Il 3 dicembre di ogni anno ricorre la “Giornata internazionale dei diritti delle persone con disabilità” istituita dalle Nazioni Unite nel 1981. Successivamente, nel 2006, fu siglata a New York la “Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità” per “promuovere, proteggere e garantire il pieno ed uguale godimento di tutti i diritti umani e di tutte le libertà fondamentali da parte delle persone con disabilità, e promuovere il rispetto per la loro intrinseca dignità” (art.1). Attraverso la ricorrenza del 3 dicembre, si vuole difendere e salvaguardare la qualità della vita delle persone disabili rispetto ai principi di uguaglianza e partecipazione alla sfera politica, sociale, economica e culturale della società. Ad oggi, 175 Paesi – tra cui l’Italia – hanno ratificato questa Convenzione.
In sintesi, i punti salienti di questo trattato sono l’uguaglianza e la non discriminazione dei disabili (art. 5) indipendentemente dal sesso (art. 6) e dall’età (art. 7), l’accessibilità all’ambiente fisico, ai trasporti, all’informazione e alla comunicazione eliminando ogni forma di ostacolo o barriere (art. 9), il riconoscimento della capacità giuridica (art. 12), il diritto alla libertà di movimento (art. 18) e ad una vita indipendente con inclusione nella società (art. 19), il diritto all’istruzione (art. 24), alla salute (art. 25) e alla abilitazione/riabilitazione (art. 26) e, soprattutto, il diritto al lavoro e all’occupazione (art. 27). Emerge chiaramente come in questa Convenzione vengano richiamati – per le persone con disabilità – tutti i principi generali di tutela e promozione dei diritti della persona contenuti nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 1948 a partire da quello fondamentale del diritto alla vita (art. 10).
In questa giornata dedicata ai diritti delle persone con disabilità, nel dopo-Angelus trasmesso da Casa Santa Marta, Papa Francesco ha voluto farci sentire la Sua voce: “Accogliere e includere chi vive questa condizione aiuta tutta la società a diventare più umana. Nelle famiglie, nelle parrocchie, nelle scuole, nel lavoro, nello sport impariamo a valorizzare ogni persona con le sue qualità e capacità e non escludiamo nessuno”.
Gli fa eco il Presidente Sergio Mattarella con le dichiarazioni diffuse dal Quirinale: “Sono milioni le persone con disabilità che ogni giorno combattono per una vita indipendente e che ci insegnano come affrontare con forza vitale e grande dignità le difficoltà: a loro dobbiamo rispetto. Alle loro straordinarie famiglie, ai volontari e alle associazioni che si battono per l’affermazione dei loro diritti va oggi l’apprezzamento della Repubblica. Salute, istruzione, mobilità, lavoro, sono diritti che per le persone con disabilità rappresentano il frutto di lunghe battaglie lastricate di dolore, mortificazione, senso di ingiustizia e impotenza, episodi di discriminazione. L’inclusione delle persone con disabilità è banco di prova della piena affermazione dei diritti umani. (…) Le persone con disabilità sono una risorsa per la comunità e la loro partecipazione alla vita della società è preziosa”.
Le attività della Comunità di Sant’Egidio
La comunità di Sant’Egidio da molti anni è a fianco delle persone disabili puntando soprattutto sulla loro integrazione nel mondo del lavoro. Nel 1991 è stata costituita a Roma una cooperativa sociale “Pulcinella – Lavoro” che ha aperto a Trastevere un piccolo locale dove all’inizio quattro disabili con i loro amici di Sant’Egidio hanno affrontato la sfida del mondo del lavoro. Successivamente, nel 1998, il locale si è allargato trasformandosi nella Trattoria de Gli Amici in Piazza di S. Egidio. Negli anni è cresciuto il numero di disabili che lavorano nel locale: alcuni in cucina collaborano con lo chef mentre altri sono impegnati in sala, affiancati da un gruppo di volontari di Sant’Egidio che collabora nella gestione del ristorante. A parte la ristorazione di qualità, basata su una reinterpretazione moderna della cucina tradizionale romana, i due elementi più significativi di questo ristorante “governato” dai disabili sono la simpatia suscitata dal loro sorriso e dalla loro laboriosità e l’amicizia con la quale si propongono ai clienti. Un effetto particolare che induce alla riflessione è quello creato dalle magliette dei camerieri che sul dorso riportano le domande: “Capace? Idoneo? Abile?” e sul petto: “Amico” (semplicemente Amico). In questo modo si sta cercando di creare non solo un nuovo modello di inclusione lavorativa ma anche un nuovo concetto di disabilità.
Altra iniziativa di Sant’Egidio, che risale alla fine degli anni ottanta, è stata la creazione dei Laboratori d’Arte, luoghi di formazione e studio di persone disabili adulte che non avevano avuto la possibilità di usufruire di percorsi scolastici integrati. Attraverso l’apprendimento di tecniche artistiche, di relazione e di comunicazione (grazie anche a mezzi informatici), la persona disabile viene messa in grado di esprimere un proprio pensiero e giudizio sul mondo e – mediante la creazione di opere d’arte – di far emergere la propria interiorità. Negli ultimi anni i Laboratori si sono aperti all’incontro con artisti contemporanei. Il rapporto con gli artisti non solo ha potenziato l’azione dei Laboratori verso nuove creatività ma ha contribuito a creare una nuova cultura sociale e culturale della disabilità.
In conclusione, è necessario che ognuno di noi veda nella persona disabile un amico “che ha il diritto di essere aiutato a partecipare il più possibile alla vita sociale. Per far questo – afferma Rossano Bartoli, Presidente della Fondazione “Lega del Filo d’Oro” – servono persone preparate, servizi, strutture e soprattutto risposte concrete, sapendo che da una situazione di fragilità nascono occasioni importanti per tutti noi, chiamati a contribuire alla costruzione di una società più giusta ed umana”.