“Contro la desertificazione non basta spendere quattrini nel tentativo di limitare i danni.
Se non vogliamo che l’avanzata del deserto diventi inesorabile, i progetti devono essere accompagnati da una incisiva politica energetica, industriale e dei trasporti“.
E’ il parere espresso da Legambiente in occasione della Sesta Conferenza delle Parti della Convenzione per la lotta alla Desertificazione, che si è appena aperta a L’Avana. Attraverso il portavoce nazionale Roberto Della Seta, l’organizzazione ricorda che “la causa principale del depauperamento dei suoli sono i rapidi mutamenti climatici causati dalle emissioni di gas serra. Bisogna ripartire dal protocollo di Kyoto, senza lasciarsi ingannare dalla sensazione che il fenomeno non ci riguardi: i dati dimostrano come il fronte caldo della desertificazione abbia già raggiunto il nostro Paese. Un Paese in cui, tuttavia, le emissioni di Co2 continuano colpevolmente a crescere“.
Dall’Italia, oltre a Legambiente, in riferimento al vertice di Cuba l’associazione Coldiretti afferma che “i cambiamenti climatici e i rischi di desertificazione sono destinati a produrre effetti strutturali sull’attività agricola, ed è quindi necessario impostare una nuova cultura della prevenzione e dell’organizzazione degli interventi ben diversa dall’attuale sistema di Protezione Civile. Aumento delle temperature estive, sfasamenti stagionali con autunno caldo e primavera anticipata, ma soprattutto modificazione della distribuzione delle piogge e aumento dell’intensità delle precipitazioni con una forte perdita per scorrimento, sono effetti dei cambiamenti climatici prevedibili che -prosegue la Coldiretti- richiedono interventi strutturali per la raccolta,la distribuzione e il risparmio dell’acqua.
Bisogna affrontare l’emergenza ma anche costruire il futuro con interventi di manutenzione, risparmio, recupero e riciclaggio delle acque. Servono le opere infrastrutturali non ancora attuate, ma anche un impegno per la diffusione di sistemi di irrigazione a basso consumo (esempio: impianti a goccia) nel settore agricolo grazie ai quali, proprio in Regioni del Sud ad alto rischio di desertificazione come la Puglia, si sta assistendo a risultati molto incoraggianti”.