Salvo ricorsi dell’ultimo minuto, giovedì 25 gennaio, Kenneth Smith, 58 anni, detenuto nel “braccio della morte” del carcere di Holman in Alabama (USA) sarà giustiziato per un omicidio commesso nel 1988. Il 18 marzo di quell’anno, la moglie di un pastore anglicano della contea di Colbert in Alabama fu pugnalata a morte. Una settimana dopo, il marito si suicidò. Gli investigatori appurarono che il pastore aveva una relazione extraconiugale, era profondamente indebitato ed aveva stipulato un’assicurazione sulla vita della moglie. Aveva quindi assoldato due persone, tra cui Kenneth Smith, per assassinare la consorte e riscuotere il premio assicurativo. Al processo, Smith si difese sostenendo di aver accettato la somma di 1000 dollari dal pastore per malmenare la moglie ma non per ucciderla. E in effetti, la giuria, dando credito a questa versione, votò per l’ergastolo ma la pena fu commutata dal giudice del tribunale in condanna a morte.

(Alabama Department of Corrections, ADOC)
Da allora, Smith ha trascorso quasi 36 anni in carcere attendendo il fatidico giorno. Già a novembre 2022 fu fissata la data per la sua esecuzione. Smith ricorda che, dopo aver consumato il suo ultimo pasto e salutato i parenti, fu condotto nella “cella della morte” dove trascorse quasi quattro ore su una barella mentre gli operatori sanitari cercavano invano di prendere una vena per praticargli l’iniezione letale. Letteralmente crivellato da punture, praticate un po’ ovunque sul suo corpo, Smith fu poi riportato in cella e la sua esecuzione a morte fu rinviata. Da allora, come ricorda lui stesso in un’intervista rilasciata al “The Guardian” di Londra, ha sofferto di un grave “disturbo da stress post-traumatico” con ansia, depressione, insonnia ed incubi notturni ricorrenti.
A 14 mesi dal rinvio della sua condanna a morte, Smith ritorna nuovamente nella stessa “cella della morte” con un’unica variazione al protocollo di esecuzione. La sua “soppressione” verrà eseguita con un metodo “nuovo” mai praticato fino ad ora su un essere umano. Gli verrà applicata infatti una maschera respiratoria sul viso con cui gli verrà somministrato azoto puro. La morte sopraggiungerà per mancanza di ossigeno, una vera e propria forma di “soffocamento chimico”. Questa tecnica (“ipossia da azoto”) è già stata utilizzata in passato per l’eutanasia degli animali ma poi è stata messa al bando dai veterinari che l’hanno giudicata particolarmente dolorosa e crudele, soprattutto quando praticata senza una preliminare anestesia, come dovrebbe accadere per Smith.

(Foto ottenuta da Montgomery Real-Time News)
“I am not ready, brother” (“non sono pronto a tutto questo, fratello”): questo il disperato appello lanciato al mondo da Kenneth Smith alla vigilia della sua esecuzione tramite le pagine del Guardian. Ed il mondo si sta mobilitando.
Numerose associazioni scientifiche giudicano crudele l’ipossia da azoto sulla base delle evidenze prodotte non solo in animali sottoposti ad eutanasia ma anche in uomini infortunati sul lavoro e deceduti per intossicazione acuta da inalazione di azoto puro. L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani a Ginevra ha espresso profonda preoccupazione che l’esecuzione mediante “asfissia da azoto” possa equivale a tortura o a “trattamenti crudeli, inumani e degradanti”, vietati dal diritto internazionale.
In Italia numerose associazioni fra cui “Nessuno tocchi Caino” e la “Comunità di Sant’Egidio” si stanno mobilitando per denunciare al mondo la terribile esecuzione di Smith, un uomo che, dopo aver ammesso il suo delitto e aver scontato oltre 36 anni di prigione, viene ricondotto per la seconda volta nella “cella della morte” per essere ucciso con un metodo mai sperimentato prima su esseri umani.

(Foto ottenuta da NBC News)
Oggi, alle 11.30, a Roma, nella Sala Conferenze della Comunità di Sant’Egidio in Via della Paglia, si è tenuta una conferenza stampa durante la quale Mario Marazziti, cofondatore della World Coalition Against the Death Penalty, ha raccontato la terribile storia di Kenneth Smith stigmatizzando il fatto che non si tratta semplicemente di un’esecuzione bensì di un nuovo terribile modello di quella “killing fury” (“accanimento omicida”) che caratterizza la “cultura di morte” della pena capitale. Il nostro impegno – ha proseguito Marazziti – non è soltanto quello di salvare una vita ma di evitare che l’Alabama diventi agli occhi del mondo il primo Stato ad aver fissato l’ipossia da azoto come nuovo metodo di morte. Uno Stato – ricorda Marazziti – in cui nacque il Movimento per i Diritti Civili degli afroamericani con lo storico Boicottaggio degli Autobus del 1955, quando Rosa Parks si rifiutò di cedere il suo posto ad un bianco sull’autobus in cui viaggiava. Uno Stato – quello dell’Alabama – che ha incentivato non solo il turismo internazionale ma anche gli investimenti da parte di aziende italiane ed europee. Per questo motivo – ha aggiunto Marazziti – è stato lanciato da numerose autorità religiose un appello alla Governatrice dell’Alabama perché fermi questo assassinio. Al tempo stesso è stato inviato un invito affinché il mondo politico ed imprenditoriale italiano ed europeo disincentivi il turismo e gli investimenti economici verso l’Alabama se questo Stato, immemore della sua storia per i diritti civili, volesse ostinarsi a portare a termine quest’atto di barbarie. Un atto che peraltro, ritornando alla storia di Kenneth Smith, non serve a ridare la vita alla vittima, al complice di Smith (nel frattempo deceduto in carcere) o al marito della vittima ma serve unicamente a togliere dal mondo un’altra vita, senza pietà e compassione alcuna.
Salviamo questa vita, evitiamo che lo Stato dell’Alabama si macchi di questo atto infame e – in generale – fermiamo questa cultura della morte, evitando di “brevettare” questo nuovo metodo di esecuzione capitale: questo, in sintesi, il messaggio che Marazziti ha rivolto in Conferenza Stampa a due giorni dalla programmata esecuzione di Smith.
A questa, tenutasi oggi presso la Comunità di Sant’Egidio, si aggiungeranno altre analoghe conferenze stampa in diverse città europee, tra cui Parigi, Berlino, Barcellona e Budapest.