02 aprile
Francesco nasce a Paola, in provincia di Cosenza, nel 1416 da genitori che, da tempo, aspettavano l’arrivo di un figlio. Dopo 15 anni ebbero Francesco e la sua nascita venne attribuita all’intercessione di san Francesco dei quali erano devoti. Dal santo di Assisi prese il nome e dallo stesso ebbe un altro miracolo: dopo un mese si scoprì che era affetto da un ascesso all’occhio sinistro che si estese fino alla cornea. Per i medici era difficile salvare l’occhio. La madre, allora, fece a san Francesco il voto di tenere il figlio in un convento di Frati Minori per un intero anno, vestendolo dei loro abiti. Dopo qualche giorno, l’ascesso scomparve e Francesco guarì. I genitori, verso i 13 anni, portarono il figlio nel convento dei Francescani di San Marco Argentano, a nord di Cosenza, per esaudire il voto fatto. In quell’anno il giovane dimostrò doti eccezionali e la sua fede con la fervente preghiera. Dopo un anno Francesco lasciò il convento e con i genitori fece un pellegrinaggio ad Assisi nella speranza che dal Santo potesse capire la strada da percorrere. Colpito dalla vita eremitica ne scelse lo stile e, nel 1429, si ritirò a Paola in un campo che apparteneva al padre, a quasi un chilometro dal paese. Poi si spostò in una grotta che è ancora conservata nel Santuario di Paola. Si dedicò alla contemplazione e alle mortificazioni corporali, suscitando stupore e ammirazione tra i concittadini. La fama del giovane eremita si sparse e molte persone andavano da lui per consigli e conforto.
Nel 1436 nacque, con una cappella e tre celle, il primo nucleo del futuro Ordine dei Minimi. La piccola Comunità si chiamò “Eremiti di frate Francesco”. Sarà papa Sisto IV che, nel 1474, approverà la Comunità. Fu autore di eventi straordinari: entrò nella fornace per la calce a ripararne il tetto passando fra le fiamme e rimanendo illeso e fece sgorgare una fonte con un tocco del bastone, per dissetare gli operai, fonte oggi chiamata “l’acqua della cucchiarella”, perché i pellegrini la prendono con un cucchiaio. Francesco operava prodigi a favore di tutti, in particolare per i poveri e gli oppressi. Inoltre, secondo la tradizione, uno Spirito celeste, forse l’arcangelo Michele, gli apparve mentre pregava, tenendo fra le mani uno scudo luminoso su cui si leggeva la parola “Charitas” e porgendoglielo disse: “Questo sarà lo stemma del tuo Ordine”. La sua fama fu così tanta che fondò conventi ovunque.

A Milazzo, in Sicilia, per attraversare lo stretto chiese aiuto a dei pescatori che si rifiutarono. Senza scomporsi Francesco legò un bordo del mantello al bastone, vi salì sopra con i due frati e attraversò lo Stretto con quella barca a vela improvvisata. Lo stesso pescatore Pietro Colosa di Catona si rammaricò per il suo rifiuto e non si dava pace. Risuscitò il nipote Nicola, risanava gli infermi, aiutava i bisognosi. Suo padre, rimasto vedovo, entrò a far parte degli eremiti e divenne discepolo del figlio fino alla morte. Francesco rimproverava spesso i potenti in favore degli oppressi e le sue prediche, le sue invettive erano così violente che il re di Napoli, Ferdinando I d’Aragona, lo ritenne sovversivo e pericoloso. Mandò, così, i soldati che non poterono fare nulla perché il santo eremita si rendeva invisibile ai loro occhi. Il re alla fine si arrese e disse a Francesco che poteva aprire quanti conventi volesse e gli chiese di aprirne uno a Napoli. Lo stupore per i miracoli giunse fino in Francia, alla corte di Luigi XI, allora ammalato. Il re chiese, attraverso il suo maggiordomo, a Francesco di raggiungerlo ma egli si rifiutò. Così il sovrano chiese l’intervento del papa Sisto IV. Il Santo, ormai sessantasettenne, obbedì e abbandonò l’eremo per trasferirsi a corte dove venne accolto con grande rispetto. Col re Luigi XI ebbe molti colloqui ma il sovrano non ottenne la guarigione. Francesco cercò di fargli accettare l’ineluttabilità della condizione umana e lo convinse ad accettare la morte imminente che avvenne nel 1482. Il re incaricò un pittore di fargli un ritratto e, di nascosto, lo fece. Si dice che è il dipinto più somigliante quando Francesco aveva 67 anni, vestito sempre col suo saio consumato e con in mano il rustico bastone. Il dipinto è conservato nella Chiesa dell’Annunziata a Napoli e una copia è nella Chiesa di S. Francesco da Paola ai Monti in Roma.
Dopo la morte del re, Francesco pensò di ritornare in Calabria ma anche i successori del sovrano lo vollero a corte quale consigliere e direttore spirituale. Avviò un periodo di rapporti favorevoli tra il papato e la corte francese. Nei 25 anni che restò in Francia egli promosse la diffusione del suo Ordine, perfezionò la Regola dei suoi frati “Minimi”, approvata definitivamente nel 1496 da papa Alessandro VI, fondò il Secondo Ordine e il Terzo riservato ai laici, iniziò la devozione dei Tredici venerdì consecutivi. Morì nei pressi di Tours il 2 aprile del 1507. Papa Leone X lo proclamò beato nel 1513, sei anni dopo, e nel 1519 lo canonizzò. La sua tomba divenne meta di pellegrinaggi e oggetto di numerosi oltraggi. Riunite le reliquie si trovano, oggi, nel Santuario di Paola. Francesco è patrono di Paola, Cosenza e della Calabria.
Nel 1943 papa Pio XII, in memoria della traversata dello Stretto, lo nominò protettore della gente di mare italiana.