“In Cristo siamo popolo regale, sacerdoti per il nostro Dio” è il titolo della rubrica curata dal prof. Giovanni Chifari, docente di Teologia Biblica, offerta agli amici di Tele Radio Padre Pio ogni martedì pomeriggio nel corso del programma “Un senso, un traguardo”, come piccolo “strumento” per una crescita personale che scaturisce da un impegno generato dalla Parola di Dio ascoltata, meditata, celebrata e condivisa. Vi proponiamo alcuni stralci tratti dalla puntata del 23 febbraio 2010 realizzata nel corso della rubrica dedicata all’Anno Sacerdotale.
In questa seconda domenica del tempo di quaresima la liturgia della Parola ci fa pregustare quasi in anticipo il riflesso della luce della Pasqua, nel brano della trasfigurazione di Gesù. Come al solito approfondiamo dapprima le tematiche principali del brano.
Siamo invitati a salire il monte della Trasfigurazione per riuscire a intravedere qualcosa della gloria del Signore risorto, per avere il coraggio e la forza di percorrere il cammino quaresimale con decisione, anche nei momenti di tribolazione e di sofferenza, quando il cammino conduce verso il Calvario e la croce. Il cammino della quaresima che ci viene proposto è il cammino dell’amore. Dobbiamo imparare a trasformare la nostra vita in obbedienza a Dio o – che è lo stesso – dobbiamo imparare a trasformarla in amore, e quest’amore si chiama croce. Un primo tema da sottolineare è quello della PREGHIERA. Solo l’evangelista Luca ci dice che Gesù va al Monte della trasfigurazione per pregare. Sempre in Luca durante la preghiera, Gesù nel Giordano, è detto “l’eletto del Padre”. C’è una comunione Padre-Figlio, che si rinnova attraverso la preghiera. In questa circolarità di auto donazione e di amore siamo inseriti anche noi. Un secondo tema è quello della GLORIA. Mosè ed Elia, in due differenti episodi, contemplano in terra la gloria di Dio, ma hanno bisogno di coprirsi il volto. Adesso che sono nella sua gloria lo vedono a volto scoperto. Essi discutono con Gesù del suo ESODO, ovvero della sua morte, che sarà via d’accesso di Gesù alla pienezza della gloria del Padre. Legge e Profeti parlano del suo esodo, cioè tutta la Scrittura parla di Lui (Lc 24,27). In questa gloria vorrebbe stare stabilmente anche Pietro, ma non sa quello che dice, poiché essa rinvia alla Pasqua, alla quale tuttavia si accede attraverso la croce. Manca ancora la pienezza del dono dello Spirito che consentirà loro, solamente dopo Pasqua, di comprendere il senso dei fatti precedenti.
Quali possibili spunti per la spiritualità sacerdotale?
Senza dubbio un primo aspetto è quello della preghiera. Essa realizza e sostiene la comunione fra il Padre e il Figlio. E’ un cor ad cor loquitur. Nello Spirito, attraverso la preghiera, anche noi possiamo partecipare alla comunione divina. Gesù stesso diceva “non vi chiamo più servi ma amici”, svelandoci quale scenario preparava per ciascuno di noi. Nella vita sacerdotale ricca di impegni e scadenze varie, ci potrebbe essere a volte la tentazione di preferire l’attivismo alla vita di preghiera. Tuttavia è quest’ultima che sostiene la seconda. Ricordiamo il dialogo fra Gesù, Marta e Maria. Già il Santo Padre ponendo all’attenzione di tutti l’esempio del santo Curato, ricordava le numerose ore passate al confessionale e nella preghiera personale, ma anche la fattiva carità operosa nei confronti di tanti fratelli. Come non citare anche l’esempio di san Pio. La lex orandi diviene anche testimonianza della lex credendi. Per quanto riguarda il tema della Gloria, è opportuno comprendere che ad essa si accede attraverso la croce. Un luogo nel quale farvi esperienza è quello della Divina Liturgia, fonte e culmine dell’esercizio del sacerdozio di Cristo nella Chiesa. Nella liturgia si realizza la comunione fra la chiesa della terra e quella del cielo. Ricordiamo il passaggio che precede il Sanctus, chè è come cantato all’unisono dalle “due” chiese. La gloria risplende attraverso la consapevolezza del cammino discepolare, che passa prima della croce e poi accede alla contemplazione della resurrezione gloriosa. Dovremmo ulteriormente riscoprire l’identità che caratterizza il cristiano con la ricezione del proprio battesimo, dal quale deriva non a caso, sia il sacerdozio comune che quello ministeriale.
Quali riflessioni per coloro che ci ascoltano?
La riflessione in ordine al proprio battesimo, alla nostra idea di Dio, sul tema del rapporto tra croce e resurrezione, fra prova e superamento della stessa. Riflettiamo, come fa la chiesa, attraverso la conferenza episcopale, sui modi di trasmissibilità dell’annuncio cristiano, in un tempo che cambia e che esige la corale partecipazione di ogni credente al progetto di Dio per la salvezza dell’uomo e dell’umanità.