La Caritas di Manfredonia – Vieste – San Giovanni Rotondo anche quest’anno propone la “Vacanza Solidale Estiva 2010” che ha come slogan “L’Amore conta” un appuntamento formativo e educativo ai valori umani e cristiani partendo da una riflessione di Papa benedetto XVI “ L’amore è una forza straordinaria che spinge le persone a impegnarsi con coraggio e generosità nel campo della giustizia e della pace”. Ma quanto è importante per i giovani vivere un esperienza di volontariato al punto tale da diventare una scuola di vita e di fede? Ne abbiamo parlato con don Nicolò Anselmi, Responsabile del Servizio Nazionale della Pastorale Giovanile, nel corso dell’appuntamento pomeridiano “Un cuore che vede” realizzato in collaborazione alla Caritas di Manfredonia – Vieste – San Giovanni Rotondo.
Don Nicolò cosa significa lavorare con i giovani e per i giovani?
Credo che sia un dono. Poter stare con i giovani significa testimoniare con le nostre povertà come abbiamo incontrato il Signore Gesù,ossia una persona che ci ha riempito il cuore, la vita e che ci ha resi felici …. E’ un pezzo di felicità che vogliamo condividere e donare con chi ci sta accanto. E’ una testimonianza di amicizia reciproca.
Quanto è importante per i giovani fare un esperienza di volontariato, che vada a formare ed arricchire la propria esperienza umana e spirituale?
Credo che dentro la parola “volontariato” ci siano tantissime cose, tantissime elementi. Ho vissuto nel mio piccolo esperienze di volontariato. Ho fatto il capo scout negli oratori e anche un volontariato più di carattere caritativo …. Senz’altro l’esperienza del dono di sé a qualcuno, lo spendersi, il privarsi, il donarsi …. soprattutto tempo ed energia è fondamentale per una crescita personale, umana e spirituale. L’esperienza del dono di sé è un qualcosa che riempie il cuore di gioia, che fa maturare e che questo dono poi si trasforma prestissimo anche in doni ricevuti. Si inizia con un dare ma si finisce poi sempre con un ricevere.
Quali sono le proposte della Pastorale Giovanile Nazionale?
Credo che queste esperienze di volontariato e di donazione debbano essere un qualcosa di permanente e non circoncisi solo ad alcuni momenti dell’anno o a causa di qualche evento particolare. La Pastorale Giovanile, da tempo, collabora con il Movimento Giovanile Missionario, che ogni anno organizza dei servizi e dei campi in giro per il mondo: Bolivia, Camerun, Etiopia … Il secondo punto fondamentale e che la Pastorale Giovanile collabora ordinariamente con la Caritas. A tal proposito ricordiamo il grande lavoro svolto all’Aquila lo scorso anno. Una terza cosa che mi piace ricordare è che tutti gli anni organizziamo dei pellegrinaggi a Lourdes per svolgere un periodo di volontariato con l’ammalato. Un ultima cosa da non dimenticare e che decine di migliaia di giovani fanno volontariato nelle parrocchie, negli oratori di tutta Italia, nei campi estivi, nelle Associazioni, negli Scout, nell’Azione Cattolica.
Qual è la richiesta che con più forza il mondo giovanile rivolge al mondo degli adulti e al mondo della Chiesa?
Intorno a me vedo un mondo giovanile sofferente per tanti motivi: per carattere sociale, ma anche per sofferenze affettive e credo che a fronte di questa sofferenza ci sia una grande richiesta e una grande sete. Questo vuoto genera una sete di amore …. Un amore donato e ricevuto. Credo che il mondo giovanile chieda alla Chiesa, alla comunità cristiana la possibilità di fare delle esperienze di amore, esperienze che poi si trasformano in esperienze di volontariato dove ognuno si impegna con i propri carismi, doni, capacità ….. un esperienza di amore/volontariato che di conseguenza porta a fare un esperienza più profonda dell’Amore di Dio.
Un amore concreto che il mondo giovanile chiede anche come testimonianza nel mondo degli adulti ….
Siamo all’alba di un nuovo decennio di orientamenti pastorali che riguarderanno l’educazione. Questo decennio non è rivolto soltanto ai ragazzi, ma l’ educazione riguarda prima di tutto noi adulti. E poi credo che una altro salto qualitativo sia quello di non concepire i giovani come recipienti da riempire, cioè dei soggetti passivi, ma considerarli dei protagonisti con cui camminare insieme perché hanno una nuova vitalità, dono dello Spirito Santo, con cui poter rivitalizzare le nostre parrocchie, le nostre comunità cristiane.
|