Lo studente che lavora? Non è più una meteora. Lo studente a tempo pieno? Al contrario, è una figura in declino. Cresce nelle università italiane il popolo degli studenti lavoratori, ragazzi che bruciano i tempi del primo impatto con il mondo del lavoro e che, per la prima volta nella storia delle indagini di questo tipo, effettuano il “sorpasso” sui colleghi che dispongono pienamente del proprio tempo per studiare.
I primi sono a quota 54%, con un boom dei nuovi lavori (a fianco di tutte le figure tradizionali, compaiono nuove figure operanti, ad esempio, nelle comunicazioni e nell’informazione on-line, nel terziario avanzato, nell’area non profit, etc.) e un ricorso più frequente al lavoro saltuario e occasionale (31,4% dei casi). I secondi, vale a dire gli studenti-solo-studenti sono a quota 46%. Spicca la cosiddetta “ansia da lavoro”, una tendenza che si affianca alla solitudine. Quest’ultima marca l’intero arco dell’esperienza di studio dei futuri laureati
Sono alcune delle novità emerse dal rapporto Euro Student, “Terza indagine sulle condizioni di vita e di studio degli studenti universitari italiani”, promossa dal Comitato nazionale per la valutazione del sistema universitario (CNVSU), organismo istituzionale del MIUR – URST – e realizzata dalla Fondazione Rui, in collaborazione con l’Università degli Studi di Camerino.
Abbiamo commentato questi dati con il prof. Giuseppe Catalano, membro del Comitato che ha condotto l’indagine: “Gli studenti che svolgono lavori saltuari, occasionali e stagionali rappresentano oggi, da soli, circa un terzo del totale – ha affermato – anche i lavoratori che studiano crescono in misura progressiva e regolare, tanto da pesare per un quinto del totale. Il problema è che ognuno di questi studenti si scontra con l’inadeguatezza di un sistema universitario concepito e organizzato per studenti che non lavorano. E’ questo un terreno sui cui occorre fornire delle risposte, specie in considerazione del fatto che questi stessi studenti spesso sono costretti a non frequentare le lezioni.”
Prof. Catalano, riguardo ai servizi di supporto alla didattica e al diritto allo studio quali risultati sono emersi?
“Si registra una accresciuta sensibilità degli studenti ed un maggior utilizzo di alcuni di questi servizi: dalle borse di studio alle mense universitarie, alle altre forme di aiuto economico, gli studenti esprimono una valutazione più attenta e più critica delle risposte elaborate dal sistema universitario, in base alle richieste differenziate espresse. Pur tuttavia – ha proseguito Catalano – il tema della fruizione e della valutazione dei servizi allo studio si conferma cruciale, per ragioni di equità e di efficienza del sistema universitario. Da un lato infatti occorre garantire a tutti gli studenti, quale che sia la loro provenienza sociale, pari opportunità di accesso agli studi universitari; dall’altro, un efficiente sistema di aiuti consente lo sviluppo della mobilità degli studenti e con essa una più consapevole scelta della sede di studio e quindi della competizione tra le università. In un quadro che evidenzia significativi miglioramenti negli ultimi anni, permangono due aree critiche: lo scarso numero degli alloggi e delle residenze universitarie ed ancora una informazione non sempre adeguata sulle opportunità esistenti.”
Il Prof. Catalano ha concluso ricordando che gli studenti sono una componente essenziale per l’università, poiché costituiscono la ragione stessa dell’esistenza delle istituzioni formative.