Ogni anno la diocesi di Manfredonia – Vieste – San Giovanni Rotondo, organizza dei momenti di formazione e confronto con tutti gli operatori che lavorano a servizio di tutte quelle povertà presenti sul territorio, inserite all’interno della Caritas diocesana. L’assemblea diocesana del 2005 si è svolta sabato 26 novembre preso il Santuario dedicato all’arcangelo Michele a Monte Sant’Angelo (Fg). Un momento particolarmente importante per tutti gli incaricati Caritas parrocchiali, operatori dei Centri di Ascolto, volontari e sacerdoti, già addentro alla metodologia Caritas o alle prime armi i quali si sono ritrovati a confrontarsi sul tema: “Per una Chiesa in ascolto del territorio con una nuova fantasia della carità”. Il tema è stato sviluppato e approfondito dal dott. Marco Iazzolino, Responsabile dei centri di ascolto della Caritas italiana e ospite sulle frequenze di Tele Radio Padre Pio.
Dott. Iazzolino che cosa sono i centri di ascolto e come operano concretamente?
I centri di ascolto sono come delle porte aperte che la comunità ecclesiale dona al territorio. Come tutte le porte aperte rappresentano una struttura di accoglienza per tutte quelle persone che vivono in un profondo disagio che noi chiamiamo povertà economica o spirituale. In Italia ci sono oltre 3000 centri. Ci sono oltre 200 realtà diocesane e poi ci sono le realtà regionali. Tuttavia la cosa importante da considerare è che i centri di ascolto rappresentano il volto di una Chiesa che è “prossima”… che è vicina alle persone in ogni momento della loro storia: momenti felici e momenti di grande disagio. Oggi in Italia i centri rappresentano l’unica realtà totalmente gratuita al servizio della persona. Non c’è realtà analoga che faccia questo tipo di servizio di ascolto. Concretamente si ascoltano le persone e ci sono almeno tre azioni che noi suggeriamo. La prima azione è quella della presa incarico e consiste nell’aiutare tutte quelle persone che non conoscono i propri diritti a rivolgersi alle strutture pubbliche, sia per quanto riguarda le persone residenti sia gli immigrati e clandestini. Il secondo servizio consiste nel visitare le case per essere prossimi là dove queste persone vivono. Il terzo servizio che alcuni centri offrono è legato al mondo della salute. In generale e concretamente è un azione di aiuto, di servizio al prossimo che grazie alla fantasia della carità assume mille volti, dal nord al sud. E’ importante però conoscere bene le esigenze del proprio territorio per poi attuare dei progetti di aiuto concreto. Il Centro di ascolto deve essere come un’antenna per captare le esigenze per poter dare poi delle risposte. Un’antenna missionaria che si fa presente con mille forme.
Oggi chi è il povero?
Il povero oggi è soprattutto italiano. Nei nostri centri e nelle nostre Chiese siamo invasi letteralmente da persone che vivono al di sopra delle proprie possibilità. Ci sono persone che per svariati motivi si ritrovano a vivere in una ristrettezza economica eppure continuano a spendere e poi ancora spendere…. e sempre di più. Bisogna capire che purtroppo c’è una mancanza non solo di valori ma soprattutto del senso del reale. Sono molte le persone che vivono con le cosiddette dipendenze…. E vi assicuro che i dati che ne vengono fuori sono davvero drammatici. A volte ci chiediamo: “Fino a che punto noi possiamo educare ad un limite?” Oggi, purtroppo, tutto è consentito. A volte la scelta di fondo, che noi abbiamo fatto per la passione della vita, davanti a queste situazioni sembra quasi un’optional.
Padre Pio ha lasciato in eredità un segno tangibile del suo amore per i poveri, l’Opera della Carità. Secondo lei quale è il messaggio che darebbe oggi alla Caritas?
Il messaggio che Padre Pio da alla Caritas, e a chi come me lavora in questo settore, è un messaggio di grande grinta. Sappiamo tutti che la vita di Padre Pio non è stata molto semplice….anzi piuttosto complicata… ma Lui non si è arreso… fino alla fine ha saputo testimoniare la sua passione per la vita offrendo un servizio per i poveri e malati: Casa Sollievo Della Sofferenza. Cosa significa grinta? Significa che anche noi dobbiamo dare a quello che facciamo una marcia in più…. e vi assicuro che non sempre è facile.