“In Cristo siamo popolo regale, sacerdoti per il nostro Dio” è il titolo della rubrica curata dal prof. Giovanni Chifari, docente di Teologia Biblica, offerta agli amici di Tele Radio Padre Pio ogni martedì pomeriggio nel corso del programma “Un senso, un traguardo”, come piccolo “strumento” per una crescita personale che scaturisce da un impegno generato dalla Parola di Dio ascoltata, meditata, celebrata e condivisa. Vi proponiamo alcuni stralci tratti dalla puntata del 23 marzo 2010 realizzata nel corso della rubrica dedicata all’Anno Sacerdotale.
Eccoci arrivati a conclusione del cammino quaresimale con la celebrazione della Domenica delle Palme, caratterizzata per il giubilo della folla che accoglie Gesù a Gerusalemme, ma anche per la lettura del vangelo della Passione.
La Chiesa ci fa riflettere sulla settimana decisiva della vita terrena di Gesù. Dapprima con l’ingresso a Gerusalemme, osserviamo la gioia messianica per l’accoglienza di Colui che viene nel nome del Signore. Successivamente l’attenzione è già proiettata sugli eventi della passione, anticipando i temi che scandiranno la settimana santa. L’evento della croce tuttavia non è mai disgiunto da quello della resurrezione, e trova in esso il suo senso pieno. La storia della Chiesa è ripercorrere questo cammino inaugurato dal Maestro, cammino che passando per la croce e la resurrezione ci conduce alla salvezza.
Visto la vastità del brano del vangelo, concentriamoci su un singolo tema. Quello che sembra emergere con più chiarezza è quello della Passione di Gesù. Possiamo dire che esso assume un significato rilevante sia per Gesù che per noi?
C’èun cammino che Gesù ha percorso, ha inaugurato, portando a compimento la Scrittura e le parole dei Profeti, il cammino della croce. Esso è un percorso fatto di auto donazione, di una vita “voluta perdere”, per ritrovarla, del seme marcito che produce frutto, di servizio e diaconia nei confronti dei fratelli, di colui che da ricco che era spogliò se stesso, assumendo la condizione del servo; di un abbassamento che diverrà esaltazione gloriosa. Dal punto di vista letterario i racconti della creazione vanno letti insieme a quelli della resurrezione, ricordiamo che Gesù nei tre annunci della passione indica anche la resurrezione. C’è allora un cammino da seguire, una via stretta, una croce da portare, come condizione per seguire Gesù. La Passione di Gesù svela il peccato dell’uomo che senza una reale conversione non riesce ne a comprendere ne a seguire Gesù sul cammino della croce. I fatti della Passione mostreranno la costante distanza fra i discepoli e il Maestro. Tuttavia in questa storia di peccato e di salvezza siamo inseriti anche noi.Le tentazioni che hanno aperto il cammino di quaresima, tornano nell’ora stabilita. Gesù è insultato, offeso e schernito sia da scribi e farisei, che dai soldati romani, perfino da un condannato sulla croce. L’accusa è sempre la stessa: “Ha salvato tanta gente, ora salva te stesso”…”se tu sei il Cristo…”. Tuttavia Gesù come già fece con il tentatore, compie la volontà del Padre, non utilizzando per se stesso la regalità che Dio gli ha concesso. La sua vita è per noi sorgente di salvezza. L’uomo può fare esperienza di questa grazia santificante attraverso l’accoglienza dello Spirito santo di Dio che opera per mezzo della sua grazia, operando la conversione, che tuttavia va percepita e voluta, affinché possa portare frutto.
Come al solito al termine di questo momento offriamo una riflessione i chiave di spiritualità sacerdotale. Quali riflessioni possiamo proporre.
Una riflessione che prenda in considerazione l’intero processo del discepolato cristiano. Seguire la via che ha percorso Cristo, è una chiamata per ogni cristiano, ma certamente nel sacerdote questo itinerario trova una configurazione totale. Abbiamo grandi esempi di sacerdoti che hanno dato testimonianza a Cristo, attraverso esistenze vissute secondo un intima e costante unione con Cristo, che poi si traduceva in opere caritatevoli e profetiche che rendevano presente la volontà di Dio.
Un ulteriore riflessione ci consente di approfondire l’aspetto del morire a se stessi, per essere in Cristo, che tutti i sacerdoti sono chiamati a realizzare. Ministri del perdono e della misericordia di Dio, pur consapevoli, come ogni uomo, della propria fragilità e del proprio peccato. Ricordiamo la dialettica fra Pietro e Giuda evidente nel racconto della passione. Pietro pur avendo tradito, si apre al pentimento, perché sperimenta il proprio peccato, “piange amaramente”, fa esperienza di una conversione che segna l’incontro con Cristo. Giuda invece, pur tradendo, non riesce ad aprirsi alla medesima grazia, ma si chiude nell’odio di se stesso, non trovando l’ultimo esito dell’amore. In questo tempo, è necessario aprirsi alla misericordia di Dio per sperimentare il suo amore misericordioso.