Dal 4 al 14 novembre, la città di Parma ospiterà una mostra che dà voce a chi, troppo spesso, rimane inascoltato: i bambini vittime dei conflitti. L’iniziativa, intitolata “Facciamo pace?!”, è organizzata dalla Comunità di Sant’Egidio e si terrà presso la Sala delle Colonne del Laboratorio Aperto, nel Complesso di San Paolo. L’esposizione mira a sensibilizzare il pubblico sui devastanti effetti della guerra sui più giovani, raccogliendo le testimonianze dirette di bambini provenienti da alcune delle aree più colpite da conflitti globali, come Ucraina, Siria e Repubblica Democratica del Congo.
Bambini in guerra: le voci dall’Ucraina, dal Congo e dalla Siria
La mostra non si limita a raccontare la guerra attraverso immagini, ma dà spazio anche a contenuti multimediali che riportano le parole di chi la guerra la vive ogni giorno. Tra i protagonisti delle testimonianze ci sono i bambini di Kiev, Irpin e Kharkiv, città ucraine in prima linea nel conflitto che ha sconvolto il paese dal 2022. Le loro parole raccontano il terrore dei bombardamenti, la separazione dalle famiglie e le cicatrici psicologiche lasciate dall’invasione russa. “La guerra è come un grande rumore, che ti fa tremare dentro”, racconta uno dei piccoli di Kharkiv, un’esperienza condivisa da migliaia di coetanei sparsi tra le rovine delle città ucraine.
Accanto ai bambini ucraini, la mostra raccoglie anche le voci di minori provenienti dal Congo, uno dei paesi africani più martoriati dalla violenza. I rifugiati congolesi, molti dei quali sono arrivati nei campi profughi di Goma, raccontano storie di fuga e sopravvivenza. La guerra civile, che ha sconvolto la regione del Kivu per decenni, continua a infliggere ferite profonde alla popolazione civile, in particolare ai bambini, che spesso vengono reclutati forzatamente come soldati o costretti a vivere in condizioni di estremo disagio.
Anche i bambini siriani, costretti a vivere nei campi profughi in Libano e Grecia, portano con sé storie di dolore e speranza. La Siria, dilaniata da un conflitto che dura dal 2011, ha visto milioni di bambini costretti a fuggire dalle loro case, molti dei quali senza più una famiglia e senza accesso a istruzione o assistenza sanitaria. Le testimonianze dei piccoli siriani rivelano le difficoltà quotidiane, ma anche la speranza di un futuro migliore, sebbene il conflitto sembri non trovare una soluzione.
Un percorso di riflessione: come possiamo costruire la pace?
La mostra “Facciamo pace?!” non si limita a narrare le sofferenze, ma invita anche alla riflessione. Le diverse sezioni espositive – “La guerra del passato”, “La guerra oggi”, “La guerra alle spalle” e “Come realizzare la pace” – conducono il visitatore in un viaggio emotivo, ma anche educativo, attraverso la memoria e le sfide del presente. In particolare, la sezione finale, “Come realizzare la pace”, vuole stimolare i visitatori, soprattutto i giovani, a riflettere sul loro ruolo nella costruzione di un futuro senza guerre.
L’obiettivo della mostra, infatti, è non solo quello di sensibilizzare i più giovani e il pubblico in generale sulla realtà dei conflitti, ma anche di suggerire strumenti per la pace. In un momento in cui le guerre sembrano perpetuarsi senza fine, è importante che le nuove generazioni comprendano che la pace non è solo un ideale astratto, ma una necessità concreta per la sopravvivenza e il benessere di milioni di bambini in tutto il mondo.
Un appello alla solidarietà globale
L’iniziativa si inserisce in un contesto globale sempre più segnato da conflitti armati che non conoscono confini, e che minacciano non solo la sicurezza, ma anche il futuro delle giovani generazioni. L’Ucraina, la Siria e il Congo sono solo alcuni dei teatri di guerra che continuano a mietere vittime innocenti. La guerra in Ucraina, da anni molto più che un conflitto regionale, ha avuto un impatto devastante a livello mondiale, non solo in termini di vite umane, ma anche per la destabilizzazione politica ed economica che ha provocato.
In Congo, il conflitto nelle regioni orientali continua a rivelarsi un incubo per i civili, e soprattutto per i bambini, che sono costretti a crescere in un clima di violenza incessante. In Siria, nonostante l’inizio dei negoziati di pace, le ferite lasciate dal conflitto sono ancora troppo profonde per essere guarite rapidamente. In questo contesto, è fondamentale che la comunità internazionale non dimentichi mai le vittime più vulnerabili: i bambini, che rappresentano la speranza di un futuro diverso.
Un’educazione alla pace: il ruolo delle nuove generazioni
Il tema della pace è centrale non solo nell’ambito della diplomazia internazionale, ma anche nelle politiche educative. L’invito della mostra di Parma è rivolto principalmente ai giovani, con spazi dedicati a laboratori e letture. Le generazioni future sono quelle che dovranno costruire un mondo migliore, e solo con una solida educazione alla pace, che parta dal riconoscimento delle sofferenze dei più piccoli, si potrà pensare di arginare i conflitti e promuovere un cambiamento concreto. In definitiva, la mostra “Facciamo pace?!” è un’occasione importante per riflettere sull’impatto delle guerre sui bambini e sul nostro ruolo nel costruire una società più giusta e pacifica. Una società che non dimentichi le voci silenziose dei più giovani, che chiedono a gran voce un futuro senza violenza.