Agostino Picicco, coordinatore delle Presidenze di Facoltà dell’Università Cattolica esprime grande soddisfazione e gioia per l’annuncio dato il 21 dicembre scorso con una conferenza stampa da S.Ecc. Mons. Luigi Martella, Vescovo della Diocesi di Molfetta, Ruvo, Giovinazzo e Terlizzi dell’inizio dell’iter di beatificazione di Mons. Tonino Bello. Il Prof. Picicco ha conosciuto don Tonino negli anni ’80 e ai microfoni di Radio Padre Pio ci ha raccontato momenti salienti della sua esperienza umana,culturale… di cui vi proponiamo alcuni stralci.
E la notizia che in tantissimi aspettavano è arrivata: è stato comunicato ufficialmente l’avvio dell’iter della causa di beatificazione dell’amatissimo Servo di Dio don Tonino Bello
Avevamo un po’ perso la speranza…Finalmente venerdì 21 dicembre il sogno si concretizza. L’iter preparatorio, cominciato da diversi mesi, ha ricevuto il nulla osta dalla Sacra Congregazione per le cause dei Santi il 27 novembre 2007 ed è stata notificata al Vescovo in data 13 dicembre 2007. Questo è solo l’inizio… Ma già il fatto che sia arrivata questa notizia per tutti noi è significativa perché da un sigillo a quello che è già il sentire popolare. Già dalla morte di don Tonino, a Molfetta, a Giovinazzo e in tutti i paesi della diocesi, l’immagine di don Tonino era presente dappertutto. Non c’è una casa in cui non compare una sua fotografia. Non c’è un esercizio commerciale in cui non compare una sua immagine.Anche nelle edicole campestre o in quelle che si trovano per strada è presente una foto di don Tonino accanto a delle immagini sacre. Questo è il segno che don Tonino ha lasciato un messaggio indelebile nel cuore della gente che lo ritiene già santo. Certo, ora occorre il sigillo ufficiale da parte della Chiesa…ma la gente è già contenta perché finalmente la Chiesa ha ascoltato la voce del popolo… senza nulla togliere ai passi canonici che dovranno confermare la dottrina, l’impegno culturale e il messaggio sociale di don Tonino.
Lei ha conosciuto don Tonino negli anni ’80 quando era un giovane ragazzino che iniziava a muovere i primi passi in parrocchia per poi assumere un ruolo sempre più impegnativo in parrocchia…
Ho conosciuto don Tonino appena arrivò in Diocesi. Premetto che all’epoca avevo circa tredici anni e non seguivo molto le attività parrocchiali. Poi, man mano che iniziavo il mio periodo adoscenziale, essendo attivo in parrocchia come catechista e animatore di azione cattolica ho iniziato ad apprezzare e conoscere maggiormente questa figura. Erano gli anni ’80 e don Tonino arrivò a Molfetta nel 1982 . Mi colpirono maggiormente i suoi incontri con i giovani: mai retorici, noiosi…Trovai in lui grande disponibilità e amicizia. Il nostro rapporto si è approfondito quando poi fui eletto Vice Presidente dell’Azione Cattolica della città. A diciotto anni maturai l’idea di andare a studiare a Milano presso l’Università Cattolica. Anche in questo caso mi incoraggiò e mi fu molto vicino…Paradossalmente il nostro rapporto si approfondì proprio con la lontananza…Quando tornavo a Giovinazzo,mio paese natale, per un periodo di vacanze, andavo a salutarlo godendo momenti di amicizia, ospitalità e vicinanza. La cosa che più mi colpì con il suo arrivo fu la sua idea di Vescovo. Vederlo in vesti molto sobri, con la sua semplicità e a proprio agio con tutti … non è da tutti . I suoi interventi infiammavano….Arrivato a Milano per seguire l’università ho iniziato a seguirlo e ad apprezzarlo anche per i suoi interventi come presidente di Pax Christi ed è così che ho maturato, in sintonia con don Tonino, una visione del mondo, della storia, della Chiesa e della nostra realtà locale. Paradossalmente proprio come accade agli immigrati…quando sei fuori apprezzi di più quello che hai lasciato. Un ricordo tra tutti è quello legato ad un evento luttuoso che ha colpito la mia famiglia: la morte di mio padre. Mi trovavo a Milano e mi giunse la notizia improvvisa della morte di mio padre causata da un infarto. Rientrai precipitosamente a Giovinazzo e la prima persona con cui mi sono sentito di condividere questo evento triste fu proprio don Tonino. Mi ricordo, inoltre, che don Tonino venne in Chiesa a benedire la salma di mio padre. Un Vescovo che si muove in queste circostanze, lasciando da parte tutti i suoi impegni, dimostra l’empatia, la simpatia, l’affetto che nutriva per la sua gente.
A distanza di quasi quindici anni dalla sua morte, avvenuta il 20 aprile 1993, la fama della sua santità si è diffusa e continua a diffondersi. Il suo ministero episcopale ha inciso profondamente con i suoi scritti, con la sua testimonianza, con l’impegno per la pace, con l’attenzione privilegiata verso i poveri e gli emarginati. Il suo stile di vita semplice,rispettoso e amabile continua a contagiare molti: giovani, adulti, persone consacrate, sacerdoti e perfino persone che non condividono la stessa fede cristiana. Cosa direbbe oggi di tutto questo clamore e nello stesso momento gioia.
La sua figura è stata riscoperta molto dalla Chiesa Italiana. Dopo la sua morte si sono diffusi molti suoi scritti e tutt’ora molti sacerdoti, nelle loro omelie, fanno riferimento agli scritti di don Tonino. E non dimentichiamo i giovani…Sono sempre più i pellegrinaggi di giovani che si recano a far visita alla tomba di Padre Pio e incontrare persone, amici locali che hanno conosciuto e lavorato accanto a don Tonino Lui era molto schivo. Soleva dire sì agli applausi, ai momenti di festa….fanno piacere a tutti…Però poi a titolo personale tendeva sempre a mettersi da parte. Il suo compito da Vescovo era quello di evangelizzare, di far passare il messaggio cristiano, di indicare Cristo. Se promuovere la sua causa di santità è un modo per tutti di accogliere il messaggio cristiano sicuramente don Tonino sarà felicissimo…
In questi giorni è stato pubblicato, dalla Casa Editrice Insieme, un suo libro dal titolo “I roghi accesi dal Maestro – La cultura nell’azione pastorale del vescovo Tonino Bello.” Come nasce questo nuovo lavoro e quali sono le finalità?
A don Tonino ho dedicato due scritti specifici. Il primo è stato pubblicato in occasione del decimo anniversario della sua morte dal titolo: “A Sud l’orizzonte si è schiarito”, utilizzando un’esperienza tipica di don Tonino. In questo ultimo lavoro dal titolo “I rochi accesi del Maestro – La cultura nell’azione pastorale del vescovo di Tonino Bello” ho voluto sottolineare in modo particolare come lui ha vissuto il rapporto con il territorio, come si è “incarnato” nella cultura della diocesi, il suo rapporto con i fedeli tenendo presente anche il dialogo con i non credenti. Parlo della catechesi, del suo magistero e di tutte quelle occasioni di formazione che creava per i laici, sacerdoti, giovani… Parlo anche dell’attenzione alla stampa locale, in particolare al settimanale diocesano “”, lo stile di elaborazione di scritti e discorsi. La frase che da il titolo al volume è tratta dalla lettera aperta a Maria di Nazareth scritta da don Tonino Bello in occasione del 43° convegno giovanile “Voglia di trasparenza” tenuto alla Cittadella di Assisi il 27 dicembre 1988. Tra le tante sfaccettature di don Tonino – educatore, uomo di carità, teologo, maestro, profeta – la mia preferenza va ora al suo essere operatore di cultura, che al momento è forse l’aspetto meno conosciuto.
A conclusione di questa nostra chiacchierata, secondo lei quali sono le caratteristiche, gli elementi che accomunano Padre Pio e don Tonino)
Innanzitutto la santità. Per Padre Pio è stata riconosciuta ufficialmente, per don Tonino ci auguriamo che questo possa accadere quanto prima. Uno degli elementi in comune è quello di una sofferenza,a parte fisica, morale a volte causata dalla stessa Chiesa. In comune hanno anche l’atteggiamento ubbidiente e silenzioso nell’accettare critiche e calunnie. Due santi del Sud molto significativi…potremmo chiamarli “Ambasciatori” del nostro Sud perché oggi la gente collega alla Puglia queste due figure emblematiche. E’ esemplare e significativo di come hanno entrambi reagito davanti alle sofferenze …sofferenze che in alcuni momenti sono state delle vere e proprie umiliazioni…ma che nello stesso momento hanno fortificato il loro animo. Sono convinto che il loro esempio, la loro testimonianza contribuiscono a rinnovare il nostro cammino umano, cristiano e culturale. Sono stati due santi di preghiera e carità… Padre Pio si ritirava in preghiera alla presenza dell’Eucaristia dove passava lunghe ore in piena preghiera contemplativa. Contemplazione che era capace di vivere anche durante la giornata sapendo cogliere sempre i segni della presenza di Dio, prima di tutto nelle persone che incontrava , nelle quali vedeva sempre riflessa l’immagine di Cristo. La carità del frate è stata realizzata poi nella realizzazione della cittadella della carità “Casa Sollievo della Sofferenza”. Negli anni dell’episcopato, don Tonino, pone il suo tavolo da lavoro, dove scriveva lettere, elaborava scritti, componeva discorsi e omelie, nella Cappella dell’Episcopio, nella costante presenza eucaristica. Tale scelta nasceva da veri e propri motivi di natura spirituale. Il suo lavoro, il suo impegno, il suo ministero trovano fondamento, slancio, comprensione, conforto, fiducia solo nell’Eucaristia. Egli viveva una vita veramente povera non trattenendo nulla per sé, e questa è la testimonianza più immediata colta dalla gente. La sua dignitosa povertà gli permetteva di accostare e farsi accostare da tutti. L’attenzione agli ultimi, egli spiegava non è una scelta esclusiva, ma inclusiva. Partire dagli ultimi per arrivare a tutti. Non presentava mai segni di sfiducia o abbattimento, ma sempre trovava rifugio in Dio ed esortava gli altri a vivere lo stesso atto filiale di abbandono nell’amore di Dio. Due uomini, due Santi, due esempi di vita esemplare… Sono da imitare…
Dopo la morte, la memoria di mons. Bello non si è mai affievolita nel cuore dei suoi fedeli e di chi ha avuto la possibilità di conoscerlo. Essi hanno conservato nel proprio cuore, come gemme preziose, ogni parola ascoltata e ogni gesto vissuto. Soprattutto hanno tenuto vivo l’insegnamento consegnato dal don Tonino alla sua Chiesa: “amate Gesù Cristo”, “amate i poveri”, “ amate la povertà”, “siate costruttori di pace”. E a mano a mano che passa il tempo la sua testimonianza diviene sempre più luminosa. L’annuncio dell’inizio dell’iter, arriva a 15 anni dalla morte del vescovo nativo di Alessano, piccolo paese in provincia di Lecce, e nel cinquantesimo anniversario della sua ordinazione.Vogliamo ringraziare il Signore per questo dono immenso che ha voluto donarci in occasione del Santo Natale.