Il 3 ottobre segna una data tragica per l’Italia e per l’Europa: dieci anni fa, un naufragio al largo di Lampedusa costò la vita a 368 persone, un evento che ha lasciato un segno indelebile nella coscienza collettiva. Per la maggior parte si trattava di eritrei, che, per fuggire dalla Libia, avevano intrapreso il viaggio della speranza attraverso le pericolose acque del Mediterraneo. In una notte senza luna, qualcuno a bordo accese una torcia improvvisata. Le fiamme si propagarono quasi subito, per la presenza di benzina sul ponte. Nel panico che seguì, per sfuggire alle fiamme i passeggeri si spostarono sull’altro lato dell’imbarcazione che, sbilanciata dal peso della gente ammassata, si capovolse. Oltre al dolore per la morte dei migranti, c’era anche la consapevolezza che molte di quelle morti avrebbero potuto essere evitate. Le autorità impedirono infatti ad una nave di passaggio in quelle acque di aiutare le oltre 400 persone in difficoltà per non farle approdare in Italia.
Anche quest’anno domani, giovedì 3 ottobre, alle 20, la Comunità di Sant’Egidio organizza una veglia di preghiera a Santa Maria in Trastevere organizza una veglia di preghiera a Santa Maria in Trastevere per commemorare le vittime di quella tragedia e ricordare che, nonostante il passare degli anni, il Mediterraneo continua a essere teatro di morti, sogni infranti e disperazione. I ritardi nei soccorsi contribuirono alla morte di così tante persone. Solo nei primi nove mesi del 2024, più di 1500 persone, tra cui molti bambini e donne, hanno perso la vita o sono scomparse nel tentativo di raggiungere le coste europee.
La memoria di questi eventi non deve solo servire a commemorare le vittime, ma deve anche fungere da stimolo per l’azione. La Comunità di Sant’Egidio sottolinea l’urgenza di politiche europee più efficaci che non solo garantiscano soccorso in mare, ma che promuovano anche ingressi regolari per motivi di lavoro. L’Italia, infatti, si trova in una crisi demografica che richiede l’inserimento di nuova forza lavoro. È fondamentale, quindi, favorire il ricongiungimento familiare e incentivare i Corridoi Umanitari, un’iniziativa che ha già portato oltre 7.700 profughi in Europa, sottraendoli ai trafficanti e avviandoli verso un percorso di integrazione. Per molti di loro, la destinazione finale non è nemmeno l’Italia, ma altri paesi europei in cui spesso hanno già qualcuno ad attenderli, amici o familiari. Sappiamo bene che, quando c’è la volontà politica – come nel caso delle persone in fuga dall’Ucraina – l’Europa è in grado di affrontare enormi sfide umanitarie e dare assistenza a milioni di persone in modo umano.
In provincia di Foggia la memoria dei lavoratori morti per lo sfruttamento in corso nelle campagne italiane
In questo contesto, il tema dello sfruttamento degli immigrati nelle campagne italiane è più attuale che mai. Solo nel 2024, si sono registrati molti incidenti e tragedie legate a condizioni di lavoro disumane, spesso in agricoltura. I lavoratori immigrati, costretti a operare in situazioni precarie e pericolose, sono vittime di un sistema che li sfrutta senza scrupoli. A Borgo Mezzanone, in provincia di Foggia, si svolgerà un’altra veglia di preghiera, presieduta dall’arcivescovo Giorgio Ferretti, in memoria di coloro che hanno perso la vita a causa di questa ingiusta condizione.
La Comunità di Sant’Egidio non è nuova a iniziative di questo tipo. Già nel 2013, in seguito al naufragio del 3 ottobre, era emersa la necessità di unire le forze per affrontare il problema dell’immigrazione in modo umano e dignitoso. Attraverso diverse azioni, essa ha dimostrato che l’accoglienza e l’integrazione non sono solo parole, ma pratiche concrete che possono migliorare la vita di chi cerca rifugio e opportunità in un nuovo paese.
Il richiamo alla memoria deve tradursi in un impegno attivo: non possiamo permettere che il mare continui a inghiottire vite umane e che i lavoratori migranti restino invisibili e sfruttati. È tempo di agire in modo decisivo e compassionevole, affinché la storia non si ripeta e i diritti di tutti possano essere garantiti. I fantasmi del passato sono ancora lì, a ricordarci le conseguenze delle azioni di chi professa politiche atte all’esclusione. Ma, se non ci gireremo dall’altra parte, le soluzioni sono a portata di mano.