In due strutture psichiatriche della periferia di Roma vivono ricoverate sei persone affette da disturbi mentali. Le loro storie e quelle dei loro familiari e degli operatori sanitari che li assistono sono state raccontate nel film documentario Kripton del regista Francesco Munzi che ha vissuto circa tre mesi con loro nel corso del 2022.
“Sono partito – dice Munzi – da una suggestione e da un desiderio di un’avventura. Volevo portare sullo schermo un mondo interiore difficile da rappresentare e alcune esperienze psichiche. Si parla tanto di malattia mentale, ma rimane un’astrazione incontrare e avere un rapporto quotidiano con persone che soffrono di un disagio psichico. Lavorando con le comunità psichiatriche tutto questo è diventato più normale e meno mostruoso. Volevo aprire una prospettiva sul mondo e più entravo in contatto con questi ragazzi e più avevo il desiderio di approfondire”. Il film è uscito nelle sale cinematografiche in questi giorni, a cento anni dalla nascita di Franco Basaglia, lo psichiatra che con le sue idee, allora considerate “rivoluzionarie” sul trattamento della malattia mentale, portò nel 1978 all’abolizione dei manicomi e alla creazione delle comunità terapeutiche. Grazie alla Legge 180 del 1978 (nota anche come Legge “Basaglia”) l’assistenza psichiatrica in Italia è cambiata radicalmente consentendo alle persone affette da disturbi mentali di poter essere curate non in luoghi di contenimento e segregazione sociale (quali erano stati fino ad allora i manicomi) ma in strutture sanitarie ospedaliere e territoriali, allo stesso modo di un qualunque altro malato. Nel 1994 la riforma Basaglia raggiunse la sua piena attuazione con l’istituzione – a livello delle ASL – dei Dipartimenti di Salute Mentale (DSM). Questi si articolano nei Servizi per l’assistenza diurna (Centri di Salute Mentale, CSM), in quelli semiresidenziali (Centri Diurni, CD), in quelli residenziali (strutture residenziali (SR) terapeutico-riabilitative e socio-riabilitative) e, infine, in quelli ospedalieri (Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura, SPDC e Day Hospital, DH). La rete dei Servizi per la Salute Mentale è uno dei “ fiori all’occhiello” della Sanità Italiana: il nostro è infatti l’unico paese al mondo ad aver cancellato i manicomi e ad aver restituito dignità umana e diritti civili ai malati mentali. Secondo l’ultimo Rapporto sulla Salute Mentale pubblicato nel 2023 dal Ministero della Salute, 776.829 sono stati gli “utenti psichiatrici” che nel corso del 2022 hanno ricevuto assistenza dai DSM che vedono impegnati quotidianamente oltre 30mila operatori sanitari. A questi si affiancano associazioni di volontariato, cooperative sociali e altre agenzie territoriali. La Comunità di Sant’Egidio è da sempre vicina alle persone con disturbi mentali. L’attività di sostegno sociale e psicologico svolta nei confronti degli indigenti e dei senza fissa dimora porta infatti gli operatori di Sant’Egidio a confrontarsi spesso con la malattia mentale, tratto comune a tante situazioni di povertà. Un disagio mentale che è a volte causa e a volte conseguenza della situazione di solitudine ed abbandono in cui versano i poveri o quelli che vivono per strada. Dello stretto rapporto tra disagio psichico e povertà si è parlato ieri in Vaticano ove si è svolta una Conferenza sul problema della salute mentale e sul ruolo di assistenza che la Chiesa è chiamata a svolgere nei confronti di coloro che sono affetti da disturbi mentali. Tra i vari intervenuti, Miriam Amerio – che lavora per la Caritas italiana – e Federico Di Leo – membro della Consulta della Salute Mentale della Regione Lazio ed attivo nella Comunità di Sant’Egidio – hanno ricordato con dati statistici come, tra le persone che soffrono di malattie mentali, quelle con minori risorse economiche sono le più colpite. Di Leo, in particolare, ha sottolineato che l’aiuto dato a chi ha problemi di salute mentale deve essere costante e sostenuto in un programma basato sull’accompagnamento continuo dei malati e dei loro familiari. Il lavoro di Sant’Egidio in questo ambito ha già portato a notevoli risultati che possono essere usati da modelli per future iniziative. Ad esempio nella città di Civitavecchia, Sant’Egidio nel 2012 ha realizzato, in collaborazione con la ASL Roma 4 e con il Comune, la “Città che cura”, una rete di convivenze protette per persone con disturbo mentale in un progetto di comunità solidale ed inclusione a costi sostenibili. Altro importante successo si è raggiunto in Albania dove Sant’Egidio ha contribuito negli ultimi anni alla chiusura di alcuni manicomi e alla creazione delle “Case Rosse”, case-famiglia in cui gli operatori della Comunità ospitano e “nutrono di amicizia” i pazienti psichiatrici.Come è nata la devozione di Papa Francesco per Padre Pio?
Nel 1928, fu il cappuccino ligure, padre Antonio Durante (morto in concetto di santità nel 1970), a portare, in Argentina,...