01 marzo
Maria nasce ad Asiago il 15 agosto del 1606 da Giovanni, un ricco mercante, e da Virginia, nobil donna della famiglia dei Ceschi di Borgo Valsugana. A dieci mesi ebbe dal cielo l’uso della parola per distogliere il padre da una cattiva azione e piccolissima imparò, da sola, il latino. A sei anni le morì la madre e il padre la portò nel monastero della Clarisse di Santa Chiara in Trento dove ebbe un’educazione basata su religione, letteratura, musica, lavori di ricamo e danze.

A nove anni ricevette la sua Prima Comunione e fece voto di castità. A dodici anni, al padre scrisse una lettera nella quale esprimeva il suo desiderio di farsi monaca Clarissa. Dopo non poche esitazioni il padre acconsentì. Nella chiesa di Santa Chiara a Trento divenne novizia e la domenica accompagnava la messa col suono del violino attirando numerose persone.
A quindici anni, il 21 giugno 1621, Maria entrò nel monastero benedettino di San Girolamo a Bassano. Le fu imposto il nome di Giovanna Maria e l’8 settembre 1622 fece la professione dei voti di povertà, castità e obbedienza. La sua vita era costellata di segni celesti, le sue esperienze mistiche divenivano più intense quando riceveva la Comunione, ma quasi sempre, questi segni, non venivano compresi. A vent’anni, durante una delle solite estasi, Gesù le pose al dito l’anello dello sposalizio mistico, da allora per alcuni anni dal pomeriggio del giovedì fino alla sera del venerdì o la mattina del sabato, riviveva in estasi tutti i momenti e tutti i dolori della Passione di Cristo. Ricevette anche le stimmate.
Questi fenomeni se da un lato la riempivano di gioia, dall’altro l’angustiavano, perché la facevano apparire agli occhi degli altri “ciò che non è” come diceva lei stessa. Dopo tanta insistente preghiera le fu concessa la grazia che le stimmate e che le estasi accadessero soltanto di notte, permettendole così di condurre una vita normale nel monastero. Ebbe il dono della bilocazione, soffriva di febbri fortissime e periodiche. La fama di santità che aleggiava intorno alla sua figura non piaceva alle consorelle e al suo confessore il quale pensò che questa monaca, originaria di Asiago, fosse pazza. Le proibì la Comunione ma, un angelo, gliela portava al posto del sacerdote. Negli ultimi venti anni, la sua vita cambiò: riprese la corrispondenza, venne eletta badessa per due volte e priora. Alle monache insegnava che la santità consiste nel compiere azioni semplici e comuni. Molti si avvicinavano a lei per consigli, anche i nobili. Morì a Bassano il 1° marzo del nel 1670. Il 9 giugno del 1783 venne beatificata da Pio VI.
Patrona di Asiago a lei è legato il prodigio che vide, durante la prima guerra mondiale, la sua città bombardata e la sua statua, posta davanti alla sua casa natale, intatta.
Il Martyrologium Romanum la ricorda il 1° marzo. Ad Asiago viene festeggiata il 26 febbraio.