Nel cuore del Mediterraneo, Cipro si trova a fare i conti con una delle crisi migratorie più gravi in Europa. L’isola, divisa tra la parte greco-cipriota dell’Unione Europea e quella turco-cipriota, è il paese con il più alto numero di rifugiati rispetto alla sua popolazione autoctona. Un microcosmo delle sfide umanitarie globali, Cipro è il punto d’arrivo di rifugiati e migranti provenienti da conflitti e povertà in Siria, Yemen, Afghanistan, Iran, Iraq, Sudan e, più recentemente, Palestina. I campi profughi, come quello di Pournara, sono un triste simbolo di questa emergenza. Anche se negli ultimi anni sono stati compiuti alcuni miglioramenti — come l’installazione di un’area giochi e di una piccola palestra con cyclette e altalene — queste modifiche sono soltanto contentini, che non possono certo nascondere la gravità della situazione. La vita dei migranti che abitano il campo è segnata dalla frustrazione dell’attesa e dalla precarietà della loro condizione. Molti vivono lì da mesi, talvolta da anni, senza sapere quando e se riusciranno a uscire.
Le richieste d’asilo a Cipro sono processate con incredibile lentezza. I tempi di attesa possono superare anche i due o tre anni, e molte domande finiscono per essere respinte. I migranti, intrappolati in un limbo burocratico, non solo sono costretti a vivere in condizioni difficili, ma si trovano anche a fronteggiare politiche governative sempre più restrittive, come i respingimenti e le ispezioni alle frontiere, che hanno ridotto significativamente gli arrivi nei campi. Nonostante queste difficoltà, la comunità di Sant’Egidio, che da anni è presente a Cipro, continua a offrire una speranza tangibile a chi è più vulnerabile. I volontari, provenienti da paesi di tutta Europa — Germania, Spagna, Italia, Belgio — sono tra i pochi a portare aiuto in un’isola che altrimenti rischia di sembrare dimenticata. Indossano le loro pettorine colorate mentre lavorano nel campo di Pournara, dove organizzano attività di sostegno come corsi di lingua (italiano, inglese), laboratori di cultura, e momenti di aggregazione. Il “ristorante dell’amicizia” che gestiscono è un punto di riferimento per chi vive nel campo: un piccolo spazio di convivialità che regala momenti di normalità in un contesto di vita difficile.
La dedizione dei volontari non si limita a portare conforto psicologico, ma include anche azioni concrete per migliorare le condizioni di vita dei rifugiati, come l’assistenza legale e l’orientamento verso percorsi di accoglienza in altri paesi europei tramite i corridoi umanitari. Questi canali legali sono nati grazie alla collaborazione tra la Comunità di Sant’Egidio, la Federazione delle Chiese evangeliche, la Tavola valdese, la Cei e il governo italiano. Dal 2016, attraverso i corridoi umanitari, più di 7.000 rifugiati sono riusciti a raggiungere l’Europa in modo sicuro, senza dover rischiare la vita in pericolose traversate in mare.Ma non tutti i migranti che arrivano a Cipro hanno la fortuna di poter accedere a questi programmi. Alcuni sono destinati a rimanere bloccati in una zona cuscinetto tra Cipro Nord e Sud, amministrata dalle Nazioni Unite, dove le condizioni sono ancor più dure: mancano i servizi essenziali come l’elettricità, e l’acqua scarseggia. Le persone lì vivono in un’inquietante incertezza, senza sapere cosa riserverà loro il futuro.
La situazione, purtroppo, non sembra destinata a migliorare a breve. Il governo cipriota, pur attuando politiche di contenimento degli arrivi, continua a fronteggiare una crisi umanitaria in continua espansione. I numeri parlano chiaro: nel 2023, più di 10.000 migranti sono arrivati a Cipro, ma le politiche di accoglienza restano insufficienti e le risposte politiche inadeguate. In questo contesto drammatico, la Comunità di Sant’Egidio rappresenta una delle poche realtà di solidarietà attiva e concreta. Ogni volontario che arriva sull’isola lo fa spinto dalla volontà di rispondere a un bisogno urgente: portare umanità e speranza a chi sta vivendo una delle esperienze più difficili della propria vita. Nonostante le difficoltà, il messaggio che emerge è forte: anche nei luoghi di sofferenza e incertezza, la solidarietà è un faro che può illuminare il cammino di chi è in cerca di una nuova vita. E in questo viaggio, non sono solo i migranti a essere aiutati, ma anche coloro che scelgono di dedicare il proprio tempo e le proprie energie per aiutare gli altri, dimostrando che la vera ricchezza sta nell’incontro e nell’accoglienza reciproca.