Sono stati presentati oggi, a Bologna, i dati sull’aborto della Comunità Papa Giovanni XXIII, che nel 2014, in Italia, ha preso in carico, per una maternità difficile, un totale di 586 donne, 162 in Emilia-Romagna. Poco più del 50% sono donne straniere. 81 mamme incinta o con neonati sono state accolte nelle famiglie e case famiglia dell’associazione.
Da quanto si legge nel comunicato risulta «aumentato al 32% il numero delle donne indecise, o intenzionate ad abortire, che hanno chiesto aiuto. Il 65% di queste (2 su 3), dopo una proposta di aiuto e di condivisione, ha scelto di continuare la gravidanza. Tra le gestanti indecise, più di 1 su 3 (precisamente il 37%) è stata fatta oggetto di pressioni o istigata ad abortire, dato in crescita rispetto al 2013. In 2 casi su 3 le pressioni hanno avuto origine dall’ambiente familiare: dal partner nel 48% dei casi, dalla famiglia nel 20%, da personale sanitario nel 25%».
Sembra essere migliorata la collaborazione con le istituzioni, in particolare in Emilia-Romagna, dove oggi in quasi 1 caso su 3 le mamme che arrivano in Comunità sono inviate da strutture pubbliche.
Giovanni P. Ramonda, responsabile generale della Comunità, ha così commentato: «I dati incoraggiano al proseguimento della “Preghiera pubblica per la vita nascente”, che continuerà con una metodologia tipicamente nonviolenta. Non solo tutti i bambini che sono uccisi ogni anno hanno diritto di nascere, ma la società ha bisogno di loro per far ripartire la natalità e la ripresa economica».