“Lavorare in prigione è un grande privilegio del Signore che ci permette di stare vicino a persone che soffrono, emarginate e a persone che hanno la vita a pezzi. Ogni giorno vedo i miracoli che Dio è capace di operare nel ricostruire vite distrutte. Dalle macerie, Dio può ricreare la persona umana, restituire una nuova dignità, rimettere in cammino vite distrutte dalla droga, prostituzione, violenza … e donare tanta speranza.” Queste sono affermazioni del parroco della Chiesa St. Peter di Londra, padre Carmelo di Giovanni , (nella foto) e da 37 anni punto di riferimento nelle carceri e fra i ghetti di Londra. In occasione della “Giornata dei detenuti” che si è celebrata in Inghilterra e nel Galles domenica 15 novembre, dal tema: “Tenersi saldamente alla speranza”, abbiamo chiesto a padre Carmelo di raccontarci la sua esperienza di vita e di fede, che lui stesso definisce missione, di cui vi proponiamo alcuni stralci dell’intervista. “Ciò che vivo è un’esperienza davvero bella e affascinante. Ma nello stesso momento difficile e impopolare perché molta gente non lo condivide. Si vorrebbe sempre buttare le chiavi del carcere, perché, per la nostra mentalità, chi sbaglia deve essere emarginato, messo in galera e pagare duramente. Questo significa che abbiamo poca pietà e misericordia per le persone che soffrono. Il vero cristiano non giudica, non punta il dito sugli altri. La superbia e la tolleranza non viene da Dio. Le confessioni più belle le ho ascoltato in carcere. Quando vedi l’uomo, che ha fallito nella propria esistenza, che tutta la sua vita è stata un fallimento, ma poi sa accogliere con gratitudine la misericordia di Dio….è il miracolo più bello di conversione che solo Dio sa operare. Dio non manca mai. E’ sempre fedele e sa aspettare. Il nostro Dio è il Dio che aspetta l’uomo. Nel momento in cui, mi ritrovo ad assistere questi giovani sul letto di morte e che desiderano confessarsi, sperimento la grande misericordia di Dio e il vero significato delle parole di Gesù che dice: “ Si fa festa in cielo più per un peccatore che si pente, che per novantanove giusti”. C’è speranza per tutti. Il Signore può rifare nuove tutte le cose. Il mio compito, così quello di ogni cristiano è di annunciare a tutti che Dio è innamorato dell’uomo. E’ questa la notizia più grande che possa giungere all’uomo di oggi. Ma non un amore sentimentale, romantico, distante … Ma un amore incarnato. Ecco perché Cristo si incarna: si incarna nell’uomo, nella sofferenza dell’uomo di oggi. Passa per le strade del mondo e si china su colui che oggi è ferito".