“Il mio cordiale pensiero va ora ai nostri fratelli delle Chiese d’Oriente che celebrano quest’oggi la Pasqua. Il Signore risorto rechi a tutti i doni della sua luce e della sua pace. Christos anesti! Christos vaskries!. Sono queste le parole pronunciate da Papa Benedetto XVI al termine del Regina Coeli di ieri, domenica 26 aprile, seconda domenica di Pasqua per la Chiesa Occidentale. In questo cammino di preparazione alla Santa Pasqua, ogni sabato pomeriggio, Radio Padre Pio ha avuto la possibilità di approfondire e conoscere le la spiritualità e le tradizioni della Chiesa Ortodossa con il programma: “Camminiamo insieme verso la Pasqua curato da padre Gabriele, Monaco Ortodosso del Patriarcato Ecumenico di San Basilio il Grande di Revello (Cuneo). Vi proponiamo alcuni stralci dell’intervista sulla Pasqua Ortodossa.
Padre Gabriele, secondo il Cristianesimo ogni Domenica è Pasqua. Questo pensiero è vissuto in modo particolare all’interno dell’Ortodossia? Si tratta di un appuntamento importante per tutta la cristianità e direi per tutta l’umanità …anche per chi non crede e non conosce
Ancora oggi la Pasqua, festa delle feste, ha una solennità particolare. In che modo si prepara la Chiesa Ortodossa a celebrare la festa delle feste? La prima parola che viene in mente è “esplosione”. Nella Chiesa Ortodossa questa festa è il culmine di tutta la preparazione che abbiamo vissuto insieme, di tutte le tappe ascetiche e liturgiche che abbiamo seminato nel corso di questo appuntamento settimanale. Il sabato di Pasqua, celebriamo funzioni molto lunghe, complesse, elaborate che arrivano al loro culmine con al distribuzione della luce. La luce è una candela che il sacerdote tiene accesa e con la quale accende le candele che i fedeli tengono in mano. Da quel momento incomincia la vera Pasqua per noi. Si “esplode” con il grido pasquale: “Cristo è Risorto!”. Tutto il popolo risponde: “E’ veramente Risorto!” Questo saluto echeggerà in tutte le Chiese Ortodosse e in tutto il mondo per quaranta giorni. Si accende tutto…. Dal buio più totale si passa all’accensione di ogni cero, di ogni lampada, di ogni luce….Si passa dall’oscurità del sepolcro alla luce della Risurrezione. Si passa dalla durezza dell’ascesi quaresimale alla gioia della festività. Si passa dal digiuno al banchetto, dal lamento al canto. La Chiesa Ortodossa vive questo momento in modo viscerale e completamente coinvolgente in tutti i sensi.
Esattamente ciò che succede all’inizio della liturgia della Veglia Pasquale nella Chiesa Occidentale… Esattamente! Se c’è proprio un evento nel quale le Chiese si riconoscono sorelle è proprio l’evento pasquale, ognuna con le proprie tradizioni. La Chiesa Ortodossa ha una ricchezza liturgica che ha dell’incredibile e festeggia con gioia la Festa delle Feste, chiamata anche Festa dell’Illuminazione o Festa delle Luci.
La celebrazione del primo giorno di Pasqua e anche di tutta la Ottava Pasquale è molto gioiosa, ricca di esultanza. Un infinito numero di volte si ripete: “Cristo è risuscitato dai morti, con la morte ha vinto la morte e ha datola vita a tutti quelli che stavano negli inferi” Questo è il tropario, ossia l’antifona di Pasqua che viene cantato e ripetuto diverse volte e per tutta la settimana luminosa, in tutte le funzioni e liturgie. Inoltre il tropario è presente nei quaranta giorni, fino all’Ascensione. Ricordo, anche, che la notte di Pasqua, il tropario: “Cristo è Risorto!” viene cantato in tutte le lingue del mondo per evidenziare e far capire che la Pasqua è un evento che riguarda tutta l’umanità e deve essere annunciato a tutti gli uomini.
L’iconografia con la quale si rappresenta la Resurrezione – Discesa di Cristo agli inferi è particolarmente significativa. Possiamo spiegare ai nostri radio ascoltatori il significato dell’Icona? L’icona che prendiamo in considerazione – nella foto – è l’immagine del Cristo con una tunica bianca splendente situato al centro dell’icona stessa. Le mani del Cristo sono abbassate e afferrano i polsi di un uomo con la barba e di una donna con il capo coperto. A vederlo sembra che Cristo stia facendo uno sforzo per sollevare queste persone che si trovano in un buco nero in mezzo al quale ci sono due porte e alcuni chiavistelli spaccati. Quelle porte rappresentano le porte degli inferi, i chiavistelli rappresentano una specie di chiusure che impedivano la risurrezione, ossia alle anime lì trattenute di uscire alla vita. Le due figure, l’uomo con la barba e la donna con il volto coperto, rappresentano Adamo ed Eva. Questo Cristo, che scende agli inferi e con prepotenza distrugge, sfonda queste porte e carpisce, riportando alla vita Adamo ed Eva, progenitori del genere umano e in quel momento simbolo di tutto il genere umano. Con questa icona la Chiesa Ortodossa celebra non soltanto la discesa di Cristo agli inferi, ma il suo assoluto trionfo. La morte non poteva gustare colui che era la Vita. L’inferno fui amareggiato poiché si era impossessato di un corpo e si ritrovò distrutto da un Dio. Lì in tutta la sua potenza, la divinità del Cristo emerge con un atto d’amore, che è quello di salvare, richiamando a sé verso l’alto Adamo ed Eva che erano caduti. E’ bello soffermarsi anche sulla figura di Adamo rappresentato con la barba. Abbiamo sempre avuto di lui l’immagine di un giovane spensierato… mentre nell’icona appare come colui che ha raggiunto la maturità spirituale e fisica.
L’icona ci invita a tenere lo sguardo fisso sulla Resurrezione ricordandoci che la morte viene distrutta… Non solo… ci invita soprattutto a prenderci per mano. C’è proprio questa bella raffigurazione dei polsi afferrati….esattamente come quando uno sta per cadere nel burrone e l’altro lo prende per il polso per non farlo cadere… come per dire: “ti tengo io….non cadrai…” E’ una prese che non teme, che non lascia, non abbandona…E’ la missione di Dio che non ha mai voltato le spalle a nessuno. In caso di caduta noi siamo soliti mettere le mani avanti per non sbattere con la faccia… Lui ci solleva di peso… Dio ci ha accompagnato per mano in questi giorni. In caso di negligenza, miopia spirituale, cadute…. Dio ha la forza di risollevarci completamente.
La liturgia ortodossa si arricchisce anche di alcuni aspetti curiosi ma di particolare significato. Quali sono? I due aspetti più curiosi sono: il brindisi con le uova sode, e la Chiesa piena di cestini con delle cose buone da mangiare. Le uova sode si fanno “cozzare” gli uni con gli altri. Le uova sono un richiamo alla vita, alla germinazione, alla pienezza di Dio che si manifesta nella creazione … questa vita che germina e che si svilupperà. Sono colorate di rosso perché secondo una tradizione, che non ha nessun sostegno teologico, un paniere di uova fu posto sotto la croce di Cristo e si tinse del sangue del Crocifisso. Il primo uovo si fa “cozzare” contro lo stipite della Chiesa come buon auspicio e poi si fa un “brindisi” in modo tale che il guscio si rompe e l’uovo può essere mangiato. Tutto ciò avviene per ricordarci che il tempo del digiuno è passato e l’uomo, alimento proibito, può tornare ad essere presente nelle nostre tavole. Il significato dei cestini è lo stesso dell’uovo. I cestini contengono tutti quegli alimenti dai quali bisognava astenersi durate la grande quaresima: carne, latticini, dolci, torte salate…. Tutti questi alimenti tornano a far parte della nostra alimentazione quotidiana con gratitudine. Perché questo? Scopriamo che quello che era proibito sotto la legge è permesso sotto la grazia. Una volta che Cristo è risorto non c’è bisogno di digiunare… lo sposo è di nuovo con noi. Si assiste ad una esplosione di convivialità e ospitalità. Spero che questa Pasqua accendi nei cuori di tutti questa voglia di essere fiamma, luce e quindi cristiani fino in fondo.
Un augurio ai nostri radioascoltatori…. Auguro e prego che la forza della Resurrezione dia a tutti quanti il coraggio di continuare a percorrere una strada di conversione. La forza delle Risurrezione illumini tutte le vite, le situazioni… vi aiuti, vi custodisca, vi sostenga… Un caro pensiero lo rivolgo ai malati perché Cristo Risorto dia forza e serenità. L’augurio più bello che possa fare e che per voi sia pasqua sempre… in tutti i giorni della vita.