Il 22 novembre la Chiesa celebra la memoria liturgica di Santa Cecilia, Vergine e Martire del 3° secolo. E’ una delle figure più caratteristiche del Cristianesimo dei primi temi ed è stata definita patrona dei Musicisti e dei Cantori .Vi proponiamo alcuni stralci dell’intervista realizzata a fra Mimmo Donatelli, OFM Cap studente di Sacra Liturgia presso il Pontificio Ateneo di Sant’Anselmo e musicista.
Molte Orchestre, Filarmoniche, Bande, Conservatori, Teatri sono intitolati a Santa Cecilia patrona dei musicisti ….Eppure Santa Cecilia è una figura misteriosa, di lei poco si conosce. Come mai?
Infatti! Va un po’ riscoperto il culto di questa giovane martire della Chiesa. In realtà Cecilia, come innumerevoli martiri del Cristianesimo, offre tutta la sua vita per il Vangelo. L’iconografia la presenta mentre si accinge a suonare uno strumento musicale e in modo particolare l’organo. Però ricordiamo che all’epoca l’organo era uno strumento usato nel circo e non uno strumento liturgico come viene definito oggi. La tradizione racconta il rifiuto di Cecilia nel vendere il suo corpo e di ballare al suon dell’organo. Questa immagine è passata poi alla storia e ha fatto sì che Cecilia diventasse la Patrona dei musicisti e invocata da tutti coloro che svolgono questa attività musicale e in modo particolare nella musica di Chiesa che oggi chiamiamo musica liturgica.
In effetti la memoria liturgica di Santa Cecilia ci dà l’occasione di soffermarci sull’importanza della musica, del canto come momento di partecipazione attiva nella liturgia. Ma in che modo possiamo riscoprire questa importanza? La partecipazione attiva, “l’actuosa partecipatio”, come la definisce il Concilio Vaticano II è un dato essenzialmente nuovo. Paolo VI diceva: “Nel canto si forma la comunità, favorendo con la fusione delle voci, quella dei cuori, eliminando le differenze di età, di origine, di condizione sociale, riunendo tutti in un solo anelito nella lode a Dio”. Paolo VI aveva quindi individuato nel canto del popolo la strada maestra di una liturgia partecipata. Il canto serve alla liturgia, serve a fare liturgia. Cantare nella liturgia significa cantare dentro un evento che sta per succedere. La riforma liturgica non si è limitata a proporre di usare il canto nelle celebrazioni, ma ha detto di celebrare, cantando. Il canto è liturgico se serve la liturgia, se entra nel “gioco simbolico-sacramentale”.
Il canto è preghiera, poesia, musica,emozioni….
Qual è la tua esperienza? Credo che sia importante il “lasciarsi cantare”. In realtà siamo uno strumento che esegue delle note…. facciamo passare dentro di noi dell’aria, facciamo vibrare le nostre corde vocali…. Tuttavia è importante anche che passi lo Spirito Santo dentro di noi perché la parola che cantiamo non diventi una parola qualsiasi,ma una Parola con la P maiusola…. A vibrare dentro di noi deve essere innanzitutto lo spirito di Dio. Credo che sia questa l’esperienza di tanti, che come me, vivono l’esperienza della musica liturgica. Non facciamo altro che prestare la nostra voce a quello che sta avvenendo in una liturgia, in una celebrazione eucaristica, in un momento di preghiera…. Si tratta di un’esperienza mistica oserei dire…
Un augurio a tutti i musicisti e cantori, che come te, hanno scelto di mettere al servizio della Chiesa il talento ricevuto da Dio. L’augurio è quello di non perdere mai di vista l’essenziale. Spesso i musicisti sono vanitosi proprio perché la musica porta un po’ a questa ascesi continua, a questo superarsi continuamente. Ogni volta c’è un limite che vogliamo superare, perfezionare sempre…. L’essenziale è vivere attraverso questi doni. Il Signore ci dona dei talenti, dei doni … e la musica è senz’altro un talento da far fruttificare a servizio dei fratelli e della Chiesa.