Lutto tra i frati cappuccini della provincia religiosa di Sant’Angelo e Padre Pio: è morto Padre Salvatore Scopece, il cappellano della Casa Sollievo della Sofferenza. La sua vita è stata un cammino di fede e servizio, iniziato fin dalla giovane età.
Al secolo Cosimo, padre Salvatore Scopece nasce a Foggia il 31 dicembre 1944 da Ciro e Rosa Maria Penza. Registrato all’anagrafe il 4 gennaio 1945, il piccolo Cosimo cresce tra i terrazzani e i cappuccini del Borgo Croci di Foggia, all’ombra del “Cappellone”. Difatti nonno Cosimo è il calzolaio del convento di Sant’Anna. A 11 anni si innamora del “saio di San Francesco” e decide di entrare tra i cappuccini. Veste l’abito religioso il 17 settembre 1961 a Morcone. Professa i voti temporanei il 23 settembre 1962 e dopo un anno è a Montefusco per poi proseguire il 24 novembre 1962 gli studi filosofici a Terlizzi insieme agli altri studenti cappuccini che per ordine della Santa Sede non possono incontrare Padre Pio. Il 15 agosto 1966 a Foggia, nella chiesa dei cappuccini di “S. Anna”, si lega per sempre all’Ordine dei Frati Minori Cappuccini con la professione perpetua dei voti di castità, povertà e obbedienza. Nel luglio del 1966 si trasferisce a Campobasso, presso il “S. Cuore”, per completare gli studi teologici, culminati con l’ordinazione sacerdotale il 6 dicembre 1969.
Dal 1969 al 1971, padre Salvatore collabora in parrocchia a Campobasso. Nell’agosto del 1972, si trasferisce a Morcone dove è di aiuto al maestro dei novizi. Nel settembre del 1973, i superiori lo mandano a Foggia, come vice parroco a Sant’Anna, nel convento dove è cresciuto. Qui, diverse generazioni di giovani della città, sono cresciute con lui, grazie al suo impegno come insegnante di religione dal 1° ottobre 1974 al 31 agosto 2005. Per trent’anni, la sua passione per l’educazione e il suo amore per i giovani si riflettono nei numerosi studenti che guida spiritualmente e moralmente. Collabora con l’AVIS di Foggia, come socio donatore di sangue. La sua generosità e il suo impegno gli valgono la “benemerenza in oro con diamante” per le innumerevoli donazioni effettuate. Ad ogni donazione, porta con sé giovani che riesce a convincere a dare una mano agli altri, infondendo in loro lo spirito di altruismo e solidarietà.
Il suo impegno in parrocchia si estende anche ai giovani della Gi.Fra. e agli Araldini, i piccoli della famiglia francescana. I superiori riconoscono la sua dedizione, nominandolo assistente regionale degli Araldini e dopo un riconoscimento nazionale statutario dei più piccoli nella famiglia francescana d’Italia è nominato primo assistente nazionale degli Araldini. Padre Salvatore è una guida insostituibile per molti giovani, trasmette loro i valori francescani e una profonda fede cristiana.
Nel novembre del 1995, dopo un breve soggiorno a Pietrelcina, è nominato parroco a San Giovanni Rotondo, nella parrocchia San Francesco d’Assisi. Anche qui, continua il suo impegno con i più piccoli, dimostrando un amore profondo per la comunità parrocchiale.
Dal 2007 fino all’ultimo dei suoi giorni, padre Salvatore è Cappellano e coordinatore dei Cappellani di Casa Sollievo della Sofferenza. Si definisce “malato tra i malati” a causa dei suoi innumerevoli problemi al cuore, che esausto ha cessato di battere il 7 giugno 2024 proprio nella sua “Casa Sollievo della Sofferenza”. Aveva 79 anni.
A Casa Sollievo Sofferenza ha incarnato lo spirito di servizio e di amore francescano. Ha portato conforto e speranza a chi soffriva, condividendo le loro pene e offrendo sostegno spirituale con umiltà e compassione. La sua presenza costante accanto ai malati ha rappresentato una fonte di forza e di fede per molti, mostrando come la vera carità cristiana si manifesti attraverso la vicinanza e l’empatia verso il prossimo.
I funerali saranno celebrati nella Chiesa Santa Maria delle Grazie di San Giovanni Rotondo alle ore 15:00 il 7 giugno 2024.
Padre Salvatore Scopece ha dedicato la sua vita al servizio degli altri, lasciando un segno indelebile nei cuori di tutti coloro che hanno avuto il privilegio di conoscerlo. Spesso mi ha raccontato che la sua è stata un’avventura tra i giovani e gli anziani: “Perchè ho scelto i ragazzi? Perchè sono quelli che danno più fastidio. Perchè gli anziani? Sono quelli che raccontano sempre le stesse cose. E poi la gente si scoccia ad ascoltarli. Ho scelto questi due rami le estremità della vita: la fanciullezza e la terza età, affinché possa mettermi sempre di più a loro servizio”.
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