Il cuore dell’ultima udienza generale di papa Francesco prima della pausa estiva è la prosecuzione delle catechesi dedicate ai Dieci Comandamenti.
«Continuiamo a parlare sui comandamenti, che come abbiamo detto più che comandamenti sono le parole di Dio al suo popolo perché cammini bene. Parole amorevoli di un padre», ha esordito il Papa, per poi evidenziare che «le dieci Parole iniziano così: “Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile”. Questo inizio sembrerebbe estraneo alle leggi vere e proprie che seguono. Ma non è così. Perché questa proclamazione che Dio fa di sé e della liberazione? Perché si arriva al Monte Sinai dopo aver attraversato il Mar Rosso: il Dio di Israele prima salva, poi chiede fiducia».
«Il Decalogo comincia dalla generosità di Dio. Dio mai chiede senza dare prima. Prima salva, dà, poi chiede: così è il nostro padre. E capiamo l’importanza della prima dichiarazione: “Io sono il Signore, tuo Dio”. C’è un possessivo, c’è una relazione, ci si appartiene. Dio non è un estraneo: è il tuo Dio. Questo illumina tutto il Decalogo e svela anche il segreto dell’agire cristiano, perché è lo stesso atteggiamento di Gesù che dice: “Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi”».
La vita cristiana, ha insistito Francesco, «è anzitutto la risposta grata a un Padre generoso. I cristiani che seguono solo dei “doveri” denunciano di non avere una esperienza personale di quel Dio che è “nostro”. Io devo fare questo questo… solo dovere: ma ti manca qualcosa! Qual è il fondamento di questo dovere? “Si deve fare così”? No! L’amore di Dio padre, che prima dà, poi comanda. Porre la legge prima della relazione non aiuta il cammino di fede. Come può un giovane desiderare di essere cristiano, se partiamo da obblighi, impegni, coerenze e non dalla liberazione? Essere cristiano è un cammino di liberazione, i comandamenti ti liberano dal proprio egoismo e ti liberano perché c’è l’amore di Dio che ti porta avanti. La formazione cristiana non è basata sulla forza di volontà, ma sull’accoglienza della salvezza, sul lasciarsi amare: prima il Mar Rosso, poi il Monte Sinai. Prima la salvezza – Dio salva il suo popolo nel mar Rosso – poi nel Sinai gli dice cosa deve fare: ma quel popolo sa che queste cose le fa perché è stato salvato da un padre che lo ama».
Il Papa ha, quindi, invitato a fare «un piccolo esercizio in silenzio, ognuno risponda nel suo cuore: quante cose belle ha fatto Dio per me?».
«Dio» – ha concluso il Papa – «non ci ha chiamati alla vita per rimanere oppressi, ma per essere liberi e vivere nella gratitudine, obbedendo con gioia a Colui che ci ha dato tanto, infinitamente più di quanto mai potremo dare a Lui. Che Dio sia sempre benedetto per tutto quello che ha fatto, fa e farà in noi».