Si celebra oggi, 30 gennaio,la 52° Giornata Mondiale dei Malati di Lebbra, promossa dall’AIFO – Associazione Italiana Amici di Raoul Follereau. La crociata per dare voce agli ultimi inizia proprio il 30 gennaio del 1954. Quell’anno Raoul Follerau, scrittore e giornalista francese fonda la Giornata Mondiale dei Malati di Lebbra. Sulle frequenze di Radio Padre abbiamo ospitato il Dott. Giovanni Gazzoli, Direttore della divisione progetti AIFO Italia il quale ci ha spiegato l’importanza di questa giornata.
Dott. Gazzoli torna anche quest’anno la Giornata Mondiale dei Malati di Lebbra. Di cosa si tratta?
Il nemico da combattere si chiama Mycobacterium lepre ed è l’agente patogeno del morbo di Hansen, dal nome del medico norvegese, Gherard Armauer Hansen che per primo ne isolò il bacillo. Da sempre considerata segno visibile di una punizione divina e di condizioni sociali, questa malattia diventa per Follereau l’obiettivo primario della sua vita. Comincia da solo e anno dopo anno il 30 gennaio diventa una data sempre più importante. A più di 50 anni di distanza questa rimane un’urgenza. Nonostante i progressi ottenuti negli ultimi anni, attraverso le azioni di controllo della malattia nei paesi del sud del mondo è ancora oggi un problema di salute pubblico molto importante e in modo particolare nei paesi dell’Africa, dell’Asia e del Sud America. Ricordiamo però che oggi la lebbra non è legata a una morte certa. Dal 1980 la polichemioterapia è il trattamento farmacologico che guarisce ogni anno milioni di lebbrosi.
Proprio per questo impegno costante e “caparbio”, Raoul Follereau fu definito “l’apostolo dei malati di lebbra”.
Infatti le parole giuste per sconfiggere questo problema sanitario non riguardano solo la diagnosi precoce, la cura corretta e la riabilitazione fisica, ma riguardano soprattutto la lotta contro l’emarginazione. Paura per le mutilazioni : perdita delle dita di mani e piedi o di un intero arto, e le deformità fisiche provocate dal morbo di Hansen, inevitabili se la cura non è precoce e tempestiva. Per Follereau una delle priorità nella battaglia alla malattia era “guarire” i sani dal terrore della lebbra. L’AIFO Italia lavora in questo senso. Seguiamo il pensiero di Follereau perché la differenza, l’esclusione sociale e la sostanziale impossibilità di condurre una vita normale rappresentano spesso una ferita aperta nell’esistenza dei lebbrosi.
Cosa ha organizzato AIFO Italia per sensibilizzare l’opinione pubblica in questa 52° Giornata mondiale dei malati di lebbra?
Abbiamo detto che non basta dunque guarire. Così in occasione di questa giornata, l’Ong italiana AIFO ha pensato di distribuire il miele della solidarietà confezionato in sacchetti di juta realizzati dagli ex malati di lebbra del Progetto Sumana Halli a Bangalore, India. Quest’anno l’associazione ha deciso di concentrare l’attenzione con una campagna d’informazione mostrando la situazione africana. In 600 piazze italiane i volontari dell’Aifo daranno tutte le indicazioni e le informazioni necessarie con i vasetti del miele. I fondi raccolti finanzieranno la lotta alla lebbra in Africa, dove si registrano ogni anno più di 40.000 nuovi casi. Nel Continente Africano la malattia è un problema di salute pubblica. La situazione drammatica in cui sono coinvolti Stati come Angola, Repubblica Centraficana, Isole Comore, Monzambico, Liberia, ma soprattutto Benin, Camerun e Niger mette in luce un altro aspetto legato al morbo di Hansen. Povertà e strutture sanitarie carenti sono humus fertile per la sua proliferazione. Nessuna cura sarà mai sufficiente se assieme alla lebbra non si combatte anche il sottosviluppo.