Sono trascorsi 41 anni da quel 31 gennaio del 1983 in cui alcuni passanti notarono la presenza di un’anziana riversa a terra su un marciapiede del binario 1 della Stazione Termini di Roma in gravi condizioni di salute. Con non poche difficoltà (il 118 allora non esisteva) fu chiamata un’ambulanza ma, quando i sanitari arrivarono sul posto, si rifiutarono di intervenire e di trasportare la signora in ospedale. Modesta Valenti (questo il nome della donna come fu appurato in seguito) era infatti sporca, maleodorante e infestata dai pidocchi e nessuno dei presenti volle caricarla in ambulanza. La povera anziana morì sulla strada dopo 4 ore di agonia, nell’indifferenza generale e senza ricevere alcun soccorso. Si apprese in seguito che Modesta, originaria di Trieste, aveva condotto un’esistenza “normale” nel capoluogo giuliano fino a quando era stata ricoverata in manicomio dove aveva subito trattamenti sanitari traumatizzanti. Da allora la sua vita cambiò radicalmente come purtroppo avviene in molte persone colpite dalle malattie mentali. Senza più mezzi economici di sostentamento cominciò a vivere per strada chiedendo l’elemosina e trascinandosi quel poco di vestiario che le era rimasto. Con il desiderio di incontrare Papa Giovanni Paolo II, si spostò a Roma verso la fine del 1982 e qui ci furono i primi contatti con i volontari di Sant’Egidio. Piccoli gesti di amore come un sorriso, una parola di conforto ma anche qualche aiuto materiale come un cappuccino caldo o una coperta di lana per proteggersi dal freddo, particolarmente intenso in quell’inverno romano. In un’occasione, grazie all’intervento di un operatore della Comunità, a Modesta fu consentito di realizzare il suo piccolo sogno: visitare la Basilica di San Pietro, forse uno dei pochi momenti di gioia e serenità prima della sua terribile morte.
Il suo funerale venne celebrato circa un anno dopo quando la salma, rimasta per tutto il tempo a disposizione dell’Autorità Giudiziaria, fu restituita agli Amici della Comunità che ne celebrarono i funerali nella Chiesa di Sant’Egidio il 28 dicembre 1983, nel giorno in cui si festeggiano i “Santi Innocenti”. E da allora, la sua storia di povertà e di abbandono con la morte in strada viene ricordata ogni anno dalla Comunità di Sant’Egidio con celebrazioni liturgiche a Roma e in altre città italiane ed estere. A queste manifestazioni partecipano molti “amici senza tetto e senza fissa dimora” che hanno fatto della strada la loro residenza e che vedono in Modesta Valenti un emblema della loro sofferenza. Identificandosi in lei, molti poveri la chiamano “Santa Modesta” rivolgendole preghiere di aiuto, protezione e comprensione.

Un “martire” dell’indifferenza e dell’egoismo umano, un’anziana rifiutata e abbandonata da tutti nel centro di quella città, Roma, che si assurge a simbolo della cristianità nel Mondo. Il Comune di Roma ha voluto peraltro intitolarle una strada, Via Modesta Valenti, che non esiste nello stradario dell’Urbe. È infatti uno stratagemma burocratico ideato dagli Uffici Anagrafici per conferire una residenza fittizia alle migliaia di senza tetto romani per i quali diventa così possibile accedere ai servizi sanitari.
Nel 2014 è stata apposta presso il binario 1 della Stazione Termini una targa commemorativa in memoria di Modesta Valenti, “anziana senza dimora, simbolo delle persone che vivono per strada. La Città di Roma la ricorda perché nessuno muoia più abbandonato”. Davanti a questa targa non mancano mai i fiori freschi, quasi a rinnovare ogni giorno l’invito a non abbandonare mai nessuno alla povertà e all’indifferenza.
E di fronte a questa targa si svolgerà oggi alle 18:30 una cerimonia in ricordo di Modesta e delle centinaia di senza tetto che hanno perso la vita a Roma. Infine, domenica 4 febbraio alle 12:00, a Santa Maria in Trastevere, verrà svolta una solenne celebrazione in cui verranno ricordati i nomi di quanti, come Modesta, sono morti nella strada negli ultimi anni. Lo stesso avverrà nelle settimane successive in diversi quartieri della Capitale e in altre città italiane ed europee.