita a Dio e ai fratelli. Inteso in questo modo, il voto di castità non mutila, né deforma le capacità affettive del consacrato, ma lo apre a un amore e a una dedizione senza confini.
1ª domanda: “Come ha vissuto p. Pio questo voto?”.
Dal “Decreto sulle virtú” leggiamo: “P. Pio ha sempre avuto una grande predilezione per la virtú della castità. Il suo comportamento era dovunque e con tutti modesto”.
Castità nell’Epistolario: a) Dall’Epistolario risulta che la castità è il “fiore all’occhiello” di p. Pio, ma, nello stesso tempo, risulta anche che, contro questo voto c’è stata la continua e costante tentazione da parte del diavolo. Egli confessa che il demonio lo tenta su questa virtú con l’immaginazione, gli sguardi e i pensieri. Il primo epistolario ne è pieno. Io presento solo due passi, presi da due diverse lettere, ambedue scritte a p. Benedetto. I) Nella prima, 17 ag. 1910, leggiamo: “Il demonio non può darsi requie, per farmi perdere la pace dell’anima e scemare in me quella tanta fiducia, che ho nella divina misericordia. E ciò principalmente si sforza di ottenerlo a mezzo delle continue tentazioni contro la santa purità, che va suscitando nella mia immaginazione e alle volte anche al semplice sguardo delle cose, non dico sante, ma almeno indifferenti” (Ep. I, 196).
II) Nell’altra, 9 apr. 1911,: “Il nemico anche in questi giorni santi fa tutti i suoi sforzi, per indurmi ad acconsentire ai suoi empi disegni; e in special modo questo spirito maligno cerca con ogni sorte di fantasmi d’introdurmi nel cuore pensieri di immondezza e di disperazione” (Ep. I, 219 ).
Castità e purezza di cuore: a) Oltre alla castità, p. Pio conservò anche la “purezza di cuore”, che ha una “portata” piú ampia e radicale della castità. b) Essa riguarda l’intera vita dell’uomo; è un atteggiamento interiore di semplicità, schiettezza e trasparenza.
c) P. Pio è stato per tutta la vita un “puro di cuore”, intendendo per cuore tutto l’uomo: il suo pensiero, la sua memoria, i suoi gesti, le sue azioni.
d) In sintesi, il voto di castità non è un semplice “no” ai sensi e agli affetti del matrimonio, ma è un “sí” di amore spontaneo a Cristo e alla Chiesa, per “seguire l’Agnello dovunque vada” (Ap 14,4).
Raccomandazioni agli altri: Queste virtú, della castità e della purezza di cuore, p. Pio le ha inculcate anche nel cuore delle anime da lui dirette. Riporto solo un paio di espressioni della lettera, che egli il 18 gennaio 1918 invia ai suoi ex alunni, che erano novizi a Cesena. Dopo aver assicurato loro la sua preghiera, presenta le due colonne portanti dell’edificio della felicità e santità. I) La prima è il desiderio costante “di arrivare alla perfezione della vita cristiana e francescana” (Ep. IV, 440), II) mentre la seconda è “l’amore e la vigilanza della vostra castità” (ib 440). Per p. Pio, come si evidenzia anche da questa lettera, la castità è una condizione del cuore, che si dona totalmente a Dio, per attendere alle cose del Signore. Essa è sorgente di consolazione, elemento indispensabile della vita religiosa, e una delle colonne della santità.
2ª domanda: “Cosa dicono gli altri su come p. Pio ha vissuto questo voto?”.
Presenterò alcune testimonianze su come p. Pio ha vissuto questo voto.
I) In primo luogo, presento la testimonianza del suo padre spirituale, Benedetto Nardella, che, in qualità di ministro provinciale, il 13 settembre 1911, lo descrive al ministro generale, p. Pacifico da Seggiano GR, come “un giovane sacerdote di angelici costumi e che posso affermare, per intima scienza, aver conservata l’innocenza battesimale; dacché vestí l’abito andò crescendo nelle vie del Signore” (APG). Chi piú di lui lo conosceva nell’anima, essendo il suo padre spirituale? II) L’altro suo padre spirituale, Agostino Daniele, il 18 agosto 1932, annota nel suo “Diario”: “Potrei giurare che il p. Pio ha conservato finora la sua verginità; non ha mai peccato neppure venialmente contro l’angelica virtú. Un giorno mi disse: Giuro che non ho mai baciato neppure la mamma mia! … E neppure contro le altre virtú ha mai peccato mortalmente”.
III) Una terza testimonianza è quella di un suo compagno d’infanzia. A causa di una misteriosa malattia, dal 1909 al 1916, p. Pio stava, di solito, a Pietrelcina. Racconta il suo compagno Mercurio Scocca: “Mi trovavo a Piana Romana per la trebbiatura e lí c’era anche p. Pio, per prendere un po’ di fresco e respirare aria pura. Volli scherzare con p. Pio su un tasto molto delicato per lui. Gli dissi: «P. Pio, io conosco la tua malattia e conosco anche il rimedio». E p. Pio, nella sua ingenuità, mi chiese quale fosse. Dopo avergli fatto promettere che non mi avrebbe fatto niente, gli dissi:«Se vuoi guarire dalla tua malattia, devi sposarti!». Non l’avessi mai detto, perché p. Pio con un forcone in mano mi rincorse per i campi, finché mi raggiunse e, dimenticando la sua promessa, mi bastonò di santa ragione. Si fermò solo quando mi misi in ginocchio, per chiedergli scusa e aver promesso solennemente che non avrei piú parlato su quell’argomento”.
Compito di riparare ai peccati contro la castità: P. Pio non solo mai peccò contro la castità, ma si è addossato di espiare i peccati di coloro che peccavano contro essa. A tal proposito, Lucia Fiorentino, sua figlia spirituale, nel 1923 ebbe una visione di Gesú, che le disse: “Poiché molte anime consacrate mi rinnovano la flagellazione con i peccati contro la castità, ho dato la missione di riparare al padre tuo” (APP), cioè a p. Pio, che era il “suo padre” spirituale.
3ª domanda: “Puoi darci qualche suggerimento, per lottare contro tentazioni e vivere anche noi questa virtú?”. Vi presento un decalogo!
I Custodire i sensi, soprattutto gli occhi, perché sono lo specchio dell’anima.
II Evitare la vanità, perché rende il cuore piú debole, per esser tentato.
III Evitare di continuare ad avere un’amicizia, quando l’affetto comincia a traviare.
IV Pensare ad altre cose, quando si presenta una tentazione.
V Fuggire l’ozio, perché conduce alla tentazione (L’ozio è il padre dei vizi!).
VI Custodire il piú bel fiore, che è il cuore.
VII Evitare la troppa familiarità.
VIII Evitare l’eccessiva scrupolosità.
IX Confidare pienamente in Dio, perché è piú forte di satana.
X Chiedere al Signore di rafforzare la nostra debolezza o rimuovere e mitigare le tentazioni.
Barzelletta
Una signora, parlando con una sua amica, afferma: “Mio marito non è mai uscito una sera in 40 anni di matrimonio!”. “Fedeltà?”. “No, paralisi!”.
Padre Pio e sorella morte
Siamo nel mese, che la Chiesa ha dedicato, consacrato ai nostri cari defunti: il mese di novembre. Tutti, chi prima,...