26 aprile
Il nome Guglielmo è di origine germanica, quindi è probabile che i due santi siano nati dopo il 1100 quando Antiochia fu occupata dai Latini. Secondo un racconto privo di dati cronologici, Guglielmo amministrava i suoi beni in Antiochia di Siria e il suo unico figlio manifestò un particolare attaccamento alla fede cristiana.
Abbandonò i suoi agi e decise di partire pellegrino per la Terra Santa e rimase a prestare servizio in un ospedale di Gerusalemme. Il padre, che lo cercò a lungo, giunse a Gerusalemme dove ammalatosi venne ricoverato nell’ospedale in cui prestava aiuto il figlio. Il padre non lo riconobbe e nemmeno il figlio scoprì la sua identità fino a quando la grave salute del padre lo convinse del contrario.

Guarito, insieme tornarono ad Antiochia e, venduti i loro beni e vivendo di elemosine e aiutando i malati, raggiunsero il territorio di Foggia dopo aver visitato il Santuario di San Nicola di Bari, quello di San Michele sul Gargano, quello dell’Incoronata e per ultimo quello della Iconavetere di Foggia.
Qui, il 26 aprile del 1146, dopo aver venerato l’Iconavetere, i due si abbracciarono e morirono, dando luogo a due fenomeni strabilianti: prima il padre mutò nel figlio e poi il figlio nel padre, e dal bastone dei pellegrini germogliarono dei ramoscelli. Dopo la morte furono venerati come patroni della città di Foggia insieme alla Vergine Maria dell’Iconavetere e nel 1630 fu fatta una ricognizione delle reliquie che sono conservate nella Chiesa dei Santi Guglielmo e Pellegrino in un’urna posta sotto l’altare.