Nel giorno del debutto televisivo di una nuova versione del celebre romanzo di Boris Pasternak “Il dottor Zivago”, Radio Padre Pio, nel programma ‘Mattino dieci’ ha ospitato la testimonianza di Giulietto Chiesa, per vent’anni corrispondente da Mosca per le principali testate italiane, in questi giorni nuovamente nella capitale russa.
“Ho un ricordo particolare legato al romanzo di Pasternak -ha raccontato il giornalista- Quando nel 1985 salì al potere Gorbaciov molti osservatori erano diffidenti, dubitando della sua volontà e della sua capacità riformatrice, e un esperto di cose russe scrisse che ci avrebbe creduto solo quando ‘Il dottor Zivago’ sarebbe stato pubblicato. Cosa che accadde tre anni dopo, nel 1988, e fu un evento straordinario, possente, di una forza strepitosa, anche perché la censura, oltre che per Pasternak, cadde anche per un altro romanzo, ‘I figli dell’arbat’, di Anatolj Ribakov, un ritratto memorabile di Stalin visto per la prima volta dall’interno, con grande penetrazione psicologica”.
Se ci sono voluti trent’anni per la pubblicazione di un’opera che valse all’autore il Premio Nobel, oggi la Russia vive una realtà molto diversa, e non solo dal punto di vista della libertà di espressione artistica: “In termini di assenza di censura –ha spiegato Giulietto Chiesa- si può manifestare il proprio pensiero liberamente, almeno qui a Mosca; il problema ora è che il livello dei media, ed anche della letteratura, è molto basso. Direi che somiglia molto alla vergogna e all’indecenza di stampa e tv italiana ed americana.”
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