Quando ci fermiamo davanti a un presepe capiamo facilmente che quello che ci attira di più di esso non è la semplice curiosità per la sua forma artistica, per quanto particolare e originale possa essere. Infatti, mentre i nostri occhi sono attratti dai più piccoli particolari e guardano attenti ogni più piccola cosa, una serie di emozioni intime e dolci ci riaffiorano prepotentemente dentro. Esse ci ricordano quello che abbiamo provato da bambini di fronte alla stessa scena, che, in un modo semplice e concreto, ci consentiva di poter riflettere sul Mistero Divino rappresentato. In realtà è anche vero che riviviamo così anche quello che l’umanità del tempo provò tanti e tanti anni fa, in quel momento storico straordinario che fu la nascita di Gesù. Un presepe vuole rappresentare plasticamente quel fatto realmente accaduto in un passato molto lontano e il Mistero, incomprensibile e immenso, concretizzatosi in una Famiglia al tempo stesso Semplice e Sacra. È così che il cuore dell’uomo di tutti i tempi palpita davanti a un presepe tra la tenerezza e la gioia per quella nascita così importante e lo stupore per il mistero che con essa si realizza. Viene attribuita a San Francesco d’Assisi la rappresentazione del primo presepe: nel 1223, dopo l’autorizzazione di papa Onorio III, in un Natale passato nell’eremo di Greccio. Qui Egli pensò di realizzare la possibilità di "vedere con gli occhi del corpo" Gesù nato e adagiato nella mangiatoia, con ai lati solo un asino e un bue, che, secondo quanto riportato nei Vangeli apocrifi, erano presso il Bambino. Il termine. "presepe" viene proprio dal latino "praesaepe" cioè greppia, mangiatoia o dal latino "praesepire" (recingere), da cui luogo recinto ove venivano custoditi gli animali, che sta ad indicare proprio la caratteristica centrale della rappresentazione. La particolarità di questo primo presepe di Greccio è che in esso non c’erano statue o raffigurazioni, ma solo la mangiatoia con i due animali e su di essa un altare portatile su cui fu celebrata l’Eucaristia. San Francesco voleva così che fosse "evidente" il mistero dell’Incarnazione attraverso il quale il Signore si fa incontrabile soprattutto attraverso i segni liturgico-sacramentali. Le principali fonti per la raffigurazione del presepe furono e sono i versetti dei Vangeli di Matteo e Luca cosiddetti "dell’infanzia", che riportano la nascita di Gesù avvenuta al tempo di Erode, a Betlemme di Giudea, piccola borgata nobile che aveva dato i natali al re Davide. Alcuni elementi, però, derivano dai Vangeli apocrifi. Il presepio è in realtà una rappresentazione ricca di simboli. Alcuni di questi sono riconducibili al Vangelo di Luca (la mangiatoia, l’adorazione dei pastori, la presenza degli angeli nel cielo.) Altri appartengono più propriamente all’iconografia dell’arte sacra. (il mantello azzurro della Madonna che simboleggia il cielo, il manto di San Giuseppe dai toni dimessi che indica la Sua umiltà). Altri simboli ancora (il bue e l’asinello) traggono ispirazione dai Vangeli apocrifi o da un’antica profezia di Isaia (“il bue ha riconosciuto il suo proprietario e l’asino la greppia del suo padrone”: anche se non riferita alla nascita di Cristo, l’immagine dei due animali viene utilizzata come simbolo degli ebrei – bue – e dei pagani -asino). Anche la grotta non compare nei Vangeli canonici, ma essa è un ricorrente simbolo mistico e religioso per molti popoli, luogo in cui si trovano le acque primordiali della nascita o della rinascita a una nuova vita. A Betlemme, la Basilica della Natività, però, sorge intorno a quella che la tradizione indica come la grotta ove nacque Cristo, secondo quanto affermano i Vangeli apocrifi. I Magi sono derivati dal Vangelo di Matteo e dal Vangelo armeno dell’infanzia (apocrifo): si potrebbe trattare di tre sacerdoti persiani con doni diversi oppure ognuno di razza diversa sarebbe simbolo di una delle tre popolazioni del mondo all’epoca conosciute (Europa, Asia, Africa). La notizia della vicenda del presepio di Greccio si diffuse con una certa rapidità ancor più dopo la morte e la canonizzazione di Francesco, cui seguì una forte amplificazione della devozione verso il Santo di Assisi. La Chiesa, che da sempre privilegia il linguaggio dei segni e dei simboli, accolse e incentivò la tradizione del presepe ritenendolo un mezzo importante per la diffusione dell’annuncio evangelico, perché in esso tutto indirizza alla centralità di Gesù. L’iconografia del presepio si diffuse, infatti, dall’idea di Francesco rapidamente già nel XV sec. nelle chiese e nelle tradizioni popolari. Ma il grande sviluppo si ebbe nel ‘700, con il sorgere a Roma di veri e propri artigiani del presepio, artisti autori di statuine di terracotta sempre più caratteristiche e tipiche, i cosiddetti. "pupazzari", mestiere poi diffusosi rapidamente in altre zone, soprattutto nelle regioni all’epoca pontificie. Essendo il presepe un prodotto artistico che mira a rappresentare la concretizzazione del Divino nella vita quotidiana reale dell’umanità, esso finisce con l’essere un prodotto culturale, in cui le diverse culture esprimono le loro particolarità e significative varianti, pur rimanendo l’idea centrale (la nascita di Gesù) invariata e fondamentalmente sempre uguale. La rappresentazione di scene della Natività è nella storia all’inizio prerogativa esclusiva dell’arte pittorica. Possiamo dire che la più antica raffigurazione della Vergine con il Bambino si trova nelle Catacombe di Priscilla sulla via Salaria a Roma, opera di un ignoto artista del III sec. all’interno di un arcosolio del II sec. Tra i presepi più antichi, invece, quello realizzato a tutto tondo nella Basilica di Santo Stefano a Bologna, forse del XIII sec. e opera di un artista noto con il nome convenzionale di "Maestro del Crocifisso". È a Roma il presepio a tutto tondo di Arnolfo di Cambio (1289) in Santa Maria Maggiore. A Napoli, invece, in San Giovanni a Carbonara il presepio realizzato in legno con sibille e profeti, del fine ‘400. Un’arte, dunque, quella dei presepi, che ha radici lontane e che continua, pur tra mille difficoltà, la sua tradizione, fiera della sua creatività e sicura dell’importanza del suo messaggio. L’uomo e la donna di oggi, più che mai, hanno bisogno come Francesco di "vedere con gli occhi del corpo" il Bambino nella mangiatoia per poter "sentire" dentro quella tenerezza che commuove, quella gioia che vivifica, quello stupore che trasforma per entrare in giusta sintonia nel Mistero più grande e più bello che all’umanità sia stato donato di provare.
Siamo stati ospiti della mostra di arte presepiale dell’Associazione Presepistica Foggiana dove la Sig.ra Filomena Turchiarelli ci ha raccontato la missione dell’associazione di cui fa parte. Clicca qui per vedere l’intervista: https://www.youtube.com/watch?v=V9tznEtBJoc