Padre Gianfranco Testa, missionario della Consolata, in Argentina 7 anni, altri 7 in Nicaragua e, infine, in Colombia per 17 anni è stato ospite nella scorsa puntata di Viandanti sulle strade del Vangelo. Con lui abbiamo parlato di missione e di perdono, due dimensioni che nella sua vita si sono intrecciate profondamente.
In Argentina padre Gianfranco è stato missionario ai tempi della dittatura di Videla e lì ha passato 5 anni in carcere, con l’accusa di essere un sovversivo. «In dittatura – ha raccontato ai nostri microfoni – se uno cerca di creare coscienza nelle persone, soprattutto dicendo che quel modo di vivere non è giusto, non è come Dio vuole, può anche succedere di finire in prigione. Ma in fondo la missione è l’annuncio della vita nuova che Gesù è venuto a portare, perché le persone siano libere e vivano con dignità. Senza sentirsi oppresse. Gesù è venuto per liberare non solo lo spirito ma anche le relazioni sociali, l’incontro con gli altri». Padre Gianfranco con la sua vita e con la sua vocazione ha potuto sperimentare che «non si può fare missione dall’ufficio, ma si fa missione dalla strada, accompagnando la gente, toccando con mano le situazioni». E ci ha spiegato come sia necessario sentirsi parte di quello che succede intorno a noi: «Dobbiamo assumere su di noi la responsabilità di quello che avviene intorno a noi. In questi giorni – ha sottolineato – stiamo vedendo quello che succede al confine tra la Bielorussia e la Polonia, tutte quelle persone che stanno morendo. Io mi faccio carico di quel peccato. È un peccato di cui io non sono responsabile ma io sono parte di questa situazione e non posso tacere, devo parlare, devo gridare, devo dire che questo non è quello che Dio vuole. Oltre al peccato personale c’è un peccato sociale di cui noi siamo parte e che noi fomentiamo se stiamo zitti, se guardiano da un’altra parte».

A Torino Padre Gianfranco ha fondato l’Università del Perdono, «un movimento di persone che offre dei corsi di formazione per capire che il perdono non è una fatica del dover perdonare chi mi ha offeso, ma è un guarire noi stessi, è un regalo che io faccio a me stesso. Posso rispondere al male con il perdono e mi libero. Il perdono è sempre una liberazione per noi».