E’ dedicato al tema della “Terra” la quinta edizione de “I colori del sacro” che sarà inaugurata oggi, 27 novembre, nelle Gallerie del Palazzo Vescovile, sede del Museo Diocesano di Padova. “Terra”, curata da Andrea Nante e Massimo Maggio, è promossa dal “Messaggero di Sant’Antonio”, girerà l’Italia e l’Europa. A Tele Radio Padre Pio abbiamo ospitato padre Danilo Salezze, direttore generale del “Messaggero di Sant’Antonio” che ci ha illustrato il senso e le finalità della mostra, di cui vi proponiamo alcuni stralci dell’intervista.
Padre Danilo, dopo la prima edizione de “I colori del sacro”, di carattere generale, si è voluto proporre ad ogni edizione un tema diverso, seguendo un particolare filone interculturale e interreligioso…
Si tratta fondamentalmente di un progetto educativo. Parliamo di un sacro al servizio dell’educazione destinato ai più piccoli, ma non solo ai piccoli. Educare attraverso la bellezza. Una bellezza che è insita nella espressione artistica. Formare alla bellezza della convivialità dei figli di Dio, i figli del creato, al di là di tutte le differenze. Questo è l’impegno che la mostra “i colori del sacro”, scandita in termini biennali, intende dare. In poche parole: una crescita spiritualità.
Come è stata strutturata la mostra e da dove arrivano le opere che saranno esposte presso il Museo Diocesano di Padova?
E’ un progetto educativo e quindi non soltanto una mostra da visitare velocemente da parte delle scolaresche, ma un vero e proprio “stare” dentro ad un percorso artistico, quasi per diventarne parte. Ai ragazzi viene proposto un percorso di 150 opere che arrivano da tutto il mondo selezionate tra le quattrocento opere che ci sono arrivate. Sono tutte opere che sono state create appositamente per la mostra, per questa iniziative educativa. I ragazzi, intorno a queste 150 opere sono chiamati a sviluppare la loro creatività mediante la partecipazione a dei laboratori. Per cui, ogni classe di bambini che entra a visitare la mostra, dai 5 ai 12 anni circa, vi rimane impegnata almeno tre ore.
Dopo Padova, “Terra”, così come è avvenuto per tutte le precedenti edizioni della rassegna “I colori del sacro”, girerà l’Italia e l’Europa. Quali sono gli obiettivi di questo “peregrinare” della mostra?
Gli obiettivi sono contenuti negli ideali stessi della mostra, ossia di essere interculturale e interreligiosa, cioè di unire lo spirito oltre alle diversità. C’è stata una richiesta straordinaria da parte di diverse città italiane. Noi speriamo che vada in porto la possibilità di arrivare con la mostra in Portogallo, la patria di Sant’Antonio. E’ un occasione per mettere insieme progettualità educative che le singole località potranno adottare tenendo presente la sensibilità e le aspettative delle varie comunità. Ossia il sacro dentro una cultura, un dialogo tra alcune immagini e la propria cultura di appartenenza. Credo che ci ritroveremo con molte cose in comune. A Padova, ad esempio, affiancheremo la mostra con degli spettacoli teatrali, con delle letture animate, delle performance sul tema, delle tavole rotonde …. E spero che sarà così altrove.
Temi profondi, affascinanti e più che mai attuali quelli proposti dalla mostra. Temi che i più giovani potranno approfondire anche nei laboratori e poi un’iniziativa anche per quei bambini e ragazzi malati …
E’ bello vedere tematiche così rilevanti, come quelle evocate dalla terra, in un periodo in cui stiamo vivendo preoccupazioni per un futuro sostenibile. Pensiamo al clima, al degrado ambientale, al crescere delle sproporzioni, povertà e ricchezze nel mondo. E’ bello vedere come queste tematiche sono trattati e studiati dai più piccoli in modo più sincero, disinteressato e puro rispetto al mondo degli adulti. Lo scienziato cura il mondo, cura la terra. Il bambino la ama profondamente. Nelle edizioni precedenti, la mostra ha potuto coinvolgere i bambini ospiti del reparto di oncologia pediatrica dell’Ospedale di Padova. Speriamo di poterlo fare ancora, preoccupazioni sanitarie permettendo.
Cosa vi aspettate da questa quinta edizione de “I colori del sacro”?
Ci aspettiamo di vedere l’affetto, l’amore, l’appartenenza che i più piccoli possono insegnare rispetto alla terra. Sarebbe bello che ci arrivasse da queste giovani generazioni un messaggio che fa cambiare anche noi adulti. Ossia una conversione del pensiero, o meglio pensare la terra più con il cuore che con altre facoltà, così come ci insegna Francesco che loda Dio per la terra, l’aria, il vento, il sole, il più piccolo degli animali …..L’uomo non è la creatura assestante, ma è concreatura con tutto il resto.