5° Incontro: S. Pio, modello delle anime consacrate
“La vita consacrata, mediante la professione dei consigli evangelici, è una forma stabile di vita con la quale i fedeli, seguendo Cristo piú da vicino per l’azione dello Spirito santo, si dànno totalmente a Dio, amato sopra ogni cosa. In tal modo, dedicandosi con nuovo e speciale titolo al suo onore, all’edificazione della Chiesa e alla salvezza del mondo, sono in grado di tendere alla perfezione della carità nel servizio del regno di Dio e, divenuti nella Chiesa segno luminoso, preannunciano la gloria celeste” (CIC 573 = Codice diritto canonico).
Varie forme di vita consacrata
a) Le forme tipiche di vita consacrata sono varie e caratterizzate dal carisma del fondatore e trasmesso, per mezzo della Regola. Le principali forme antiche di vita consacrata si possono cosí suddividere. I) La vita eremitica cerca la solitudine e la rinuncia a tutto ciò che distrae dalla comunione con Dio. II) La vita monastica pratica la fraternità in comunità, con una certa separazione dal mondo, e intercede presso il Signore per i bisogni di tutti gli uomini. III) La vita apostolica, oltre alla contemplazione, serve Dio col prendersi cura degli uomini, quale figura della Chiesa, mandata a evangelizzare e testimoniare. Forme antiche e moderne sono inoltre. I) La vita consacrata secolare, cioè i consacrati che vivono immersi nel mondo. II) L’Ordine delle vergini, ripristinato di recente. III) Le Società di vita apostolica, che “con la forza del vangelo fanno ringiovanire la Chiesa, continuamente la rinnovano e la conducono alla perfetta unione con lo sposo Gesú” (LG 4).
1ª domanda: “Quale il significato della vita consacrata?”.
I consacrati, sia di forme antiche che moderne, come “segno splendente del regno dei cieli” (PC 1), devono compiere, con slancio, i doveri della vocazione e orientarsi verso i beni celesti, già presenti in questo mondo, vivendo i voti di castità, povertà e obbedienza” (cf Cfl 55), per la diffusione del regno. Come? a) Con l’annuncio del vangelo, con la preghiera e le opere di misericordia. b) Essi devono cercare Dio con tutta la mente e tutto il cuore, per associarsi all’opera redentrice di Cristo, coltivando intensamente la vita spirituale personale e comunitaria, guidati dallo Spirito santo, fonte d’ogni rinnovamento. c) Questo rinnovamento comincia col tornare alle fonti genuine della spiritualità cristiana e del proprio fondatore, nutrendosi della preghiera, della meditazione e della continua conversione. d) In questo cammino di conversione non si può fare a meno della vergine Maria, modello e patrona d’ogni consacrato, chiedendo il suo aiuto, tramite il culto liturgico e i pii esercizi, raccomandati dalla Chiesa.
Compito dei consacrati: Il compito dei consacrati, soprattutto quelli di forme moderne, è quello di presentare Gesú ai credenti e non, giacché sono a contatto con ogni settore della vita, in tutte le età e a tutti i livelli.
2ª domanda: “Come ha vissuto p. Pio la sua consacrazione?”.
Non è facile rispondere a questa domanda, perché p. Pio era restio a manifestare la sua interiorità. Risponderò, allora, su quello che si vedeva esternamente e terrò in considerazione qualche suo consiglio.
a) Il giorno dopo la beatificazione di p. Pio, nella messa di ringraziamento, il 3 maggio 1999, a Roma, il b. Giovanni Paolo II, tra l’altro, disse: “Ai consacrati, in modo speciale alla Famiglia francescana, p. Pio offre una testimonianza di singolare fedeltà. Francesco era il suo nome di battesimo, e del serafico padre egli fu, fin dal suo ingresso nel convento, un degno seguace, nella povertà, nella castità e nell’obbedienza. Praticò, in tutto il suo rigore, la Regola dei cappuccini, abbracciando con generosità la vita di penitenza. Non si compiacque del dolore, ma lo scelse come via di espiazione e di purificazione. Come il poverello d’Assisi, puntò alla conformità con Cristo, desiderando solo «amare e soffrire», per aiutare il Signore nella faticosa ed esigente opera della salvezza. Nell’obbedienza «ferma, costante e ferrea» (Ep. I, 488), trovò la piú alta espressione il suo amore incondizionato a Dio e alla Chiesa”.
b) Ogni uomo viene al mondo, per compiere una missione. I) P. Pio come religioso cappuccino ha vissuto “sine glossa”, senza interpretazioni, la sua Regola e i suoi voti. II) Come sacerdote ha svolto la missione propiziatrice presso Dio nei confronti della famiglia umana. Tutto questo si è verificato, perché è sempre vissuto in grazia di Dio, perciò i papi, Paolo VI e Giovanni Paolo II, l’hanno presentato come il sacerdote ideale nella sua dimensione sacra, in quell’apostolica, in quella mistico-ascetica e, infine, in quell’ecclesiale, soprattutto nella confessione e celebrazione eucaristica. A questo proposito, il b. Giovanni Paolo II, il 3-5-1999, disse: “P. Pio insegnava ai sacerdoti a farsi strumenti docili e generosi della grazia divina, che guarisce le persone alle radici dei loro mali, restituendo ad esse la pace del cuore. L’altare e il confessionale furono i due poli della sua vita: l’intensità carismatica con cui egli celebrava i divini misteri è testimonianza quanto mai salutare, per scuotere i presbiteri dalla tentazione dell’abitudine e aiutarli a riscoprire giorno per giorno l’inesauribile tesoro di rinnovamento spirituale, morale e sociale posto nelle loro mani”.
P. Pio è stato faro di luce sia per i consacrati che per i laici, perciò, tra i suoi figli spirituali, ci sono anche fondatori e fondatrici di nuove Famiglie religiose. Eccone alcuni: Sr. Maria Gargani, fondatrice a Napoli di “Le apostole del sacro Cuore”; Gemma Giannini a Lucca delle “Sorelle di s. Gemma”; Eleonora Foresti delle “Suore francescane adoratrici”…
Dà anche dei suggerimenti
a) Ai medici: “Che vi devo dire? Anche voi siete venuti al mondo come sono venuto io, con una missione da compiere… Io religioso e sacerdote ho una missione da compiere: come religioso, come cappuccino, l’osservanza perfetta e amorosa della mia regola e dei miei voti; come sacerdote la mia è una missione di propiziazione: propiziare Dio nei confronti dell’umana famiglia” (CS 5-5-1957). b) Alle anime consacrate presenta il Cristo, come I) “il prototipo, l’esemplare su cui bisogna rispecchiarsi e modellare la vita nostra è sí Gesú. Ma Gesú ha scelto per suo vessillo la croce e perciò vuole che tutti i suoi seguaci devono battere la via del Calvario, portando la croce per poi spirarvi distesi su di lei. Solo per questa strada si perviene a salvezza” (Ep. III, 243 = a Maria Gargani, il 4-9-1916). II) Per raggiungere questa salvezza, cosí come egli scrive il 27-1-1918, a Erminia Gargani, due sono le colonne cristiane: desiderio di santità e amore alla verginità: “Tutto l’edificio della tua beatitudine è sostenuto da queste due colonne (Ep. III, 706) …il desiderio della santità, che Dio ha piantato nell’anima tua (ib 705) …e l’amore della tua verginità, amore santo e desiderabile per altrettante ragioni, quante stelle sono in cielo, e senza del quale lo stato verginale è disprezzabile e falso” (ib 705). P. Pio continua, dicendo che queste due virtú sono cosí importanti che le considera come “le colonne dei vostri tabernacoli” (Ep. III, 705), sulle quali è sostenuto “tutto l’edificio della vostra felicità” (ib 706).
La felicità, come frutto dello Spirito santo, quindi, è come un tabernacolo, che poggia, però, sul desiderio della santità-perfezione e sull’amore alla castità.
Mio ricordo:
Nei miei pochi incontri, come fratino cappuccino, con il santo p. Pio, poiché ero già nei conventi, prima di Vico del Gargano FG, e, poi, in quello di S. Elia a Pianisi CB, mi è rimasta impressa, particolarmente, questa frase sulla tristezza, sintesi degli insegnamenti francescani: “Figlio mio, ricorda sempre che la tristezza viene dal diavolo”. Da allora, cerco di avere il sorriso sulle labbra, donando parole rasserenanti a coloro che incontro nel mio cammino di frate minore cappuccino.
P. Pio, pur tra atroci sofferenze fisiche e morali, ha insegnato e donato gioia e sorrisi, carezze e amore, anche battute umoristiche, con insegnamento morale, come questa.
Barzelletta
Un frate, confessandosi da p. Pio disse: “Padre, nella recita del Breviario, qualche volta mi ‘ndroppico! (balbetto). Continuando la confessione, aggiunse: “Padre, purtroppo, spesso, mormoro ai danni dei miei confratelli!”. E p. Pio, con sottile ironia: “Confratello, nel mormorare, come mai non ti ‘ndroppichi’ piú?”.