“La Francia ha avuto ed ha tuttora un autentico culto per Federico Fellini. Del resto, come nel caso di Ermanno Olmi, ed oggi di Pupi Avati, molti autori italiani controcorrente hanno trovato proprio in Francia un buon ascolto”.
Mentre al 56° Festival di Cannes è in corso, a dieci anni dalla morte la retrospettiva su Fellini, ‘Mattino dieci’ ha intervistato in proposito Ernesto G. Laura, uno dei più importanti critici cinematografici, consulente della Cei, che sul grande regista riminese ha affermato tra l’altro: “Non è vero che l’Italia abbia dimenticato Fellini. Certo, essendo un autore irripetibile, senza maestri né discepoli, costituisce nel nostro cinema un capitolo enorme sì, ma chiuso in sé. La lunga storia della sua carriera è la storia di un artista che non parla in terza persona come gli altri, ma dice ‘io’, raccontando nei suoi film sopratutto se stesso”.
Sul rapporto con la chiesa cattolica, ha spiegato lo studioso, le polemiche causate da ‘La dolce vita’ (opera del ’60) sono state solo un piccolo capitolo: “con Fellini il mondo cattolico è rimasto in dialogo fino alla fine”.
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