Sono 109 le donne uccise dall’inizio dell’anno, una ogni tre giorni. Di queste, 93 in ambito familiare o affettivo, 63 per mano del partner o dell’ex. In media 89 donne ogni giorno sono vittime di un reato di genere, nella maggior parte dei casi l’autore è la persona con cui hanno o avevano una relazione. Questi sono gli ultimi numeri che fotografano una realtà drammatica, quella della violenza sulle donne. C’è ancora tanto da fare per proteggere le donne da queste violenze ma soprattutto c’è tanto da fare in termini culturali e di mentalità se si pensa che un italiano su quattro pensa che “schiaffeggiare la propria moglie non sia violenza“. È quanto emerge da una ricerca demoscopica realizzata da AstraRicerche. A destare ulteriore preoccupazione è che a giustificare botte e abusi sessuali, in particolare in famiglia, siano, a volte, proprio le vittime, ovvero le donne.
La giornata internazionale contro la violenza sulle donne è una giornata importante per riflettere su questi drammi ma soprattutto per spingere ad un cambiamento di mentalità e a creare una rete di protezione ancora più efficace per quante sono vittime di violenza e abusi.
Se volgiamo lo sguardo al mondo, oltre i nostri confini, poi, possiamo ascoltare il grido di tante sorelle perseguitate, torturate e abusate, spesso in ragione della propria fede.
In occasione di questa giornata, la Fondazione Aiuto alla Chiesa che soffre ha diffuso il rapporto “Ascolta le sue grida. Rapimenti, conversioni forzate e violenze sessuali ai danni di donne e bambine cristiane”. Ne abbiamo parlato questa mattina nel nostro spazio informativo “Il mondo intorno” con Alessandro Monteduro, direttore di Aiuto alla Chiesa che soffre. Il Rapporto è scaturito dalle numerose segnalazioni giunte alla Fondazione dai rappresentanti delle Chiese locali e da altri riferimenti di fiducia: centinaia di denunce riguardanti bambine, ragazze e giovani donne appartenenti a famiglie cristiane costrette alla schiavitù sessuale e alla conversione religiosa, spesso dietro minaccia di morte. Sono sei le nazioni esaminate nel rapporto (Egitto, Iraq, Mozambico, Nigeria, Pakistan e Siria), dal quale emerge anche “una maggiore incidenza di persecuzioni sessuali e religiose ai danni delle donne nelle situazioni di conflitto”. All’interno del rapporto la testimonianza di Maira Shahbaz, giovanissima cristiana pachistana che racconta di essere stata torturata, violentata e costretta a firmare un documento in cui dichiarava di essersi convertita e di aver sposato il suo rapitore. I dati evidenziano, inoltre, che “tra tutte le appartenenti alle minoranze religiose, le ragazze e le giovani donne cristiane siano tra le più esposte agli attacchi”.
Il rapporto completo sul sito della Fondazione Aiuto alla Chiesa che soffre. https://acs-italia.org/