Lo ribadisce in ogni occasione, in ogni incontro, viaggio, messaggio: “giovani, siate liberi, desiderate, sognate, alzatevi!
Sin dall’inizio del suo pontificato Papa Francesco li ha spronati ad andare. Era l’8 luglio del 2013 quando anche lui sentì questo bisogno, il bisogno di ANDARE…e così fece. Andò in uno dei luoghi simbolo di sofferenza di tanti migranti nel Mediterraneo: Lampedusa.
Anche lì il suo sguardo e il suo cuore si posarono sui giovani, quelli che migrano sperimentando la separazione dal proprio contesto di origine, dalle proprie famiglie. In Christus Vivit tutto il suo dolore e la preoccupazionedella Chiesa nei confronti di “coloro che fuggono dalla guerra, dalla violenza, dalla persecuzione politica o religiosa (…) alla ricerca di opportunità per sé e per la propria famiglia” e la denuncia della globalizzazione dell’indifferenza che rende insensibili alle grida degli altri. Molte di quelle grida sono di giovani. Ieri come oggi. I migranti, disse Papa Francesco, «ci ricordano la condizione originaria della fede, ovvero quella di essere “stranieri e pellegrini sulla terra” (Eb 11,13)» e aggiunse “i giovani migranti sognano un futuro migliore e desiderano creare le condizioni perché si realizzi”.

Ecco che…la preoccupazione della Chiesa, di chi pratica la missione, laici e religiosi, assume il suo vero significato, concretizzando l’etimologia da cui deriva: praeoccupatio, cioè occuparsi prima, con anticipo di qualcosa di cui sappiamo e a cui ora, non domani, è tempo di essere preparati per prevenire questo fenomeno e trovare soluzioni, affinché il mondo abbia “il coraggio di accogliere quelli che cercano una vita migliore”.

Segna sull’agenda l’appuntamento con il Papa e con i giovani:
mercoledì alle ore 10.30.