A fine anno scolastico, abbiamo organizzato un appuntamento con un professore di religione per cercare di conoscere più a fondo i ragazzi, la scuola, e provare a fare il punto della situazione. Viene fuori che i nostri figli spesso, indirettamente, lanciano segnali, messaggi, richieste che il più delle volte, però, non vengono percepiti dalle persone anche più vicine a loro: genitori, insegnanti, educatori.
Segnali, richieste esplicite e implicite a cui occorre dare risposte, ma non sempre si è preparati. Occorre formarsi. La formazione per tutti coloro che si occupano di educazione consiste innanzitutto nel caricarsi di umiltà, poi non deve mandare il dialogo e la stima per infondere sicurezza. Indispensabile anche una elevata carica di affettività e vicinanza, per non farli sentire soli. Gli adolescenti spesso pensano di uscire fuori dall’anonimato o da uno stato di forte solitudine, entrando a far parte di gruppi, ma il più delle volte riscoprono il fatto che nonostante il gruppo, nonostante la massa sono eternamente soli, anche se circondati da tanti amici e addirittura questi amici sovente diventano “educatori”. Vengono cioé ascoltati più dei loro genitori. In un certo senso, questo significa che hanno perso fiducia negli adulti, li trovano indifferenti ai loro problemi, alle loro domande, distanti perché presi da tante altre cose. Questa generazione di genitori oggi, non ha tempo o diventa egoista. Non c’è comunicazione, né ascolto. I ragazzi, purtroppo, fortemente demotivati, appiattiti, hanno quindi bisogno di un forte scossone nella loro esistenza ma non lo si può dare con interventi drastici o forzati. Occorre entrare in punta di piedi nella loro vita così confusa per cercare di mettere ordine.
La soluzione c’è ed è facile: dare testimonianza. Il modello per noi cristiani ovviamente è Gesù. Prototipo da seguire, punto di riferimento al quale mirare per non sbagliare. “Soluzione” valida per i ragazzi ma anche per gli adulti.