Quello di Tolkien non è un mondo alternativo nel quale nascondersi pavidamente per sfuggire agli obblighi imposti dalla realtà attuale; esso rappresenta, al contrario, un modello a cui aspirare mediante ciò che egli stesso definiva una coraggiosa “evasione del prigioniero” di fronte all’oppressione di un’epoca dominata dalla razionalità, atteggiamento che, di fatto, nulla ha da spartire con quella “fuga del disertore” ritenuta da certa critica come principale fine del genere letterario fantastico.
Pagina dopo pagina si avverte, nell’opera tolkieniana, il richiamo a quella che, parafrasando Gianfranco De Turris, si può definire una contestazione del progresso elevato a religione di vita, in nome della tradizione originaria che altra non è se non quella della Terra di Mezzo, dello spirito cavalleresco, del viaggio iniziatico; che si oppone al materialismo in nome della forza dello spirito e degli ideali; che esalta il superamento delle proprie debolezze facendo leva sul coraggio e la forza di volontà; che fa apprezzare l’esperienza di un’amicizia fraterna e salda, cementata dalla condivisione disinteressata di mille difficoltà. Virtù, che secondo alcuni studiosi trovano compimento nella “via mistica” di Frodo (quella della rinuncia e del sacrificio) e nella “via dell’azione” di Aragorn (la via cavalleresca della restaurazione di un ordine di giustizia); due esempi che possono condurre l’uomo a ritrovare le qualità smarrite col peccato originale e ancora incarnate dalla perfezione degli Elfi.
Ma c’è un ulteriore aspetto legato a questi temi che suggestiona non poco gli appassionati del genere e che trova finalmente una completa esposizione nel saggio biografico Tolkien e la Grande Guerra. La soglia della Terra di Mezzo, di John Garth, edito da Marietti, in cui si analizza con accuratezza documentale la cronaca della vita del professore di Oxford nel decennio compreso tra il 1910 e il 1919, esplorando questa parte fondamentale della sua vita e le influenze che hanno dato avvio alla genesi della Terra di Mezzo.
Un periodo, quello esaminato, in cui Tolkien ha vissuto esperienze che lo hanno profondamente segnato come l’orrore e l’eroismo sperimentati al fronte, o quelle vissute a Oxford come studente universitario e prima ancora a Birmingham come studente liceale sognatore di mondi paralleli. Uno studio che mette in luce aspetti inediti e per certi versi inimmaginabili, se si resta ancorati a descrizioni stereotipate, del grande letterato sudafricano.
Con la collana Tolkien e Dintorni, di cui il citato testo di Garth fa parte, l’editrice Marietti ha tracciato un percorso nuovo nel panorama nazionale di critica e saggistica tolkieniana, un ambito che soprattutto negli ultimi anni, conseguentemente alla riscoperta de Il Signore degli Anelli, ha visto un rapido susseguirsi di testi non sempre adatti ad un approccio scientifico alla materia.
Un’ottima base dunque dalla quale lanciarsi nella originalità pregna di significati dell’opera di Tolkien che al di là delle speculazioni cinematografiche merita soprattutto di essere vissuta appieno attraverso quella “tradizionale” pratica che è la lettura.
In morte di Papa Francesco. Fr. Francesco Dileo
La lettera del Ministro della religiosa provincia "Sant'Angelo e Padre Pio" Provinciale fr. Francesco Dileo in morte di Papa...