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Home Interviste

Tempo donato, amore condiviso

Paola Russo by Paola Russo
12 anni ago
in Interviste
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Tempo donato, amore condiviso
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A colloquio con Salvatore Monetti, diacono permanente e autore del libro "Il tempo donato. La coppia nel quotidiano della relazione" (ed. Paoline)

Qual è il filo conduttore del libro? Il “Tempo donato” è un libro che vuole illuminare attraverso l’Amore di Cristo, la relazione coniugale. La famiglia e il matrimonio stanno avendo delle profonde e radicali trasformazioni di carattere culturale e sociale. Oggi, più che in passato, sono in atto gravi minacce alla famiglia e al matrimonio cristiano. Attraverso un percorso che si snoda nel vissuto della relazione coniugale, l’autore cerca di far comprendere la ricchezza del tempo che la coppia ha a sua disposizione, un tempo vissuto alla luce di Cristo, che sia in grado di squarciare le nebbie che avvolgono il valore autentico del matrimonio, restituendo loro luminosità e splendore. È un cammino verso la santità che non significa perfezione ma è un’opportunità che viene offerta agli sposi; quella di superare se stessi nella vita quotidiana, attraverso il dialogo, il perdono, il desiderio di pregare insieme, illuminati dallo Spirito. Solo con una autentica e quotidiana esperienza di vita spirituale, sostenuta dall’ascolto della Parola e dalla grazia del sacramento, la coppia può diventare realmente luogo dove si coltivano e si decidono gesti di pace, di condivisione e di carità.

Lei individua quattro tempi all’interno di una relazione, quali sono? Le capacità di comunicare, l’attrazione fisica, il piacere di stare insieme, gli interessi comuni, la capacità d’ascoltare, il rispetto reciproco, il trasporto romantico, sono orientati ad esaurirsi, se la relazione non viene vivificata ogni giorno.  La  coppia non è un’entità statica  ma è in continuo movimento e con il passare del tempo e relativi eventi della sua vita subisce gli stessi  cambiamenti e la stessa crescita dei due partner. Inoltre, ogni relazione di coppia è diversa solo per il fatto che le persone sono diverse. Quello che normalmente è uguale sono le fasi, per ogni coppia possono esserci in tempi diversi che attraversano durante il loro percorso della loro relazione.

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Le Fasi della Coppia
Innamoramento
Nell’innamoramento l’uomo si trova dinanzi ad un un altro, diverso sessualmente, lo seduce, gli ruba il cuore, lo arricchisce con la sua semplice presenza, sino ad abitare in lui, nella sua immagi­nazione, nella sua memoria, nella sua fantasia, ma, soprattutto, nella sua intimità, trasformandolo in qualcosa di nuovo. A questo livello, l’amore sarà sempre una reazione ancora non libera, ma enor­memente arricchente. Si è nel regno della pas­sione, dove l’uomo patisce l’influsso, la seduzione dell’altro e la trasformazione che realizza in lui. A questo livello, il protagonista è l’altro. Nell’amare si è, invece, nell’ambito del “com­piere” da parte dell’uomo stesso; egli sceglie di rispondere liberamente a colei che lo ha sedotto e arricchito. A questo livello, amare implica l’atto della volontà, la scelta della libertà. Adesso, il pro­tagonista è lo stesso soggetto. Quando l’uomo respinge con la sua li­bertà la donna o la donna l’uomo, significa che l’altro è diventato un estraneo, Non lo si riconosce come il suo compagno, come l’aiuto ad esso adeguato, non lo percepisce come carne crea­ta “per lui”. Perché non lo riconosce, nonostante si dia tra di loro una tensione reciproca, una com­plementarietà che li attira l’uno verso l’altro? Cosa manca ancora? Manca la passione dell’amore, intesa non solo come una situazione emotiva che arriva ad ossessionare la persona, ma come una trasformazione interiore che nasce dalla presenza dell’altro nella propria intimità, vissuta dagli amanti con più o meno emozione. Si tratta di una presenza dinamica, che genera tutto un pro­cesso di trasformazione e di identificazione con l’altro, spingendo lo all’unione con lui. Manca l’amore come passione che è una presenza che è donata all’uomo, lo riempie di gioia, proiettandolo verso una pienezza nuova. L’amore promette una comunione reciproca che duri nel tempo, un’ amicizia, in una piena convivenza di un coagire dei due che riem­pie totalmente il loro cuore nella condivisione del dono dell’intimità reciproca. Quando l’esperienza dell’amore come passione è vissuta in reciprocità, allora gli sposi concepiscono la stessa pienezza e lo stesso destino.
 
Crisi
La realizzazione di un matrimonio, tuttavia, oggi più che mai, è compito assai difficile e problematico. Cammino faticoso e fragile, spesso segnato dal tempo della «crisi». Un tempo in cui si generano incomprensioni, litigi, conflitti logoranti, fino a mettere in discussione la continuazione stessa del vissuto matrimoniale. Gli sposi non hanno il coraggio di guardare i segnali di pericolo che nel tempo si presentano loro, non si sforzano di verificarli con lucidità e serenità e vivono un tempo incapace di sviluppare amore. Non vivono l’amore come un dono, un dono di Dio. Bisogna lavorare profondamente per colmare le proprie lacune interiori, modificare il proprio orgoglio e sconfiggere le proprie paure. Un amore che aspira ad essere grande, profondo e duraturo richiede impegno, dedizione e capacità di trascendersi. Questo indica un cammino di responsabilità personale, risorse inventive, vigilanza, incessante creatività. È il cammino dell’amore. Una coppia deve essere anche capace di rinegoziare nuovi obiettivi e stabilire nuove aspettativecon il tempo,  in quanto le persone cambiano e di conseguenza la coppia stessa. L’amore necessita di abbandonare la consuetudine per esplorare territori sconosciuti; necessita di sensibilità e di piena consapevolezza. L’amore cresce là dove viene curato, coltivato, nutrito.Oltre a curare le ferite, le coppie devono anche imparare a comunicare meglio con se stessi e con l’altro, a comprendere e accettare le loro e le altrui zone d’ombra, e a riconoscere e gestire le proprie e altrui emozioni, poiché solo così potranno davvero aiutarsi e sostenersi in questo difficile ma entusiasmante percorso che è la relazione di coppia.
 
Dialogo
La mancanza di dialogo porta allo smarrimento della coscienza del «noi» coniugale mettendo a repentaglio la felicità e l’essere stesso della coppia. Il dialogo nella coppia è di un’importanza fondamentale, non solo perché esso valorizza e vivifica le esperienze della vita, ma soprattutto perché rivela sentimenti e emozioni che sarebbero, altrimenti, rimaste per sempre nascoste. La mancanza di dialogo dirada le occasioni dello stare insieme, non si avverte neppure la voglia di guardarsi negli occhi. Nessuno ci ha costretto ad amare, lo abbiamo fatto liberamente, quindi siamo chiamati a mantenere fede ai propri impegni e alle proprie responsabilità. Tuttavia, con il passare degli anni, il dialogo potrebbe affievolirsi, ma se realmente vogliamo in qualche modo non solo sopravvivere, ma vivere, occorre combattere incessantemente per le proprie libertà, le proprie scelte, i propri desideri. La capacità sta nel dialogo, cioè nella possibilità, nella volontà di comprendersi per superare gli inevitabili problemi posti dalla convivenza quotidiana. La ricchezza del dialogo consiste proprio nel mantenere la possibilità all’interno della coppia di sperimentare nuove vie e nuove situazioni. Se una coppia non dialoga non avrà mai , una visione più vera dell’altro e dell’ambiente familiare, non sarà mai consapevole dei propri limiti, sia del partner e sia del legame che li unisce.  
 
Perdono
La vita di coppia è un’avventura. In questa avventura, l’amore si esprime attraverso il perdono: «Perdonatevi reciprocamente» invita l’apostolo Paolo e l’uno deve soprattutto prendere coscienza di aver bisogno della misericordia dell’altro. Il perdono è amore nei momenti e nelle condizioni più difficili, allora l’amore deve andare fino in fondo. L’amore vero è disarmante: disarmante perché disarmato. Un amore disarmato non è tuttavia un amore debole. L’amore vero non è mai debolezza, perché vuole il bene, la felicità dell’altro, senza sconti. L’amore, nella parabola del figlio perduto e ritrovato è disarmato: il padre perdona il figlio maggiore, perdona anche quando cerca di farlo ragionare: «Ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato» (Lc 15,32). Perdonare non è facile perché non ci si accorge, o non abbastanza, di essere sempre bisognosi personalmente di perdono. L’amore è talmente esigente e l’ideale della coppia talmente elevato che, per qualche verso si è sempre in difetto: non si è mai stati abbastanza capaci di portare l’altro, non si è mai stati sufficientemente attenti, presenti. Si individua facilmente quello che non si è ricevuto dall’altro, si fatica a vedere ciò che in pratica si rifiuta di dare. Il perdono è difficile. Siamo preparati a un Dio che perdona: egli è l’amore nella sua pienezza. E noi? Non sappiamo perdonare! Non perdoniamo quasi mai a motivo dell’orgoglio e della difficoltà di riconoscere i propri torti, di confessare gli sbagli, di prendere coscienza di aver ferito l’altro. C’è il rifiuto di confessare le proprie debolezze e soprattutto di riconoscerle di fronte agli altri. L’irrigidimento impedisce il perdono, vertice dell’amore. San Paolo ci invita alla longanimità (grandezza d’animo), ci invita a non scoraggiarci subito davanti alle debolezza, alla povertà degli altri; non soccombere alla tentazione di ripiegarsi su di sé: «Con ogni umiltà, mansuetudine e pazienza, sopportandovi a vicenda con amore» (Ef 4,2). Non perdonare sarebbe come avvelenare la fonte viva; il perdono la libera, la purifica. Beate le coppie che hanno il coraggio di vincere questa battaglia e di perdonarsi, perché hanno il privilegio di far sgorgare sorgenti sconosciute e vivificare l’amore.
 
Quanto è importante per la coppia lasciarsi illuminare dalla Parola per recuperare l’originaria relazione? L’ascolto della parola di Dio e il saper riconoscere l’importanza della preghiera anche nella quotidianità di tutta la famiglia è senz’altro un cammino da percorrere con gradualità, rispettando i tempi di ciascuno. Fin dal fidanzamento sarebbe importante che i fidanzati ancor prima di formare la loro famiglia fossero aiutati a fare l’esperienza di preghiera e di ascolto della parola di Dio, per capire il progetto che ha su ciascuno di loro. All’interno della coppia deve nascere un dialogo autentico e profondo che libera dall’egoismo e dalla solitudine e apre al mistero della comunione con Dio e con gli altri. Pregare non è imposizione ma dono; non è costrizione ma possibilità; non è peso ma gioia. La preghiera è respiro dell’anima che abbraccia tutto ciò che fa parte della vita di coppia. Pregare è soprattutto lasciare che Dio ci dica ciò che vuole comunicarci. La cosa straordinaria del nostro dialogare con lui è che se all’inizio sembriamo noi a cominciare a parlare con Dio, a un certo punto ci troviamo a parlare con lui e infine scopriamo che pregare è ascoltare Dio che parla con noi. La preghiera della coppia quindi è entrare in dialogo con Dio, ascoltando ciò che lui ha da dire a quella coppia in quel momento della sua vita. Vivere quindi come preghiera tutti i momenti della propria storia, comprese le difficoltà e i litigi, sempre nel rispetto delle singole individualità, aiuta la coppia a fare della propria vita una preghiera. La preghiera non è isolarsi a pregare in qualche momento della giornata, ma di richiamare la presenza di Dio e il suo amore nei gesti e nelle cose che sono comuni a ogni coppia, in ogni famiglia. Quando si va al lavoro in macchina, si accompagnano i figli a scuola, si sta insieme attorno alla tavola o ci si abbraccia: è in questi piccoli gesti che si deve riconoscere la presenza di Dio e il suo amore. Ascoltare ciò che Dio vuole dire loro attraverso la sua Parola e mettersi davvero in relazione con lui! La coppia che sceglie di aderire al progetto di Dio, di conoscere e curare le proprie radici e origini, di accogliere l’invito di uno stile di vita basato sulla preghiera, sarà una coppia che vedrà crescere la qualità dei propri rapporti, con Dio, con i familiari e il mondo che li circonda.
 
Cosa augura alle future coppie cristiane?  C’è un ladro in agguato che, pian piano, ti porta via tutto: è il «tempo». È lui che ti porta via l’infanzia spensierata, la giovinezza felice, la maturità operosa e, lentamente, ti demolisce e ti ruba la salute. Ogni giorno, pur verificando che la tua saggezza aumenta, ti accorgi di perdere velocità e, forse, staticità. Queste sono le vere perdite. Lui è il vero ladro. La coppia  non può possedere il tempo, perché nel momento stesso che cerca di afferrarlo scopre che la loro vita diventa un “soffio” e gli sfugge inesorabilmente tra le mani. Invece le coppie che vivono il tempo come dono e mistero, le coppie che si tengono per mano hanno la capacità di riempire questo tempo di eternità, anche se non riescono a comprenderlo appieno, ma hanno il compito di cercare, di avere fede, di sperare e proprio in questa ricerca permeata di speranza, la coppia scopre il senso della vita attraverso il vivere, e il tempo accolto come dono di Dio.

 

 
Paola Russo

Paola Russo

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