“ L’Africa è stata è continua ad essere una gioia universale” – Secondo Sinodo dei Vescovi per l’Africa
In questi giorni a Roma si è svolto il secondo Sinodo dei Vescovi per l’Africa. La nuova consultazione episcopale dedicata al Continente africano si è tenuto a quindici anni dalla prima consultazione e i temi trattati sono stati molti. Le urgenze infinite. La Chiesa che sta in Africa è cosciente delle difficoltà che sembrano impedire a questo Continente di decollare. Non è un caso fortuito il titolo del Sinodo: “La Chiesa in Africa al servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace”, che ha come sottotitolo: “Voi siete il sale della terra … Voi siete la luce del mondo” (Mt. 5,13 – 14). Un programma che non ammette remore; un programma di vita, ma soprattutto un’esortazione a rivedere il ruolo della Chiesa nel Continente dalla forma di cuore. A Tele Radio Padre Pio ne abbiamo parlato con il prof. Martin Nkafu Mkemnkia, Docente Universitario di Filosofia e Cultura africana presso la Pontificia Università Lateranense e alla Gregoriana e membro del Movimento dei Focolari.
“L’Africa è un immenso polmone spirituale per un’umanità in crisi di fede e di speranza” E’ quanto ha detto Papa Benedetto XVI nel celebrare la Messa di apertura del secondo Sinodo dei Vescovi per l’Africa. Quale chiave di lettura sta offrendo il Sinodo e quali le problematiche evidenziate?
Sono tante le problematiche. Il Sinodo di quindici anni fa possiamo definirlo un Sinodo teologico e pastorale. Si ebbe l’occasione di riflettere sull’evangelizzazione, sui mezzi di comunicazione, sui temi di giustizia e pace…. Il secondo Sinodo possiamo definirlo più concreto. Ossia, ci sta interrogando su come o su cosa fa la Chiesa per risollevare il destino di tanti uomini e donne che si ritrovano a vivere in una situazione di povertà, sofferenza, odio, ingiustizie, guerra ….Che cosa può fare e deve fare la Chiesa per recuperare il senso e l’importanza della giustizia e della pace. Dinanzi alle urgenze e ai problemi che investono questo Continente , la Chiesa vuole essere una presenza profetica e recuperare la ricchezza delle proprie fonti e origini.
Cosa significa, per la Chiesa africana, parlare di giustizia e riconciliazione in questo momento storico?
E’ molto importante perché abbiamo bisogno due tipi di riconciliazione. La riconciliazione tra il popolo africano e una riconciliazione con il resto del mondo. Riscoprire il senso della riconciliazione significa riscoprire quei valori fondamentali che fanno parte della cultura africana. Non si può incitare il popolo africano a fare la guerra e nello stesso momento aiutare a fare la pace. Infatti, in questi giorni ci si sta chiedendo: Ma perché abbiamo la guerra? Ma perché non viviamo in pace? Ma chi ha procurato le armi? Come si fa a recuperare l’armonia? La risposta a queste ed altre domande è una sola: eliminando ogni tipo di strumento che porta e crea guerra. E’ facile diventare eroi della pace … Ma dobbiamo diventare eroi della prevenzione della guerra. Il Sinodo non serve semplicemente a studiare e a preparare un documento che servirà semplicemente per una eventuale riflessione, ma lavorare per creare dei presupposti e delle condizioni necessarie, urgenti e concrete per eliminare tutte quelle cause che rendono l’Africa una terra di guerra. La Chiesa, luce del mondo, sale della terra, lasciandosi illuminare dalla Parola di Dio, da Cristo, deve far sentire la sua voce per aiutare un popolo sofferente.
Tra i suoi tesori, ha precisato il Pontefice, il Continente africano non annovera solo le risorse materiali, che spesso causano sfruttamento, conflitti e corruzione, ma anche quella eredità “spirituale e culturale, di cui l’umanità ha bisogno ancor più che delle materie prime”. Quali responsabilità attribuisce il Papa all’Occidente?
Il Papa già nel suo viaggio in Camerun e in Angola aveva detto delle cose che non sono state prese in considerazione. Il Pontefice prima di lasciare l’Africa ha detto: “Parto con la certezza di alcuni punti fondamentali. Il grande senso di Dio che caratterizza il popolo africano; il grande senso della famiglia che gli africani esprimono attraverso la danza, una danza in cui non ho percepito solo un folklore popolare, ma una testimonianza e un’armonia del Divino. Il Pontefice usa il termine “Divino” per evidenziare e far capire che si percepiva la presenza di Dio. Una presenza di cui tutto il mondo ha bisogno. Per cui, questa eredità di cui parla il Pontefice, non significa ripercorrere soltanto le origini della Chiesa primitiva africana che ha donato alla Chiesa universale grandi figure di santità e dottori della Chiesa come: Sant’Agostino, Cipriano, Tertulliano … ma di una ricchezza spirituale che è ancora oggi vuole condividere con tutta la Chiesa universale.
Tra molti mali che travagliano l’Africa, vi è anche e in modo particolare quello della diffusione dell’Aids della Chiesa cattolica sul modo di lottare contro di esso viene spesso considerata non realistica e non efficace. Durante i lavori sinodali è stato messo in evidenzia anche questa problematica?
La problematica dell’Aids non va isolata dal problema del male in quanto tale. La malattia in Africa non è solo Aids. Il problema è la malattia in Africa. Come si debella la malattia in Africa? Il mondo oggi possiede la possibilità e i mezzi per guarire diverse situazioni di malattia….però al popolo africano non viene data questa possibilità. Sono tre le malattie che stanno logorando l’Africa: Aids, Tubercolosi e Malaria. La domanda che viene da chiedersi è: a chi servono queste ricerche che vengono realizzate per il bene dell’umanità? L’Africa fa parte di questa umanità? Il popolo africano è condannato a vita a morte? Credo che difendere una causa africana significa difendere una causa dell’umanità. Se l’Africa è diventata povera, nonostante la sua ricchezza materiale e spirituale vuol dire che c’è qualcuno che sta sfruttando il continente africano. Ma chi sono queste persone? Iniziamo a far chiarezza e ad attribuire le proprie responsabilità a chi sta distruggendo un continente che a voglia di emergere e far valere i propri diritti.
Quali segni di speranza vede la Chiesa per il Continente africano?
Vedo una grande speranza! La Chiesa africana è la gioia del mondo. Sappiamo bene quanti fuggono via da questo Continente, solo ieri culla dell’umanità. Lo sa anche la Chiesa, che attraverso questo Sinodo vuole riappropriarsi della sua vera identità: vuole essere una presenza profetica, capace di rigenerare i suoi popoli. Lo vuole fare mettendosi di fronte alle sue responsabilità, ai suoi impegni inderogabili, alle sue potenzialità. Nonostante i mali che denunciamo, l’Africa è stata è continua ad essere una gioia universale. Con orgoglio, possiamo dire che sono aumentate le vocazioni sacerdotali e alla vita consacrata. L’Africa continua a dare missionari e sacerdoti all’Europa dove in realtà si registra un calo di vocazioni e alla vita consacrata. Questi sono segni di speranza. Questi sono segni della presenza di Cristo che opera in popolo di un Continente che dovrebbe e potrebbe essere davvero il cuore del mondo.