Don Virginio Rigoldi (detto Gino) è nato a Milano il 30 Ottobre 1939. A 18 anni è entrato in seminario e nel 1972 ha chiesto e ottenuto di diventare Cappellano del carcere penale minorile Beccaria di Milano, incarico che ricopre da oltre 40 anni. Nello stesso anno ha iniziato ad ospitare in casa sua un primo gruppo di minori che uscivano dal carcere senza casa e famiglia, per dare vita nel tempo a vere e proprie comunità alloggio. Nel dicembre 1973 fonda l’associazione Comunità Nuova un’associazione no profit che opera nel campo del disagio e della promozione delle risorse dei più giovani. All’impegno con Comunità Nuova, Don Gino Rigoldi ha continuato ad accostare l’ospitalità in casa sua di giovani italiani e stranieri in difficoltà; Cascina S. Alberto, dal 1998 la sua abitazione, ospita ragazzi prevalentemente in uscita dal carcere minorile. Il suo mondo è il mondo dei giovani e del loro disagio, delle periferie, delle fragilità, dell’emarginazione, del pregiudizio. È lui il protagonista dell’ultima puntata di “Preti in periferia”, l’abbiamo incontrato e ci ha raccontato il suo mondo. «Il mio mondo è i giovani, soprattutto i giovani, è un bel mestiere il mio» ci dice don Gino all’inizio della sua intervista, con la dolcezza e la fierezza di un padre, lui che padre lo è per davvero, visto che ha anche adottato tre ragazzi usciti dal carcere ed è anche diventano bisnonno, ci spiega sorridendo. «Essere cappellano del carcere minorile significa vedere i ragazzi, incontrarli, far capire loro che non c’è giudizio ma c’è voglia di cura, di scambio di idee, di esperienze, di futuro, avere tanta pazienza, aver l’idea che la cura riguarda anche la cattiveria. Il titolo del cappellano è la relazione, si può chiamare anche misericordia, come quella di Dio che ci prende così come siamo e vuole farci camminare in avanti per essere più felici, più puliti, più belli.» Ma il suo lavoro non si ferma all’interno del carcere, don Gino ci spiega, infatti, come lavori molto per il dopo, per dare nuove prospettive ai ragazzi che escono dal carcere, per evitare che si perdano di nuovo, e la storia di Comunità nuova è un po’ la sintesi di questo impegno, ma non solo, anche la volontà di prevenire il disagio, offrendo servizi e opportunità ai tanti giovani delle periferie di Milano. «Certo è che se non si fa niente non capita niente – ci spiega don Gino – i giovani di oggi hanno bisogno di ascolto e di punti di riferimento, di qualcuno che gli insegni cos’è il bene e cos’è il male, e devo dire che, da questo punto di vista, Gesù Cristo, che è stato un grande eroe dell’umanità, che ci ha parlato di giustizia, di pace, di fraternità, di condivisione dei beni, di risposta al male con il bene, di cura dei poveri, lo capiscono».
Come è nata la devozione di Papa Francesco per Padre Pio?
Nel 1928, fu il cappuccino ligure, padre Antonio Durante (morto in concetto di santità nel 1970), a portare, in Argentina,...