La liturgia della Parola dell’anno B è illuminata dalla proclamazione del Vangelo di Marco. Il termine Vangelo è ricorrente nelle lettere di Paolo, soprattutto in 1 Cor 15,1 dove si “rende noto il vangelo che vi ho annunziato”, inteso nel senso di buona notizia, evento che porta felicità. L’evangelista Marco inventa un nuovo genere letterario: la narrazione dei detti e degli avvenimenti di Gesù, soprattutto la sua Passione Morte e Risurrezione, comunicano l’evento della Presenza di Dio. Il Vangelo è un racconto, che Marco ascolta probabilmente da Pietro, di cui diventa discepolo dopo aver prima seguito Paolo, e racconta ad una comunità di convertiti dal paganesimo, quella di Roma che è guidata dal principe degli apostoli: infatti gli usi e i costumi della legge ebraica vengono spiegati. Ma è anche un cammino il Vangelo: il cammino del catecumeno, di chi si prepara a essere cristiano e deve conoscere l’identità di Gesù, il Messia, il Figlio di Dio. Un cammino che è diviso in due tappe principali, che divide in due il testo. Attraverso la prima parte il lettore conosce Gesù, contempla i suoi miracoli e la sua vittoria contro Satana, ascolta le sue parabole, si nutre del suo pane, moltiplicato con i pesci per ben due volte (6, 30-44; 8,1-10) e giunge a proclamarlo Messia con le parole di Pietro: “Tu sei il Cristo” (8,29). Nella seconda parte lo segue verso Gerusalemme, illuminato dalla Trasfigurazione (9,2-8), catechizzato dagli insegnamenti sul servizio, sull’indissolubilità del matrimonio e sull’umiltà, con il triplice annuncio della sua Morte e Risurrezione fino a riconoscerlo con gli occhi del centurione sotto la croce: “Veramente quest’uomo era Figlio di Dio” (15,39), accogliendo la crocifissione non come sconfitta ma come manifestazione dell’amore di Dio per gli uomini.
Come è nata la devozione di Papa Francesco per Padre Pio?
Nel 1928, fu il cappuccino ligure, padre Antonio Durante (morto in concetto di santità nel 1970), a portare, in Argentina,...