In questo Tempo della Settimana Santa siamo forse più propensi a guardarci dentro e contemporaneamente a registrare con maggiore sensibilità e compartecipazione gli eventi negativi e dolorosi che condizionano individui e famiglie intere in molte parti del mondo.
Ha ragione Papa Francesco quando parla di una terza guerra mondiale che sparge sangue innocente e causa morti orrende.
Il senso di sicurezza, il vissuto di serenità, la possibilità di stendere e realizzare aspettative e sogni, tutto è come scomparso, dileguato dall’orizzonte. Pensiamo ai bambini morti sotto l’azione di gas nocivi, pensiamo alle persone che mentre passeggiano in una strada del centro città vengono massacrate da un camion, pensiamo ai minori che giungono sulle coste del sud Italia nei barconi…
Mi viene sempre più di volgere lo sguardo e l’attenzione al dramma di quei genitori che infilano un proprio figlio ancora bambino su una barca con la speranza che qualcuno possa e voglia badare a lui, dargli un sorso d’acqua; un bambino che forse non rivedranno più, che può morire in mare, ma che pensano di poter salvare solo con quel drammatico e pericoloso viaggio. Assistiamo veramente a situazioni di profonda disperazione!
Sentivo riferire che vi sono ottocento minori giunti in uno stato europeo nello scorso anno, partiti dal Marocco, loro terra natale, che oggi, però, li rifiuta, non li vuole più…
Quale futuro si prospetta per loro? Quale esistenza? Quale dimensione esistenziale derivante da un “chi sono io” fortemente ferito che ognuno di loro si porta dietro?
Quale risposta possiamo, vogliamo e dobbiamo dare noi popoli europei?
Tanti sono gli interrogativi che restano senza un’adeguata risposta, anche se vari programmi di intervento cominciano ad essere presenti.
Passando quindi ad analizzare avvenimenti interni al nostro stesso Paese, ascoltiamo sempre più notizie tremende provenienti dal fenomeno del bullismo, di cui lo stesso Santo Padre ha parlato nella sua permanenza a Milano, che è alla base di sofferenze gravi in ragazzi e adolescenti, minati in quello che c’è di più intimo.
Poi le giovani coppie: assistiamo sempre più all’omicidio delle ragazze proprio da parte di un fidanzato che tratta e vive la partner come qualcosa che è di sua proprietà e di cui non vuole perdere il possesso.
Lei non può decidere, non può allontanarsi, non può lasciarlo: di fronte trova un coltello, un acido deturpante, una pistola che l’annienta!
Tutti comportamenti che non hanno nulla dell’amore, del bene vero, del vero Noi.
E’ la Settimana Santa, è tempo di preghiera, è tempo per essere più riflessivi, più attenti, più aperti, più consci che tutto ciò non può continuare a ripetersi senza che nessuno faccia alcunché!
Dobbiamo di certo tutti pregare di più, chiedere il sostegno di Maria, ma anche aprire le nostre coscienze, proporci di stare più attenti a quello che sta avvenendo vicino e intorno a noi. Quante volte un’attenzione in più all’altro, un intervento adeguato, un aiuto veramente sentito può essere la chiave di volta di un cambiamento, di un ravvedimento.
Quante volte forse possiamo dare il nostro apporto con proposte di un’ottica diversa attraverso cui vivere fatti, situazioni e rapporti che, se non diversamente interpretati e incanalati, procurano solo sofferenza, dolore e annientamento del valore e della dignità umana.
Essere, quindi, attenti all’altro e offrirgli quello che possiamo, ma, per riuscirci, dobbiamo prima di tutto crederci e credere.