13 aprile
Martino nacque a Todi nell’Umbria e studiò a Roma. Sacerdote, venne mandato come nunzio apostolico a Costantinopoli da papa Teodoro e quando questi morì, venne chiamato a Roma per succedergli. Da Papa, dovette presto affrontare l’eresia che dilagava: si discuteva, infatti, sulle due nature divine, questione affrontata già nel Concilio di Calcedonia e nel quale si stabilì la coesistenza nel Signore delle due nature, umana e divina, per poter salvare pienamente l’uomo.

Papa Martino indisse un sinodo a Roma, cui parteciparono alcuni teologi greci dissidenti, dove espose al venerando consesso la triste situazione e condannò gli eresiarchi principali: il patriarca Sergio, Paolo e Pirro; inoltre mandò un suo nunzio a Costantinopoli. L’imperatore Costante II, che appoggiava gli eretici, inviò in Italia l’esarca Olimpio per catturare il Papa e condurlo in Oriente. Fece di più: cercò di ucciderlo mentre celebrava la Messa a santa Maria Maggiore.
Nel momento di ricevere l’ostia consacrata dalle mani del pontefice, il vile sicario estrasse il pugnale, ma fu colpito da improvvisa cecità. Convertito, Olimpio si riconciliò al pontefice e Martino poté svolgere il suo ministero in libertà. Morto Olimpio, l’imperatore Costante inviò un nuovo emissario che prese prigioniero il Papa e lo portò a Costantinopoli con un viaggio che segnò l’inizio del suo martirio. Privo di acqua, esposto per un intero giorno ai pubblici insulti, denudato ed esposto ai rigori del freddo, carico di catene, venne rinchiuso nella cella riservata ai condannati a morte.
Condannato, Martino venne condotto prigioniero a Cherson, nella penisola di Crimea, dove morì martire del dovere per la difesa della giustizia e della verità, il 16 settembre del 665, dopo 6 anni di dolorosissimo pontificato. Il suo corpo venne sepolto provvisoriamente in una cappella della Beata Vergine, e poco dopo venne trasferito a Roma.