Il 16 novembre 1975, Papa Paolo VI dichiarò Beato Giuseppe Moscati, durante una solenne celebrazione in Piazza San Pietro. Il 25 ottobre 1987, in Piazza San Pietro, Papa Giovanni Paolo II, dinanzi a circa 100.000 persone, dichiarava Santo Giuseppe Moscati, a 60 anni dalla morte. Da quel giorno la festa liturgica di San Giuseppe Moscati fu fissata al 16 novembre di ogni anno. Del Medico Santo di Napoli, morto il 12 aprile del 1927, in concetto di Santità ne abbiamo parlato con Padre Sebastiano Esposito, Gesuita del “Gesù Nuovo” di Napoli, ( luogo in cui riposano le spoglie di San Giuseppe Moscati) docente di Teologia Dogmatica e Direttore dell’Archivio Moscati di Napoli.
Qual è l’aspetto che più risalta agli occhi di chi esamina la vita, l’opera e il carisma particolare di Giuseppe Moscati?
Rispondo con una constatazione ovvia. Mi riferisco al fatto che Giuseppe Moscati è un santo laico. Che cosa vuol dire, storicamente e cristianamente parlando, che Giuseppe Moscati è un santo laico? A volte – soprattutto in tempi anteriori all’ultimo Concilio – per santo laico o laico santo s’intendeva un uomo che, pur non appartenendo al ceto clericale, si distingueva per un comportamento che molto somigliava a quello, appunto, dei chierici per ciò che riguardava la vita di preghiera, la frequenza alle pratiche di pietà al di là del prescritto, lo spirito di penitenza o l’impegno per la diffusione del culto al Cuore di Gesù, alla Vergine Maria, a qualche Santo e così via. Giuseppe Moscati, invece, ha fatto della condizione laicale il substrato della sua santità eroica. Egli ha intuito che nell’ambito delle realtà terrene, si apriva lo spazio vitale per lui cristiano convinto e cosciente, e che proprio in quel perimetro avrebbe potuto e dovuto giocare la carta decisiva della sua esistenza. Fin da giovane Moscati prevede che la sua vocazione cristiana integrale consisterà soprattutto nella sua missione di medico e docente. E proprio per essere interamente fedele a questa sua missione laicale, egli compirà alcune scelte che apparentemente sembrano avvicinarlo allo stato clericale. Mi riferisco al voto di castità ed alla pratica eroica della povertà, di cui parleremo più avanti. Queste scelte, egli le compie non per avvicinarsi allo stato religioso, ma per espletare fino in fondo la sua vocazione di medico, di medico laico.
Attraverso quali vie Moscati è giunto a tale perfetta armonia tra scienza e fede?
Questa perfetta integrazione tra scienza e fede in Moscati è il risultato del confronto, che egli istituisce, tra la scienza medica, la quale opera nell’ambito del fisicamente sperimentabile, con il settore della fede rivelata che va radicalmente oltre e che egli definisce arditamente come “la scienza dell’al di là”. Moscati manifesta verso la conoscenza e la ricerca scientifica profondo rispetto ed una naturale inclinazione; della scienza ha un concetto altissimo e ne riconosce la necessità e i benefici potenzialmente indefiniti: ma respinge ogni pretesa di assolutezza o di esclusivismo delle scienze sperimentali, come sostenevano quegli ambienti saturi di materialismo e di positivismo, nei quali si era mosso, prima come studente e poi come docente. Della scienza sperimentale egli ribadisce la continua perfettibilità ed il limite invalicabile che l’arresta di fronte alla Sapienza della Rivelazione, come scrive nella lettera ad un suo ex-allievo: “Sebbene lontano, non lascerete di coltivare e rivedere ogni giorno le vostre conoscenze. Il progresso sta in una continua critica di quanto apprendemmo. Una sola scienzaè incrollabile ed incrollata, quella rivelata da Dio. La scienza dell’ al di là!”
Dove ha attinto Moscati tanta profondità di vita spirituale, tanto amore per i poveri, tanto equilibrio tra scienza e fede nell’esercizio della sua professione?
Anche qui la risposta non è difficile. Moscati ha percorso la via maestra della vita cristiana. Nell’assenza di qualsiasi fenomeno mistico o soprannaturale, egli ha percorso, la via maestra della santità: ha mantenuta ed accresciuta, giorno dopo giorno, la fede in Cristo, morto e risorto, sofferente ancora nelle membra dei suoi fratelli in terra; a questi fratelli poveri e sofferenti egli ha donato, la sua ricerca, il suo lavoro quotidiano, i suoi beni materiali. Già in vita era chiamato il medico dei poveri. In questi ultimi anni sono stati recuperati documenti che testimoniano il distacco eroico dal denaro, in spirito squisitamente francescano. L’alimento per questa vita di inesausto eroismo egli l’ ha attinto dall’Eucaristia quotidiana, dal Sacramento della riconciliazione, dalla preghiera, dal culto filiale verso la Vergine Maria. Il Santuario di Pompei è uno dei luoghi- simbolo che compendia la sua vita di laico cristiano: a Pompei egli si rivolge con fede filiale alla Madre di Gesù e contemporaneamente cura ed aiuta, come medico e come benefattore, i ragazzi e ragazze orfani o figli di detenuti, raccolti da Bartolo Longo, suo amico, che egli curerà fino al giorno della morte. Tutto questo si è svolto in maniera semplice e riservata. Moscati ci ha lasciato molti scritti: pubblicazioni scientifiche, molte lettere ma nessun diario spirituale in senso stretto, anche se personalmente era attento a scritti autobiografici di santi, come quelli di Santa Teresa di Lisieux. Eppure il suo ricco mondo interiore si manifesta oggi in modo avvincente a chi prende in mano i suoi scritti. Per fare un esempio. Moscati non ha scritto nessun trattato circa la sua devozione alla Vergine Maria. Ci ha lasciato solo le lettere spedite ai suoi familiari da Lourdes. Invito tutti a leggerle. E’ raro venire a contatto con un culto mariano che contemporaneamente contenga pietà filiale verso la Madre di Dio, comprensione e compassione dinanzi alla sofferenza umana, con tanta capacità e consuetudine a considerare tutto ciò alla luce della Fede, alla luce dell’al di là.
Quali sono le differenze e le somiglianze tra il carisma di Moscati e quello di Padre Pio?
A prima vista, è difficile immaginare una differenza più accentuata di quella che intercorre tra la biografia di Padre Pio e quella di Moscati. Padre Pio è un religioso cappuccino, Moscati un cristiano laico; Padre Pio vive in un convento quasi sperduto, Moscati è il professore brillante che si muove in Italia ed in Europa, da Vienna ad Edinburgo, da Parigi a Budapest; Padre Pio è un mistico dotato di stimmate e di altri doni soprannaturali, Moscati è un medico, uomo di grande fede e di immensa carità ma privo di doni straordinari o miracolosi rilevabili esteriormente; Padre Pio soffre per l’incomprensione di uomini non credenti o uomini di Chiesa, Moscati quasi universalmente viene accettato e stimato: e potrei continuare per un’ora intera a segnalare le differenze tra questi due giganti di santità. Ma voglio chiudere sottolineando solo due punti di convergenza, che appaiono a prima vista sorprendono ma che, considerati con attenzione, sorprendono ed illuminano. P. Pio, com’è noto, è un figlio esimio di S. Francesco; meno noto, invece, è il fatto che Moscati, sia per tradizioni familiari sia per cammino personale interiore, rivela influssi francescani non secondari nella sua spiritualità, tra cui l’amore realistico e concreto a sorella Povertà. L’altra straordinaria e in certo senso sorprendente convergenza tra i due santi sta nella comune sollecitudine per l’istituzione dell’Ospedale. Sollecitudine in certo senso comprensibile nell’esistenza di un medico profondamente credente e praticante come Moscati. Una sollecitudine non facilmente da supporre in un frate che si muove tra fenomeni mistici e soprannaturali. Semplice coincidenza? No: ancora una volta, nella storia del cristianesimo, alcuni veri seguaci di Cristo prendono sul serio il comando del Maestro di amarsi a vicenda come Lui li ha amati e di vivere nell’attesa dell’ultimo giorno, quando egli , nell’al di là, in base al comportamento “ ero malato e mi avete visitato” oppure “ero malato e non mi avete visitato” deciderà della salvezza o della condanna definitiva di coloro che in Lui hanno veramente creduto o hanno soltanto creduto di credere.