Papa Benedetto XVI nella lettera di indizione per l’Anno Sacerdotale scrive: “Ciò che massimamente può giovare alla Chiesa non è tanto la puntigliosa rilevazione delle debolezze dei suoi ministri, quanto una rinnovata e lieta coscienza della grandezza del dono di Dio, concretizzato in splendide figure di generosi Pastori, di Religiosi ardenti di amore per Dio e per le anime, di Direttori spirituali illuminati e pazienti”. Nella rubrica dedicata all’anno sacerdotale abbiamo presentato la figura e il carisma di San Gaspare del Bufalo, o Santo del Popolo, fondatore della Congregazione dei Missionari del Preziosissimo Sangue. Vi proponiamo alcuni stralci dell’intervista realizzata a don Giuseppe Montenegro, Ministro Provinciale della Congregazione del Preziosissimo Sangue.
Dando uno sguardo alla figura e al carisma di San Gaspare del Bufalo cosa colpisce in modo particolare?
Quello che è veramente straordinario in questo Santo che è un essere molto fragile, malaticcio. All’età di due anni sta per morire quando poi riceve un miracolo particolare attraverso la reliquia di San Francesco Saverio nella Chiesa di Gesù a Roma. Ma il segreto di Gaspare consiste in un amore immenso in quel Dio che per amore nostro ha inviato suo Figlio Gesù a riscattarci versando il suo Sangue. Questo aspetto, fin da piccolo, lo affascina così tanto, che ha voluto consegnato servendo i più piccoli, i bisognosi. Debole fisicamente, ma forte nella fede.
Don Gaspare era solito dire: “ Andiamo a studiare le miserie dell’umanità”. In questo darsi ai poveri fin da giovane, lei vede una profezia valida anche per i nostri tempi?
Penso proprio di si! I tempi si ripetono. All’epoca c’erano i briganti, assassini, uomini violenti …anche oggi c’è tanta povertà. Gaspare si privava del suo cibo per darlo ai poveri e insegnava ai suoi missionari a lasciare da parte ciò che non era necessario per donarlo ai poveri. Gaspare ci ricorda oggi di provare ad eliminare almeno il superfluo per aiutare chi vive in difficoltà. La povertà morale di oggi è spaventosa, non meno di quella del tempo di San Gaspare quando l’immoralità dilagava dovunque, dove la Rivoluzione Francese aveva portato ad esaltare le passioni più basse che può avere un essere uomo. Oggi tolta la dignità dell’essere uomo si vive da briganti a tutti i livelli. Oggi più che mai necessita l’amore verso gli altri. Nel Sangue di Cristo siamo un’unica famiglia. Infatti Gaspare diceva che siamo consanguinei del Sangue di Cristo. Bisogna darsi da fare per l’umanità ha bisogno di Dio.
Nel corso della sua vita San Gaspare del Bufalo, acquistò il titolo di Terremoto “spirituale”. Terremoto che si calmò soltanto con la sua morte avvenuta il 28 dicembre del 1837. Fu beatificato dal Papa S. Pio X il 18 dicembre e santificato da Pio XII il 12 giugno. Ma perché “Terremoto spirituale”
San Gaspare si è dedicato alla missioni al popolo con i suoi missionari e in questa missione il suo metodo era meticoloso. La prima cosa che faceva era quella di andare a conoscere l’ambiente e le usanze del popolo dove doveva andare a predicare. La sua peculiarità consisteva nell’entrare in modo molto solenne in un paese o città dove doveva predicare. Al termine della predicazione tutti aspettavano di poter festeggiare con lui e i suoi missionari, ma Gaspare riusciva a lasciare il paese in modo molto silenzioso e segreto. La parola usciva dal suo cuore infuocato, infuocato dall’amore di Dio. Era capace di convertire anche i cuori più induriti. In chiesa, spesso, tutta l’assemblea era commossa sino alle lacrime, ai singhiozzi. La sua parola era persuasiva, vibrante…. Era come un terremoto, ossia un qualcosa che scuoteva, che faceva vibrare, i castelli della superbia, le regge della lussuria, i palazzi della violenza.
Papa Giovanni XXIII, nel discorso tenuto in S. Pietro il 31 gennaio 1960 per la chiusura del sinodo romano, ha definito San Gaspare: «Gloria tutta splendente del clero romano, che fu il vero e piú grande apostolo della devozione al Preziosissimo Sangue di Gesú nel mondo ». Diceva San Gaspare: “ Noi ecclesiastici siamo insigniti del carattere sacerdotale per applicare alle anime il Divin Sangue». Il fine principale della Congregazione intitolata al Preziosissimo Sangue, scrisse nella Regola, doveva essere il culto e la propagazione della devozione al Sangue di Cristo …. Cosa deve e quanto deve San Gaspare del Bufalo alla Chiesa di oggi?
Gaspare è vissuto nella contemplazione, nella meditazione del mistero di Dio e nella sua infinita misericordia che si manifesta nel versare il suo sangue. Non c’è amore più grande che dare la propria vita per la persona amata. Nel pensiero proprio di Gaspare, e nel pensiero della Chiesa, l’uomo vale il Sangue di Cristo. Per questo ha voluto la Congregazione dei Missionari del Preziosissimo Sangue e in questo sangue la dignità umana. Quindi la Chiesa, sposa di Cristo, è chiamata a creare una nuova visione dell’umanità come ricorda l’apostolo Paolo nella lettera ai Romani (Rm. 8.31-32): “Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Egli che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi, come non ci donerà ogni cosa insieme con lui?” Ecco che questa donazione totale al Sangue di Cristo significa amore con amore. Oggi c’è tanta violenza, guerra, aborto, tanta ingiustizia, disuguaglianza, fame, povertà …. Ci sono tutte queste note negative che riducono l’umanità, creata ad immagine e somiglianza di Dio, ad una bestia. Con la sua vita, Gaspare, ci ricorda che solo nel Sangue di Cristo possiamo comprendere la nostra dignità che fa dell’essere umano un essere divino.