Un volo charter dall’aeroporto di Beirut atterrerà questa sera a Fiumicino, trasportando non solo cittadini italiani in fuga dalla guerra in Libano, ma anche 37 profughi siriani. Questo primo contingente, parte di un programma più ampio di corridoi umanitari, segna un’importante iniziativa di accoglienza promossa dalla Comunità di Sant’Egidio e da Chiese protestanti italiane, che hanno già assistito oltre 7.700 rifugiati dal 2016.
L’arrivo di questi profughi è stato anticipato rispetto alla data inizialmente prevista, il 15 ottobre, grazie alla sinergia tra l’Unità di Crisi della Farnesina e l’Ambasciata italiana in Libano. Tra i nuovi arrivati si trova anche una neonata, insieme a famiglie che vivevano in condizioni precarie nei campi profughi della Valle della Bekaa, ora colpita da continui conflitti armati che purtroppo coinvolgono troppo spesso anche civili innocenti. Le famiglie italiane, le associazioni e le organizzazioni religiose, tra cui la Diaconia valdese, si stanno preparando ad accogliere questi profughi, offrendo loro alloggio e supporto.
I corsi di lingua italiana
Il programma di integrazione include corsi di lingua italiana e assistenza per l’inserimento lavorativo, con l’obiettivo di fornire una nuova vita e opportunità. Aperte dal 1982 e frequentate oggi da migliaia di studenti in Italia e altri Paesi europei, le Scuole di Lingua e Cultura sono la chiave per la comprensione e la partecipazione alla vita sociale e relazionale del Paese in cui si arriva. Parallelamente all’insegnamento della lingua, il movimento Genti di Pace, di cui fanno parte persone di tutte le nazionalità, contribuisce a creare una enorme rete che protegge dalla tentazione di divisioni e ripiegamenti identitari. Assemblee, incontri, conferenze, anche nelle scuole, permettono di favorire l’inclusione sociale perché rende chi viene da lontano familiare anche ai cittadini dei Paesi di accoglienza. Forte in questo senso è anche l’impegno a combattere ogni forma di razzismo ed esclusione favorendo l’incontro tra mondi diversi però destinati a convivere.
I corridoi umanitari
Dopo il naufragio di Lampedusa e le ripetute tragedie del mare, con migliaia di vittime in cerca di speranza – e nel solco di ciò che ha auspicato più volte Papa Francesco (“Accogliere, proteggere, promuovere e integrare”) – sono stati avviati dalla Comunità di Sant’Egidio, nel febbraio 2016, i Corridoi Umanitari, insieme alle Chiese protestanti italiane. A fine 2017 avevano già permesso l’arrivo dal Libano in Italia di oltre mille profughi siriani con un progetto interamente autofinanziato. I corridoi umanitari, frutto della collaborazione tra Sant’Egidio, Federazione delle Chiese evangeliche in Italia e Tavola valdese, rappresentano una risposta concreta a una crisi globale che ha visto il numero di rifugiati aumentare vertiginosamente. Dal loro avvio, sono stati salvati circa 3.000 profughi solo dal Libano, con l’intento di garantire protezione e speranza a chi fugge da conflitti e persecuzioni.
Ne è nato un modello di accoglienza e integrazione, ripreso in Francia, in Belgio e nelle Andorre e guardato come esempio a livello europeo. In un periodo in cui l’Europa deve confrontarsi con l’emergenza migratoria, queste iniziative si dimostrano essenziali per costruire ponti di solidarietà e offrire un futuro migliore a chi ha perso tutto. Sant’Egidio, in particolare, ha svolto un ruolo fondamentale nel promuovere l’accoglienza e l’integrazione, contribuendo a tracciare una strada di umanità e supporto in un contesto sempre più difficile.