Liturgia e santità sarà il tema della 55° Settimana Liturgica Nazionale, uno degli appuntamenti più importanti per la Chiesa italiana, organizzata come ogni anno dal CAL, il Centro Azione Liturgica. L’appuntamento quest’anno, si terrà dal 23 al 27 agosto a San Giovanni Rotondo. Il programma prevede numerose presenze di rilievo, fra cui S. Ecc. Mons. Felice Di Molfetta, Vescovo di Cerignola e Ascoli Satriano.
Hai microfoni di Radio Padre Pio abbiamo ospitato Sua Eccellenza il quale ci ha parlato di una delle tematiche che verranno presentate nel corso della Settimana Liturgica: Liturgia e pietà popolare.
– Eccellenza, lei parteciperà alla Settimana Liturgica e presenterà una relazione dal titolo: “Il culto dei Santi fra liturgia e pietà popolare”. Crede che in alcune situazioni la religiosità popolare possa decadere in forme di integralismo religioso o in forme di “turismo religioso”?
Anzitutto iniziamo a considerare che si deve parlare di pietà popolare. Questo significa che noi focalizziamo l’intervento su espressioni di fede da parte di quella realtà che si chiama Chiesa la cui connotazione è decisamente popolare. Anche perché, se noi dovessimo fare una distinzione tra “popolino” che segue quella che viene definita “pietà popolare” e i “dotti” che seguono la dimensione “culturale liturgica”, sicuramente rischieremmo di spaccare la visione di Chiesa.
La pietà popolare, all’interno del culto dei Santi, va considerata come espressione di quella fede comune, anche se in modo diverso di esternarla, perché si possa valutare il problema nella sua integrità. In altre parole bisogna considerare la liturgia e la pietà popolare come due forme attraverso le quali la Chiesa educa, evangelizza, propone e mette in atto quella che è stata la pedagogia della “Chiesa Madre” che abbraccia tutti.
Indubbiamente la pietà popolare potrebbe anche cadere, soprattutto in determinate manifestazioni, in “turismo religioso” e ciò significa che il tutto va “purificato” attraverso l’evangelizzazione.
– Quindi la parola chiave è Evangelizzazione?
Certo! Va evangelizzato il culto liturgico e va evangelizzata la pietà popolare. Quando parliamo di evangelizzazione, parliamo di annunciare Cristo e il suo mistero di morte e risurrezione. La pietà popolare deve attingere dal mistero di Cristo, celebrato nell’Eucaristia, e portarlo all’Eucarestia. E’ necessario in questo contesto comprendere che il primato va sempre dato all’azione liturgica.
– Cosa si aspetta lei da questa Settimana, come sacerdote e pastore di una comunità?
Mi aspetto tanto. Nella fase della preparazione, proprio nell’ambito del consiglio del CAL, proposi il tema della santità in considerazione del Santuario in cui si svolge questo appuntamento.
Mi aspetto innanzitutto un salto di qualità nella devozione verso i Santi e un “colpo d’ala” per avvertire quella nostalgia di cielo di cui i Santi sono portatori.
Infine, mi auguro che ognuno impari ad essere santo nella vita terrena vivendo fino in fondo il battesimo. Sarebbe meraviglioso….perché ci permette già di vivere fin d’ora quella che sarà la realtà dei Santi del cielo.
– In altre parole: frutti di santità?
Certo! Il primo messaggio ci verrà dato proprio da San Pio da Pietrelcina. Lui ha saputo congiungere insieme liturgia e pietà popolare. Pensiamo a quella sua presenza nel confessionale oppure alla sua Eucaristia celebrata con tanto dramma interiore.
Pensiamo anche a quelle manifestazioni di pietà popolare: il rosario, la devozione all’angelo custode, etc…. Padre Pio, per chi sa leggere l’evento che ci accingiamo a celebrare, è un esempio di chi ha saputo coniugare insieme liturgia e pietà popolare.