Padre Sidival Fila è un frate francescano di origine brasiliana che vive e lavora a Roma nel Convento di San Bonaventura al Palatino. Ispirandosi all’espressionismo astratto di Jackson Pollock e all’arte informale di Alberto Burri, padre Fila riutilizza vecchi tessuti come lino, cotone, canapa, seta, per ricucirli insieme, in ore ed ore di paziente lavoro, ridonando loro vita, luce ed energia. Nascono così opere d’arte di forte spiritualità in cui il materiale, scartato dalla nostra società consumistica e destinato all’obsolescenza, riprende vita e ritorna oggetto degno di ammirazione. Il filo che ricuce i vecchi tessuti non è altro che lo spirito creativo dell’artista il quale esprime la sua interiorità ridando dignità all’oggetto e facendolo ridiventare bello.


Una delle ultime mostre dei lavori di padre Fila si è tenuta lo scorso anno in Vaticano. Papa Francesco, nel visitarla, ha voluto ricordare come “la cultura dello scarto sia uno dei fenomeni più drammatici del nostro tempo, per il quale la società umana tende a mettere da parte tutto quello che non risponde ai criteri di efficienza, produttività, reattività, ma anche di bellezza, giovinezza, forza e vivacità”. Le opere di padre Fila danno una risposta “artistica” al messaggio del Papa che esorta ogni uomo “a passare dalla cultura dello scarto alla cultura dell’armonia”.


Ma quella artistica è solo una delle risposte che l’uomo moderno deve contrapporre alla cultura dello scarto. La più importante è senz’altro la risposta sociale. Come gli oggetti così anche le persone, quando invecchiano, vengono scartate dalla società, escluse ed abbandonate a sé stesse, in nome di un modello organizzativo fondato sull’efficienza e sulla prestazione. Gli anziani diventano così i pezzi dei vecchi tessuti che padre Fila amorevolmente e con sapienza va ricomponendo per ricreare bellezza ed armonia.
Qual è il “filo” che deve ridonare dignità agli anziani nelle società moderne e, soprattutto, qual è il “progetto” alla base di tale ricostruzione? Ancora una volta ad illuminarci è un altro grande Papa – San Giovanni Paolo II – che, nella Sua “Lettera agli Anziani”, scritta nel 1999, asseriva che “gli anziani aiutano a guardare alle vicende terrene con più saggezza, perché le vicissitudini li hanno resi esperti e maturi. Essi sono custodi della memoria collettiva, e perciò interpreti privilegiati di quell’insieme di ideali e di valori comuni che reggono e guidano la convivenza sociale. […]. Gli aspetti di fragile umanità, connessi in maniera più visibile con la vecchiaia, diventano in questa luce un richiamo all’interdipendenza ed alla necessaria solidarietà che legano tra loro le generazioni, perché ogni persona è bisognosa dell’altra e si arricchisce dei doni e dei carismi di tutti”. Il “filo che ricuce” è fondamentale pertanto per ricostruire in un unicum (la “memoria collettiva”) le esperienze di vita degli anziani. Il “progetto” di chi ricuce è quello delle istituzioni (Stato, Chiesa, Scuola, Famiglia, ecc.) che su questa memoria collettiva devono fondare la custodia degli ideali civili e religiosi senza dei quali la convivenza sociale non sarebbe possibile.

“Abbiamo bisogno di una nuova alleanza tra giovani e anziani” – affermava Francesco in occasione della precedente Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani -, “perché la linfa di chi ha alle spalle una lunga esperienza di vita irrori i germogli di speranza di chi sta crescendo. In questo scambio fecondo impariamo la bellezza della vita, realizziamo una società fraterna, e nella Chiesa permettiamo l’incontro e il dialogo fra la tradizione e le novità dello Spirito”.
Nella giornata di ieri, il Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, ha diramato un Comunicato Stampa con il quale viene annunciato il tema scelto dal Santo Padre per la IV Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani, che si celebrerà il prossimo 28 luglio. “Nella vecchiaia non abbandonarmi”, è il tema proposto da Francesco tratto da uno dei Salmi più belli dell’Antico Testamento (il Salmo 71) con il quale un anziano (forse lo stesso Re Davide), ripercorrendo la sua vita di amicizia con Dio, invoca il Signore (quasi in un grido disperato) di non abbandonarlo ad un destino fatto di stenti e solitudine. Contrastare l’abbandono degli anziani è possibile solo promuovendo a tutti i livelli istituzionali una “cultura dell’incontro e dell’armonia” intergenerazionale ed attuando un progetto di costruzione del “noi” in cui nonni e nipoti, giovani ed anziani, costruiscano una vera comunità in cui nessuno dovrà più sentirsi solo.

Papa Francesco ha sempre avuto a cuore il problema degli anziani soli e fragili, esclusi quasi come fossero un peso dalla società ed allontanati dall’affetto dei più giovani. Dal 23 febbraio al 24 agosto 2022, il Santo Padre ha tenuto un percorso di catechesi sul senso e sul valore della vecchiaia che è stato raccolto in un documento edito dalla Libreria Editrice Vaticana e gratuitamente scaricabile da Internet.
Nei diciotto capitoli di cui si compone il testo, il Papa conduce una riflessione profonda sulla vecchiaia. Essa va considerata sempre come un dono perché, sebbene deboli e talora delusi, i vecchi hanno la saggezza che deriva dall’esperienza di una vita vissuta tra gioie e dolori, sogni e delusioni. Il Papa raccomanda ai giovani di parlare con i vecchi perché, attraverso il dialogo, questi possano trasmettere i loro sogni ai giovani e i giovani realizzarli o almeno tentare di farlo. Ma la vecchiaia – denuncia il Papa – è anche indifferenza, abbandono, maltrattamento. I vecchi diventano infatti un frutto della cultura dello scarto perché in una società basata sul principio materialistico della produttività non servono più a nulla. E qui Francesco si rivolge alle Istituzioni perché non solo mettano in atto strutture ed aiuti adeguati per far “invecchiare bene” la popolazione ma aumentino, con tutte le iniziative possibili, la sensibilità e l’affetto verso i vecchi. Conclude il suo percorso di catechesi invitando i vecchi – e Lui con questi…- a coltivare il sentimento della vecchiaia perché, solo sentendosi rispettato ed onorato, un anziano riesce a dimenticare le sue fragilità e a riacquistare un ruolo nella società.
Sicuramente tutti questi temi saranno ripresi nella celebrazione della Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani del prossimo 28 luglio. Promuovere la cultura dell’incontro tra giovani e vecchi e non abbandonare gli anziani: due imperativi per rendere la nostra società più umana e dare concretezza all’amore cristiano.