Dopo monsignor Todisco, partito missionario per l’Honduras, Melfi, alla distanza di solo un mese, ha già il suo nuovo vescovo. Per la cattedra di Sant’Alessandro, Papa Francesco ha scelto un altro pugliese: don Ciro Fanelli, 53 anni, fino a ieri vicario generale della diocesi Lucera – Troia, oltre che parroco della cattedrale di Lucera che è anche il suo paese natale.
Nell’arco di un anno, la conferenza episcopale lucana ha acquisito un nuovo volto: 4 nuovi vescovi tutti di prima nomina a Matera, Tricarico, Acerenza ed ora Melfi; due trasferimenti di sede, per Potenza e Tursi.
La diocesi di Melfi che conta quasi 85 mila abitanti, abbraccia quindici comuni dell’area nord della Basilicata e comprende sul piano religioso trentatré parrocchie e una quarantina di preti compresi una decina di religiosi tra Padri Trinitari, Francescani e una comunità monastica.
Oltre l’antica sede di Melfi il nuovo vescovo è titolare anche di quella di Venosa; due città quindi ricche di storia e di un passato anche culturale e religioso di grande spessore.
Di Melfi tutti ricordiamo il famoso editto di Federico II che aveva qui collocato la sua sede strategica; di Venosa sappiamo tanto del suo passato romano, repubblicano ed imperiale, il cui maggiore personaggio fu il poeta Orazio che, insieme a Virgilio ed Ovidio, compose una triade culturale e lirica di un immenso livello e valore che mai è stato eguagliato.
Grande attenzione, dunque, quella dimostrata da Papa Francesco per mons. Fanelli, scelto nell’ambito di un processo di grande cambiamento programmato per questa regione del sud che vive tra un passato fatto di storia ed agricoltura ed un presente che poggia su insediamenti industriali e multinazionali che di per sè portano nuovi modelli di sviluppo e quindi di trasformazioni relazionali, sociali e culturali.